Nella giornata di ieri sono state sequestrate nel porto saudita di Gedda, dalle autorità siriane, tredici milioni di anfetamine nascoste nei carichi di frutta. Nello specifico le pillole ritrovate sono di Captagon, molto consumate in Medio Oriente e sul Golfo, in particolare in Arabia Saudita.
La Siria è ormai un paese lacerato da decenni di guerra, il terremoto di quest’anno non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Sprofondando sempre di più in un vortice di rovina e di crollo economico, la Siria lasciata sola a se stessa ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo narco-Stato.
La droga dei combattenti
Captagon, conosciuta anche come la droga dei combattenti, è ora la più grande esportazione della Siria. Stupefacenti utilizzati da militari e combattenti, come i terroristi islamici, per gli effetti disinibitori e per il senso di invincibilità che dona. Incoraggiando i militari a combattere senza preoccuparsi della loro vita o della loro morte. Un’anfetamina derivata dal trattamento, una volta legale, per la narcolessia e il disturbo d’attenzione è diventata per l’Europa un grande problema. Due giorni fa l’UE ha sanzionato 25 tra individui ed entità vicini al potere siriano perché accusati di gestire la produzione e il traffico delle anfetamine. Le autorità saudite affermano di aver arrestato quattro persone coinvolte nell’invio del carico di anfetamine sequestrate nel porto di Gedda: due egiziani, un siriano e uno yemenita.
Le reti del commercio
Secondo alcune fonti il fratello del presidente siriano Bashar Al-Assad, Maher, capo dell’unità della quarta Divisione d’élite siriana, muoverebbe le reti di questo commercio.
«Maher al-Assad è uno dei principali beneficiari del commercio di captagoni», ha detto Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito. «Il denaro della droga è diventato una fonte principale per pagare gli stipendi di un gruppo armato affiliato alla quarta Divisione», ha aggiunto.
Alcuni laboratori di Captagon ottengono «la materia prima direttamente dalla quarta Divisione, a volte in borse militari», ha detto un monitor siriano, con un trafficante che ha detto all’agenzia France24 che ha persino fornito gruppi ribelli contrari al regime.
In un approfondito dossier sul narcotraffico in Siria, redatto dal Center for Operational Analysis and Research si legge:
«Mentre l’impatto individuale del Captagon o dell’uso di hashish deve essere tenuto nella giusta prospettiva, la crescente pervasività del consumo di droga in Siria riflette spaccature preoccupanti a livello sociale più ampio. In particolare, i maschi in età militare si sono abituati agli stimolanti, incluso Captagon, durante l’ultimo decennio di intensi combattimenti. I narcotici sintetizzati a buon mercato sono ora tra i pochi palliativi disponibili per i siriani che affrontano una povertà opprimente e multidimensionale mentre lo stato crolla intorno a loro. »
L’arrivo in Europa della Captagon
I rivenditori di questa nuova droga pensano che questo sia solo l’inizio. La Siria è diventata l’epicentro globale della produzione di Captagon quasi per scelta consapevole: con l’economia paralizzata dalla guerra e le sue sanzioni Damasco aveva poche opzioni. Dai funzionari del regime siriano e dagli uomini d’affari milionari in cima alla catena fino agli abitanti del villaggio e ai rifugiati impiegati per cucinare e nascondere le droghe, i dollari di Captagon si diffondono in lungo e in largo.
Gli effetti del conflitto siriano sull’Europa iniziano a farsi sentire. Non sono limitati alla sola immigrazione della popolazione araba, agli attacchi terroristici che avvengono con molta frequenza negli ultimi anni ma, in maniera significativa, si stanno formando nuove vie per il commercio di questa nuova droga. Certamente l’utilizzo di questa nuova droga non è la causa degli attacchi terroristici, ma è un nuovo capitolo dell’uso improprio di queste sostanze psicoattive, definito con il termine di farmacoterrorismo. L’andamento sembra purtroppo essere in aumento, un impulso molto importante nasce dalle piattaforme e-commerce, strettamente legate ad organizzazioni criminali come l’Isis.