Avere un cane può cambiarti la vita, ma solo se lo vuoi davvero. Spesso sentiamo storie di cani abbandonati, soprattutto con l’arrivo della stagione estiva, quando avere un amico a quattro zampe sembra essere troppo rispetto ad un villaggio turistico all-inclusive. E anche se le strutture pet-friendly aumentano, gli abbandoni in strada e in canile non sembrano diminuire. Vicini al nostro territorio, a dare un forte impatto rispetto a questo tema, ci sono gli amici di Foof, una struttura nata a Mondragone circa dieci anni fa come canile, ma che nel tempo è diventata l’unico Museo del Cane d’Europa. Per conoscere meglio questa realtà, abbiamo parlato con Michele Falco, socio fondatore di Foof.
«Foof nasce come centro di accoglienza per soli cani presi dalla strada, ma questo prima di decidere di reinventarci: era troppo riduttivo avere solo i cani abbandonati e questo portava a poca affluenza sulle adozioni. Per questo motivo ci siamo inventati il Museo del Cane, una cosa molto bella e particolare. È un’avventura bellissima che ci ha portato nel tempo tantissime soddisfazioni. Qui a Mondragone il Museo ha avuto molto successo tra cittadini e visitatori. Abbiamo dato molta più visibilità ai nostri amici a quattro zampe».
La struttura è stata ovviamente ampliata dalla prima apertura ad oggi, arrivando alla creazione di un parco con aree recintate per la socializzazione dei cani, zone picnic e giostre per i bambini: «Abbiamo organizzato passeggiate a sei zampe, dove ogni persona poteva prendere un cane dalla struttura per portarlo a passeggio. Molte famiglie non hanno la possibilità di avere un cane e necessitano questo tipo di socializzazione. Da questa cosa abbiamo poi continuato con l’ingrandimento della struttura, avviato gare canine anche con i meticci. Il territorio ha sempre risposto bene, abbiamo collaborato anche col comune. Il randagismo su Mondragone è calato tantissimo, anche se ormai non siamo più in prima linea per la raccolta di cani di strada».
Al Foof è possibile ovviamente adottare dei cani, ogni meticcio è disponibile, una volta accertato che la famiglia sia giusta. In struttura c’è quindi un veterinario e un comportamentalista, che offre anche delle consulenze esterne. Si sa, il cane non è un peluche e quindi non può essere trattato come tale: «Noi cerchiamo di stare attenti a non creare la possibilità di far riportare l’animale in canile. All’inizio c’è l’euforia di prendere un animale domestico, e solo dopo ci si rende conto delle difficoltà. Noi dobbiamo evitare quel passaggio e lo facciamo cercando di capirne le compatibilità».
Infine, il Museo offre anche incontri didattici con le scuole, accogliendo i bambini di diverse età per spiegargli come comportarsi con i cani: «Cerchiamo di educarli ad avere un corretto rapporto con gli amici a quattro zampe, partendo da spiegazioni più tecniche (come la questione microchip) e arrivando all’approccio fisico, spiegando che non bisogna essere troppo impulsivi».
Ma non solo amore per i cani, ma anche per l’ambiente, partendo dagli impianti fotovoltaici presenti su tutta la struttura arrivando poi alla riforestazione: «Nel nostro parco abbiamo creato la scritta più grande d’Europa, cioè “Foof”, fatta con circa 600 alberi piantati tutti da noi. Il nostro parco è aperto tutto l’anno e questo è sicuramente il periodo migliore per venire qui, l’affluenza è tanta e siamo molto soddisfatti!»