In questi giorni è tornato nelle piazze il tema della violazione dei diritti umani. Questa volta ci spostiamo nelle strade della Nigeria, dove da inizio ottobre i cittadini si sono riuniti per marciare contro la Squadra speciale antirapina (SARS), un corpo di polizia speciale accusato di violenze, abusi ed estorsioni ai danni dei cittadini.
I social hanno mostrato il lato più forte di questa protesta che, nel giro di pochi giorni, è diventata virale. Alcuni video, infatti, mostrano gli agenti della polizia nigeriana utilizzare idranti, manganelli e proiettili per disperdere le persone, causando diverse vittime.
La protesta è iniziata dopo che il 3 ottobre vennero diffusi online dei video che mostravano un giovane ucciso da un colpo di pistola sparato proprio da un agente della SARS, nel sud della Nigeria. Sui social sono iniziate sin da subito le prime avvisaglie di protesta, alle quali sono poi susseguite numerose marce e manifestazioni in tutte le strade della Nigeria.
La polizia ha cercato di sedare le manifestazioni con gas lacrimogeni, getti d’acqua e armi da fuoco. Secondo Amnesty International sono morte almeno dieci persone e centinaia sono state ferite negli scontri con la polizia.
I social, inoltre, hanno denunciato diverse situazioni in cui ai protestanti arrestati non è stato concesso rivolgersi ad un avvocato. Sono dovuti intervenire, per chiedere il loro rilascio, i governatori degli stati e il presidente del Senato.
La brutalità della polizia in Nigeria
In Nigeria i problemi derivanti dalla criminalità legata soprattutto alla mafia locale, sono da anni una presenza costante nei territori dello stato africano. Per tale motivo nel 1992 il governo nigeriano decise di istituire un corpo speciale di polizia, ovvero la Squadra speciale antirapina (SARS), con l’intento di combattere dall’interno le piccole cellule criminali organizzate su tutto il territorio.
L’idea di una struttura organizzata, in grado di condurre anche operazioni investigative, è mutata in qualcos’altro. Con il passare degli anni l’unità speciale della SARS venne accusata dai media e da alcune organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, di essersi resa protagonista di azioni di estorsione e abusi nei confronti dei cittadini.
Secondo il rapporto di Amnesty, infatti, sono 82 i casi di tortura certificati mentre in circa quindici casi i poliziotti avrebbero sequestrato arbitrariamente dei beni. Le vittime, perlopiù di sesso maschile, provengono tutte da ambienti a basso reddito e profondamente vulnerabili.
È saltato agli onori della cronaca l’episodio di un ragazzo tenuto in stato di prigionia per più di un mese, torturato con l’accusa di aver rubato un pc.
Già nel 2017 i cittadini nigeriani scesero in piazza per manifestare contro i soprusi messi in atto dagli agenti della SARS, chiedendo ed ottenendo una legge sulla tortura e la creazione di una commissione giudiziaria che indagasse sull’operato dell’unità speciale.
Il risultato delle proteste
Nella giornata dell’11 ottobre il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari e il capo della polizia nigeriana, Mohammed Abubakar Adamu, hanno proclamato lo scioglimento della SARS.
Il governo nigeriano ha annunciato che sarà istituita una squadra di investigatori, coinvolgendo anche organizzazioni che si occupano di diritti umani, per verificare le accuse di abusi. Alcuni agenti che facevano parte della SARS sono stati ricollocati, però, in altre forze di polizia e la SARS stessa sarà sostituita con una nuova unità speciale. Per tale motivo, le manifestazioni continuano e sono arrivate ad ottenere la solidarietà e l’aiuto di molti volti noti in tutto il mondo.
È il caso dei calciatori Osimhen e Simy che, durante i festeggiamenti per le rispettive reti, hanno mostrato alla telecamera una maglietta con su scritto “End Police brutality in Nigeria”. L’attore britannico di origini nigeriane John Boyega, interprete di Star Wars, ha permesso di raccogliere fondi anche dall’estero.
Ciò che chiedono i cittadini è giustizia nei confronti di chi, per anni, ha operato indisturbato al di fuori della legge. Anni di abusi e di estorsioni hanno inciso in modo profondo nel tessuto sociale nigeriano, tanto da scatenare una vera e propria rivolta. La scelta del governo di reinserire i vertici della SARS in una nuova unità speciale non ha per nulla trovato il favore dei manifestanti.
La rivoluzione interna di cui ha bisogno l’organizzazione della polizia nigeriana non è ancora terminata ed è, forse, ancora lontana dal realizzarsi.
di Antonio Bucciero