“Il giardino dei ciliegi”: desideri e tormenti al Teatro Bellini
In scena al Teatro Bellini di Napoli, dal 24 al 29 maggio 2022, lo spettacolo “Il giardino dei ciliegi” di Anton Pavolovič Čechov, per la regia di Alessandro Serra e con Arianna Aloi (Duniaša), Andrea Bartolomeo (Jaša), Massimiliano Donato (Epichodov), Chiara Michelini (Carlotta), Felice Montervino (Trofimov), Paolo Musio (Gaiev), Massimiliano Poli (Simeonov-Piščik), Miriam Russo (Varja), Paola Senatore (Anja), Marco Sgrosso (Lopachin), Valentina Sperlì (Ljubov’) e Bruno Stori (Firs).
Dopo il pluripremiato “Macbettu“, Alessandro Serra si cimenta in quello che lui stesso definisce “la più grande partitura sinfonica per anime mai scritta”. Il “Giardino dei ciliegi” è l’ultima opera di Anton Čechov risalente al 1904; infatti l’autore morirà sei mesi dopo la stesura. Per questo motivo, seppur impostata come una commedia da Čechov, Stanislavski la diresse come una tragedia.
L’opera si apre con una famiglia russa che prova, con vani tentativi, a salvare la propria proprietà all’asta. A far da cornice alla proprietà, un meraviglioso giardino di ciliegi, appezzamento di terreno invidiato da tutto il mondo. La decadenza dell’aristocrazia russa che cela la metafora del tramonto di un’epoca. Un tramonto con sfumature leggere e poi forti colori accesi, con la vita che scorre e pian piano se ne va. Nell’insieme rappresentato da un’architettura scenica da mozzare il fiato, che si trasforma e si plasma, accompagnando i sentimenti dei 12 attori in scena.
Dodici attori in scena che danno vita ad una danza armonica che li fa passare da alcuni momenti di farsa, alla pura tragedia. Seppur con un’identità ormai perduta, seppur costretti a dipartire, risultano uniti nell’ultimo importante passo verso il futuro.
Importante il lavoro scenografico che presenta degli strumenti eccezionalmente singolari e che riesce a far sì che, attraverso la scena, si possa scoprire anche l’intimità di un personaggio. Nonostante la struttura minimalistica, è la scena a far da padrona e gli attori si muovono egregiamente all’interno.
Uno spettacolo che riporta degnamente una delle più grandi opere del Novecento russo e che, sicuramente, lascerà un segno misto tra lo spietato ed il poetico.