La polivalenza artistica di Dalì è tra le più note al mondo per surrealismo e puro estetismo. Il maestro spagnolo possedeva ingegno da vendere e non ha posto mai limiti alla brama creativa: impegnato in qualsiasi sfera artistica come la pittura arrivando alla scultura, ha approfondito fotografia e scenografia.
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È stato scrittore ma anche designer, ha approcciato alla moda e alla creazione artigianale. Interfacciarsi nella variopinta carriera daliliana è attualmente possibile per scrutare dal vivo un focus preciso, per conoscere più a fondo il suo artefice.Il Museo Mineralogico Campano con sede nel Complesso Monumentale della Santissima Trinità e Paradiso di Vico Equense ospita la rassegna “Luce. I tesori del Maestro”. L’utilizzo della parola luce all’intitolazione dell’exhibition trova una concisa spiegazione nella luminosità dell’oro che Dalì amava, la considerava espressione dell’anima e della purezza.L’excursus nella mente surrealista si svolge tramite i pezzi esposti, ben 70 opere in mostra. Tra queste sculture in oro e diamanti, in argento e i Dalì d’Or, ossia oggetti d’uso comune realizzati in oro. Si potrà ammirare l’insolita verne riposta negli oggetti artigianali in oro, gioielli complessi risalenti a un periodo storico preciso.Tra il 1941 ed il 1970 Dalì si dedicò, infatti, alla realizzazione di 39 gioielli, alcuni dei quali presentano delle parti mobili come Il cuore reale che simula a tutti gli effetti il battito di un cuore vero. L’esposizione, a cura di Beniamino Levi e con la direzione artistica di Roberto Pantè, scopre un aspetto insolito dell’artista, lascia trapelare il Dalì affascinato dall’eccessività, dalla passione per il lusso e da ciò che è dorato.Tutto lo sfarzo riposto negli oggetti creati ha però funzione solo se c’è chi può ammirarli, è così che la pensava lo stesso artista ed oggi è il motivo dietro cui nasce la rassegna. Nella mostra dialogano arte contemporanea e glamour, si celebra il momento migliore dell’arte internazionale e della moda tramite un viaggio nell’universo di Dalì.Sfacciata è poi la sovversione dei canoni nella dedizione al classicismo, non è un caso che fosse diventato amico di Elsa Schiaparelli con cui spesso ha collaborato. Di fatti, oggi, molte delle creazioni stilistiche del marchio di moda fanno riferimento al frutto del rapporto lavorativo e interpersonale tra l’artista e la stilista italiana.Fin dalla loro prima collaborazione si è manifestato uno scambio costante e reciproco, rimane difficile confermare chi dei due, alla fine, abbia maggiormente influenzato l’altro. Proprio in tal contesto, in cui rientra a tutti gli effetti un file rouge con la moda, la mostra Luce avanza una proposta correlata introducendo un ulteriore collezione legata al visionario Dalì.Intitolata “Dalì à la Mode” racchiude creazioni di noti stilisti come Trussardi, Catherine Walker, Salvatore Ferragamo, Enrico Coveri ed altri. In comune hanno l’ispirazione con richiamo al genio daliliano ma sono anche una ricostruzione effettuata negli ultimi quarant’anni dal curatore Beniamino Levi.Un plus necessario a chiudere il cerchio: l’arte, la scultura, il gioiello e la moda appartengono senza distinzione alcuna all’inventiva del saper fare. Il genio spagnolo non si è mai sottratto a nessuno di questi ambiti né si è mai posto quesiti sulle differenze esistenti ma anzi, ne ha tratto la sua virtù espressiva.Non ha tralasciato l’uso del simbolismo come quello del tempo relativo espresso negli “orologi molli” o gli elefanti che per l’artista rappresentavano la distorsione nello spazio. L’exhibition ha l’intento di mostrare a tutto e per tutto l’attività creativa di Dalì senza trascurare la versatilità che l’ha contraddistinto.Dalla gioielleria alla moda e con molto altro “Luce. I tesori del maestro” analizza le infinite forme attraverso cui il genio catalano ha provato ad esprimere il senso del bello. La dirompente creatività in pezzi d’oro e pietre verrà svelata lungo il percorso espositivo e darà modo d’ammirare la preziosa bellezza che Dalì ha voluto regalare al mondo.