Negli anni il territorio di Castel Volturno è stato oggetto di una narrazione giornalistica che ha contribuito alla lotta al clan dei casalesi, ma oggi si è arrivati ad un racconto perverso di realtà criminali irreali, come la mafia nigeriana.
Caste Volturno si presta a storie macabre, frutto di aree completamente abbandonate (Destra Volturno e Pescopagano) e di oltre 90 etnie differenti che insistono sul territorio, ognuna con le proprie peculiarità e tradizioni. Negli ultimi anni si sta diffondendo la notizia di una struttura criminale organizzata che risponde alla mafia di Benin city (“mafia nigeriana“), una potenza economica dedita al narcotraffico internazionale e alla conversione dei suoi proventi all’interno dei mercati finanziari. Il nostro Ministero dell’Interno ha considerato la mafia nigeriana come una minaccia globale e di proporzione internazionale, che conta della presenza di affiliati nel nostro Paese.
MAFIA NIGERIANA A CASTEL VOLTURNO: NESSUNA EVIDENZA DI UN CENTRO NEVRALGICO
Sulla potenza e l’esistenza di questa organizzazione verticistica non ci sono dubbi, ma che questa abbia come base operativa Destra Volturno e Pescopagano è davvero difficile da concepire. Non si può credere a questo scenario, non solo perché se ne parla da anni senza alcun risvolto giudiziario di peso sul territorio, ma perché oltre presunti testimoni non vi sono dati certi. La stessa ultima relazione semestrale della Dia non ha parlato di mafia nigeriana a Castel Volturno, ma di “gruppi di migranti clandestini provenienti specialmente dall’Africa Occidentale che hanno fatto registrare un aumento di episodi violenti e una certa effervescenza criminale”.
Castel Volturno è di certo luogo di una fitta rete di spaccio, ma continuano a latitare le evidenze di una base operativa e nevralgica per una mafia potentissima ed internazionale. Se il risultato più grande, su un territorio che è la base operativa di una mafia internazionale, è l’arresto di quattro persone e un sequestro di sei chili di eroina e cocaina, con corrieri che portavano in Italia 500 grammi di sostanze, significa che siamo ben lontani dal comprendere le reali proporzioni dello spaccio. L’ultima operazione antidroga a Castel Volturno ha portato all’arresto di due donne italiane e al sequestro di 560kg di hashish, che ha di certo un valore per grammo minore e un peso maggiore della cocaina, ma è indicativo nel comprendere la mole del traffico di droga.
Un altro fatto emblematico di pochi mesi fa è l’arresto di 8 persone e il sequestro di 400gr di cocaina, oltre che altre sostanze, che ha sgominato una rete di fornitori che partiva da Secondigliano e da Scampia e che aveva come obiettivo la distribuzione sul litorale domitio. La realtà criminale odierna su Castel Volturno è quella di un territorio in cui la presenza intensa del clan dei casalesi nello spaccio di stupefacenti è diminuita, ma diverse aree stanno diventando oggetto di interesse per clan del napoletano.
L’indagine Restore Freedom resta uno dei pochi esempi sul territorio di un’azione investigativa, avvenuta 23 anni fa, che ha portato ad avere una conoscenza più profonda del fenomeno della tratta e del sistema sottostante la prostituzione. Un’azione importante, ma ormai datata e limitata alla tratta. Basta fare un giro sulla domitiana per capire che le dinamiche dello sfruttamento della prostituzione sono cambiate, con nuovi punti e territori di interesse. La località di Ischitella oggi è la più interessata a questo fenomeno ma, notano le principali Ong presenti 24/h nel comune, è diminuito drasticamente l’estensione della tratta che coinvolge le donne nigeriane sul territorio. Resta da comprendere come questa rete della mafia nigeriana, “con centro a Castel Volturno”, si sia sviluppata da oltre vent’anni ad oggi, di come interviene nel mercato della droga e qual è il vertice che coordinerebbe rilevanti attività sul litorale domitio.
