“Tu non sei razzista, sei uno stronzo!”
La vita scorre tra le strade e a volte prende il treno. Su un treno trovi tutto. A volte è talmente pieno che devi scendere alla prima fermata. Altre è così vuoto che non lo vorresti abbandonare mai. Vorresti andare fino in fondo e capire se è vero che esiste un capolinea, un posto dove si arriva e non si va da nessun’altra parte. Perché quello da cui si riparte non è un capolinea. E quando viaggi sul treno potresti pensare anche a Guccini per comprendere se è uno che ha cambiato idea o è sola una questione di licenze poetiche perché se da una parte scrive “sembrava il treno anch’esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti … e la locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano” (La locomotiva) dall’altra conclude “Il treno, ah, un treno è sempre così banale se non è un treno della prateria o non è un tuo “Orient Express” speciale, locomotiva di fantasia….” (Argentina)
No. Il treno non è mai banale. È un “luogo in cammino su rotaie” dove non esiste l’improvvisazione, le cose avvengono per quelle che sono. Il popolo entra in carrozza e lo riempie di odori, preoccupazioni e discussioni, le parole escono e si azzeccano ai vestiti, si ingrovigliano e poi puff cadono per terra o si stampano in faccia a quello che lo sente. Il popolo entra a fermate diverse, lo aspetta in stazioni diverse, in montagna o in citta o in una collina, il popolo aspetta il treno e sale in carrozza anche se non è l’Orient Express.
“Eeehh, non spingete! Datemi tempo, non vedete che la borsa si incastrata al passamano”
“Signora, fate presto, le porte si chiudono ed il capotreno già ha fischiato tre volte”
Si parte o non si parte? Il treno parte sempre.
Maria Rosaria è popolo, ma anche Vincenzo lo è. Una parola di Vincenzo non è caduta.
A Vincenzo hanno detto che la disoccupazione, le strade rotte, il caldo ed il freddo è colpa degli extracomunitari e quando ne vede un paio gliene chiede conto. Non ha paura, è in Italia – sta a casa sua – è giovane, alto, muscoloso, Vincenzo è gallo da combattimento, sventola la cresta agli altri, agita le ali, saltella su se stesso e chicchirichìììì “stu piezz’e m…” riferendosi al pakistano che stava seduto.
Ma nel treno le cose avvengono senza improvvisazione e quelle parole non cadono per terra, boriscono in aria e mentre stanno per posarsi sulle teste degli altri passeggeri seduti vengono acchiappate e abbattute da un “…. e invece sei tu che sei scemo ….”
“Io sono scemo?!?” lesto si gira ed è disarmato dalle forme di Maria Rosaria – una minuta signora di mezza età, una sartina della provincia che lavora in città – insomma un pulcino non mette penziero ad un gallo da combattimento …. chicchirichìììì
“Scemo, razzista e aggressivo” il pulcino – pio pio pio – conferma e rilancia.
Chicchirichìììì… chicchirichìììì saltelli, apertura e chiusura delle ali, girotondi su stesso per marcare il territorio “Questo è il mio paese, loro devono andare a casa loro”
Maria Rosaria, senza improvvisazione perché è donna di popolo proprio come Vincenzo, “Io non voglio vivere nel tuo paese, voglio stare in un paese in cui ci stanno anche loro….” – e qui il colpo definitivo che è frutto di un ripensamento – “Tu non sei razzista, tu si Strunz!”
Maria Rosaria è figlia di Edoardo, è figlia di Peppe Marotta. Maria Rosaria è popolo nell’uso della vita e nel concetto di penziero, Maria Rosaria sale e scende dal treno, conosce le fermate e le stazioni, e Vincenzo è forse suo figlio, e a questo figlio hanno detto cose sbagliate.
E lei “in automatico” lo affronta, non può rinviare, quelle parole che diceva Vincenzo a quel pachistano gli si sono stampate in faccia ed una mamma vera, un popolo autentico, non si volta dall’altra parte, anche stando seduto dice la verità “Tu non sei razzista, tu si strunz!”
Maria Rosaria come Don Ersilio Miccio – il personaggio inventato da Peppe Marotta ed interpretato da Eduardo ne “L’oro di Napoli” – ricorre alla verità dell’ironia. Il nobile prepotente che passava più volte al giorno nel vicolo con la sua auto costringendo gli abitanti a togliere le bancarelle e a chiudere le porte ad ogni passaggio fu sconfitto da un pernacchio somministrato come una medicina (“Questo glielo fate due volte al giorno”)
Il populismo è pancia ed i populisti parlano alla pancia, ma il popolo ha anche un cuore e a volte batte con ironia su un treno mai banale per parole che non possono cadere per terra.
Chicchirichìììì … pio pio pio.