Il boom delle richieste per il bonus psicologo descrive una popolazione stanca e segnata dagli ultimi avvenimenti. Allo stesso modo ci spinge a pensare che per la collettività “andare da uno bravo” non è più un tabù.
La narrazione di cui abbiamo bisogno
Tutto chiede salvezza è la nuova serie Netflix, uscita qualche giorno fa e liberamente (quasi fedelmente tratta) dall’omonimo libro autobiografico di Daniele Mencarelli.
La serie, come il libro, narra della storia di Daniele, una ragazzo di poco più di vent’anni e della sua esperienza di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Attraverso il racconto dei suoi sette giorni di ricovero, attraverso le storie dei “matti” che co-abitano la sua stessa stanza, si squarcia un po’ il velo della diffidenza sulle malattie mentali.
Quando ho letto il libro, innamorata persa del suo titolo, avevo da poco iniziato il mio percorso di terapia: lo leggevo di notte, completamente divorata da quelle parole (si, erano loro a divorare me), eravamo nel pieno della seconda ondata pandemica e dopo diversi episodi di attacchi di panico mi ero decisa a chiedere aiuto.
La storia di Daniele mi è sembrata quasi la mia, dietro le sue nevrosi e le sue paure c’erano, anche se in minima parte, le mie, e dietro il suo chiedere continuamente salvezza c’era la mia consapevolezza che potevo farlo prima, potevo chiedere aiuto prima.
Il libro è bellissimo, la serie lo è allo stesso modo, in quei momenti in cui riesce ad essere perfettamente fedele e anche in quelli in cui lo è molto meno. Il loro punto di forza sta proprio nella narrazione, senza fronzoli, senza mezze misure, quasi a voler fare paura per quanto, addentrandoci nella storia, ci immedesimiamo sempre di più in Daniele, Gianluca, Giorgio, Mario, Alessandro e Madonnina.
“Possibile che nessuno s’accorge che semo come ‘na piuma? Basta ‘no sputo de vento pe’ portacce via“
Daniele Mencarelli.
Il boom del Bonus Psicologo
Il 25 luglio sul sito dell’INPS si è dato il via alle richieste per il Bonus Psicologo (scadranno il 24 ottobre), qualche giorno dopo erano già 100mile le domande presentate. I maggiori richiedenti? Gli under 35.
Ma che brutte parole sono “boom” e “bonus” per raccontare tutto questo? Si potrebbero, si dovrebbero trovare parole più gentili, intime, parole che descrivono questa necessità di chiedere aiuto, parole che tracciano i confini di una realtà che ci vede affranti, sconfitti e completamente arresi.
Affidarsi ad uno specialista costa, è una spesa che non tutte le famiglie e soprattutto non tutti i giovani possono affrontare (i costi di una seduta da uno psicologo oscillano tra i 40€ e gli 80€ con forti dislivelli tra nord e sud). Il Bonus Psicologo, come un più moderno Lucio Fontana, ha squarciato la tela della paura, della difficoltà, facendo entrare luce per chi non ha mai potuto permettersi un vero percorso di analisi, o per chi aspettava solo un “incentivo” per convincersi di aver bisogno di aiuto.
Paese che vivi, problemi che trovi
Viste le enormi richieste ecco gli enormi problemi. Ebbene si, non tutti avranno diritto al bonus e ci sono già i primi problemi di erogazione. Questo cosa significa? Significa che non eravamo pronti.
Non eravamo pronti a tutta questa necessità, perché spesso non ci rendiamo conto di quanto quello che viviamo e subiamo ci possa toccare profondamente creando delle crepe che abbiamo bisogno di curare.
Ho pensato che magari qualcuno ha richiesto il bonus anche solo per curiosità. Ma poi mi sono detta: e se anche fosse? Chi sono io per giudicare. La curiosità nasce comunque da un’esigenza, l’esigenza di sapere se si è sani. Se abbiamo problemi al cuore corriamo da un cardiologo perché di infarto si muore. Ma si muore anche di paura, nel vero senso della parola (dati alla mano vediamo aumentare giorno dopo giorno il numero di suicidi giovanili).
Nessuno si salva da solo, ma ognuno si salva solo se vuole
E allora basta, basta pensare che la salute mentale sia un tabù. In un paese in cui l’espressione “fatti vedere da uno bravo” è ancora usata come un’offesa e soprattutto percepita come un’offesa, bisogna abbattere questi stereotipi.
Ci si salva solo se lo si vuole e se per salvarci, se per riuscire a stare al mondo, abbiamo bisogno di una spinta, di un “bonus” allora va bene. Se per salvarci, se per accettare tutto quello che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di aiuto allora chiediamolo e pretendiamo che ci venga concesso.