La Brexit è cosa ormai fatta. Le difficoltà che il resto degli europei subiranno sono sulla bocca di tutti, a preoccupare sono in particolare le questioni import-export e passaporto.
Per fortuna la prima problematica non è pervenuta dal momento in cui quella spada di Damocle che pendeva su Bruxelles, e che si chiamava “No Deal”, non esiste più.
Unione Europea e Regno Unito hanno raggiunto accordi economici che garantiscono la salvaguardia di importazioni ed esportazioni.
I viaggi rimangono però un serio scoglio. Fino al primo ottobre 2021 sarà ancora possibile entrare nel Regno Unito muniti di carta di identità valida per l’espatrio, ma in seguito sarà necessario essere in possesso del passaporto.
Ciò che si chiedono meno frequentemente gli europei, e in questo caso gli italiani, è che destino avranno i loro connazionali che vivono in Inghilterra. A questa domanda hanno risposto: Melanie, giovane imprenditrice; e Laura, una studentessa prossima all’università.
Melanie: Che attività svolgi nel regno Unito e come mai hai deciso di trasferirti lì?
«Faccio la tatuatrice e mi sono spostata in Inghilterra nel 2019 per aprire il mio studio. Ritrovo i motivi del mio trasferimento, innanzitutto, nel poco rispetto che l’Italia garantisce ad un mestiere del genere, che ancora oggi viene additato da molti come hobby e visto di cattivo occhio. Altra ragione sta nel fatto che a Roma i tattoo studio sono tantissimi ed emergere in questo ambiente è davvero complicato».
Che modifiche ha apportato alla tua vita la Brexit?
«La Brexit rappresenta un grosso problema. Con la mia attività volevo aprire una rete di guest, i tatuatori si spostano in giro per il mondo e cercano perennemente appoggi in altri studi e collaborazioni. Creare questa struttura di comunicazione professionale ora è molto più complicato dal momento che vengono richiesti visti e permessi che prima non servivano. Poi, essendo originaria del sud, quando i miei parenti mi verranno a trovare non potranno più portarmi la mozzarella di bufala (dice sorridendo)».
Trovi differenze nette tra l’economia italiana e quella inglese?
«La vita sicuramente qui è più cara, è vero anche però che qui si guadagna di più. Ho avuto un’esperienza lavorativa di un anno come beauty specialist, paragonabile a quello che in Italia le commesse fanno nei negozi di cosmetica. Guadagnavo circa 1500£ netti al mese.
Nel contesto makeup in Italia ho lavorato soprattutto nell’ambito del cinema indipendente e, in quei casi, più che di stipendio si parlava di rimborso spese. I negozi di cosmetici italiani, poi, più che una makeup artist, erano alla costante ricerca di brave venditrici.
L’esperienza di tatuatrice, invece, è stata sviluppata prevalentemente qui nel Regno Unito, in Italia è avvenuta solo la mia istruzione al riguardo dal momento che reputo la scuola di tattoo italiana migliore di quella inglese».
Laura: Che cosa vuol dire Brexit per uno studente o una studentessa italiani che studiano nel Regno Unito?
«L’anno prossimo andrò all’università. Prima della Brexit il costo dell’istruzione universitaria era di circa 9000£ l’anno per gli studenti inglesi e per quelli europei. Dopo, il costo per gli europei è lievitato a circa 22000£ visto che vengono considerati come studenti internazionali. Oltretutto, prima della Brexit, il Regno Unito garantiva un sussidio universitario per europei e inglesi chiamato “Student Finance”, che permetteva di sostenere sia le spese universitarie che quelle per l’accomodance, ovvero l’alloggio. Dopo la separazione dall’EU questo non è più stato possibile.
Per fortuna, però, gli studenti che godono di residenza inglese dai 3 ai 5 anni possono fare richiesta di questo sussidio. Io rientro in questa categoria, ciononostante lo Student Finance che mi spetta prevede solo le spese universitarie, l’accomodance non è previsto. Un aspetto positivo, però, risiede nella possibilità che qualsiasi studente (inglese, europeo, internazionale) richieda la rateizzazione delle spese universitarie con un tasso di interesse veramente molto basso».
di Giuseppe Spada
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE NUMERO 214
FEBBRAIO 2021