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Ceramica e porcellana made in Naples

Redazione Informare 05/05/2021
Updated 2021/05/05 at 5:00 PM
5 Minuti per la lettura
Una visita alla Real Fabbrica di Capodimonte e alla Scuola della Porcellana

Il Parco di Capodimonte ospita la Real Fabbrica di Capodimonte e l’Istituto di Istruzione Superiore ad Indirizzo Raro “Giovanni Caselli”, istituito nel 1961 con lo scopo di continuare l’antica tradizione artigianale, ma anche di ideare e sperimentare delle innovazioni.

La scelta di ubicare l’istituto nell’antico edificio che fu sede della prima Real Fabbrica della Porcellana, fondata dal sovrano Carlo di Borbone nel 1743, rappresenta simbolicamente l’intenzione di tracciare una linea di continuità con la storia. L’Istituto detiene il marchio di fabbrica, unica realtà produttiva a fregiarsi del giglio borbonico per le opere realizzate.

Nell’Istituto ha sede il MUDI – Museo Didattico della porcellana di Capodimonte, nel quale sono in esposizione e vendita i manufatti storici e musealizzati, le nuove linee produttive firmate da rinomati artisti e designer, l’archivio degli stampi della Real Fabbrica di Capodimonte, gli antichi forni del ‘700 e i macchinari dell’antica produzione, laboratori didattici per adulti e per bambini.

Le attività, oltre che fonte d’autofinanziamento, hanno valore promozionale e una valenza didattica, perché permette agli allievi di conoscere tutte le fasi di lavorazione necessarie alla produzione d’oggetti finiti. Il Museo didattico del Caselli possiede anche una biblioteca che raccoglie tutte le ricerche scientifiche e storiche sulla porcellana di Capodimonte dal ‘700 ad oggi.

La scuola non solo è l’unico centro in Italia istituzionalmente preposto alla preparazione di personale qualificato e di tecnici specializzati nel settore della ceramica e della porcellana, ha una missione specifica: promuovere, studiare e tutelare la tradizione ceramica del territorio rilanciando, in particolare, la produzione della porcellana. L’impegno si completa con il Forno Civico, iniziativa originale e di notevole richiamo, già aperto al pubblico e messo a disposizione di realtà imprenditoriali e artigiane che vogliano avvalersi di questo servizio per le rispettive produzioni.

Valter Luca De Bartolomeis dirige l’Istituto Caselli, la Real Fabbrica di Capodimonte e il MUDI, di cui è anche fondatore; egli ha illustrato a Informare le peculiarità di questo mix.

«L’impostazione è proprio quella di una scuola che ha un modello fondamentalmente già noto, quello della Bauhaus, con l’opificio, la produzione, le arti maggiori e le arti minori che dialogano, il design, l’architettura, le arti, le arti applicate. Un laboratorio di sperimentazione creativa dove il learning by doing, l’imparare anche facendo, diventa strumento di metodologia che consente una crescita molto forte, non soltanto della nostra istituzione, ma anche dei nostri giovani artieri, chiamati da me così perché acquisiscono consapevolezza dell’importanza della tradizione che loro stanno prendendo in carico e verificano facendo, quindi non solo un approccio teorico, concettuale, ma anche la possibilità di trasformare la concettualizzazione in qualcosa che pian piano viene a configurarsi in qualcosa di reale. L’artigianato dà la possibilità di trasformare la realtà, con le proprie mani, con il proprio pensiero, di mettere in collegamento la mente, il cuore e le mani. Quello che è accaduto, per esempio, con Calatrava, con il quale non solo abbiamo costruito un nuovo ed importante momento storico della scuola e della fabbrica ma anche dell’arte in generale, è una rarità in Italia, un innesto contemporaneo che va a dialogare con la storia. Ogni volta che noi dialoghiamo con questi personaggi di livello internazionale abbiamo costantemente conferme dell’unicità e della rarità del nostro territorio, che io definisco sempre come un “laboratorio creativo permanente”. Proprio perché lo scambio è continuo tra le diverse forme di arte ed i risultati sono soddisfacenti, stiamo abbattendo quei confini concettuali ed ideologici che storicamente sono stati frapposti tra i divari ambiti, tra la scultura e la manifattura, tra l’architettura e il design o l’arte contemporanea».

di Fabio di Nunno

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE N°217

MAGGIO 2021

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