DALL’FBI AGLI ORGANI: COSA SI FA PER UN CLICK O UNA COPIA
Partendo dal fatto che nessuna indagine ha mai confermato la presenza di una base operativa e nevralgica di una mafia internazionale a Castel Volturno, vediamo di cosa sono capaci questi importanti mafiosi. Ebbene sì, perché quelle villette abbandonate, oltre che braccianti, ospiterebbero degli studi medici all’avanguardia con attrezzature di prim’ordine nella conservazione e trapianto di organi per il mercato illecito. Castel Volturno, infatti, è stata titolata come “la capitale internazionale del traffico di organi” e che è stata oggetto di “un’indagine direttamente dall’Fbi”. La Federal Bureau of Investigation degli Stati Uniti d’America terrebbe sott’occhio Castel Volturno e un traffico delicatissimo che parte dalle villette di Destra Volturno e Bagnara (o magari da Pinetamare). Basta viverlo quotidianamento questo territorio, conoscerne la storia, andare in quelle zone e fare giornalismo di strada per comprendere tali fandonie (che non hanno mai portato a concrete condanne giudiziarie).
I racconti del terrore non finiscono qui perché Castel Volturno non è solo la base operativa della mafia nigeriana e la capitale internazionale del traffico di organi, ma è “un fortino dell’ISIS“. Ebbene sì, perché secondo questo fantomatico testimone a Castel Volturno “le armi dello Stato Islamico e di Boko Haram sono state assemblate e nascoste nei terreni castellani”. Anche qui solo una testimonianza, senza alcun riscontro definitivo in alcuna sede giudiziaria.
SE LA MAFIA È NERA
Ennesima premessa: la mafia nigeriana ha affiliati in Italia (soprattutto al Nord) ed è una reale problematica, ma questo articolo vuole mettere in dubbio il ruolo centrale di Castel Volturno in questa organizzazione criminale.
Detto ciò, resta da capire com’è possibile che grandi giornalisti e media abbiano riportato testimonianze di tale gravità senza fare adeguate indagini o approfondimenti. Com’è possibile scrivere che Castel Volturno è il centro internazionale del traffico di organi o che è un fortino dell’ISIS senza provare ad andare giornalisticamente oltre?
Nel 2019 parlammo proprio di questo con il responsabile dell’ambulatorio locale di Emergency Castel Volturno, che ribadì: «Il problema di molti giornalisti è che non sanno esattamente di cosa stanno parlando, soprattutto quando nominano la cosiddetta mafia nigeriana. Anche perché, hanno due fonti completamente inaffidabili, che dicono loro esattamente quello che vogliono sentirsi dire».
L’uomo nero che fa i ritti, che ha il mitra e che fa il mafioso a “casa nostra” ci suscita curiosità e indignazione. Per quanto vere siano determinate dinamiche, come riti vodoo e di affiliazione, resta lo sgomento per una trattazione giornalistica superficiale che getta fango (finto nei media ma reale nei fatti) su un comune che vive emergenze ataviche scaricate dalla Regione Campania e della Provincia di Caserta. La realtà è che la stragrande maggioranza degli immigrati che vivono sul territorio sono quotidianamento impiegati nel settore edilizio e nella filiera agricola, versando in una condizione di illegittimità che non gli fa avere diritti e che è consentita da un’inerzia politica a tutto tondo.
Lo spaccio di droga esiste e alcuni di questi invisibili si dedica a tali attività illecite, ma non è più accettabile una cronaca giornalistica che veda nel comune di Castel Volturno un centro di grande rilevanza per la mafia nigeriana.
Ogni giorno operiamo giornalisticamente sul territorio e quando arriverà la notizia della cupola sgominata esulteremo, scusandoci e ritirando questo articolo. Prima di allora invitiamo alla riflessione colleghi e lettori.