Emergenza climatica: quanto siamo preoccupati?

Non chiamatelo maltempo: siamo in piena crisi climatica e soffriremo ancora la siccità

Angelo Velardi 21/05/2023
Updated 2023/05/21 at 4:42 PM
5 Minuti per la lettura

Il maltempo di un maggio che sa di novembre sembra essere l’estremo segnale di una crisi climatica ormai evidente anche ai più scettici. Non basta più affermare con leggerezza che “non esistono più le mezze stagioni” di fronte ad un quadro che ad ogni incongruenza, ad ogni cambiamento di temperatura, ad ogni evento atmosferico, sembra confermare che sono le stagioni a non esistere più, ma soprattutto che il mondo soffre sotto i colpi di un’umanità che ha fatto di tutto per danneggiarlo.

Dalla siccità all’alluvione

La copiosa pioggia che si è abbattuta sulla Penisola nelle ultime settimane ha causato disastri in Emilia Romagna, tra alluvioni ed esondazioni, portandosi dietro 14 morti e migliaia di evacuati. Una quantità d’acqua abnorme che sembra essere la risposta naturale al periodo di siccità precedente, ma che non riesce a contrastare tale fenomeno, senza un’adeguata rete di raccolta idrica.

Il Governo negli scorsi mesi ha approvato il cosiddetto “Decreto-Siccità”, volto a contrastare il fenomeno siccità istituendo un Comitato di controllo della situazione idrica su territorio nazionale, una cabina di regia e un commissario straordinario che possano prevenire eventuali emergenze.

“Ciò che sta meteorologicamente accadendo sul Paese è l’evidente dimostrazione di quanto ripetutamente previsto e cioè di come, su ampie zone del Nord, ad un lungo periodo di siccità stiano seguendo abbondanti piogge, il cui apporto non è però tesaurizzabile per la mancanza di adeguate infrastrutture di stoccaggio”. A lanciare l’allarme è Francesco Vicenzi, presidente dell’ANBI – Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue.

“È una potenziale ricchezza d’acqua che rischiamo di rimpiangere da qui a qualche settimana con l’arrivo del grande caldo. Per questo è necessario programmare un futuro idrico che, avviando concretamente un piano di invasi medio-piccoli, multifunzionali ed ecocompatibili, eviti il ripetersi delle litanie degli stati d’emergenza. I progetti ci sono!”

I cambiamenti repentini dovuti alla crisi climatica

La violenza degli eventi meteo di questa settimana potrebbero avere addirittura conseguenze più gravi. Questo è quanto evidenzia il report settimanale dell’Osservatorio ANBI. Molti dei corsi d’acqua esondati in questi giorni, segnalavano insufficienza idrica fino a qualche settimana fa, con un deficit pluviometrico che in Emilia Romagna aveva toccato addirittura il 66,2%! Il cambiamento repentino dei livelli ha sprigionato una potenza distruttiva che ha evidenziato l’inadeguatezza dell’attuale rete idraulica e che costringe a riflettere sui criteri di manutenzione.

Insomma, maltempo e siccità, due facce della stessa medaglia, di un ecosistema in evidente difficoltà che momentaneamente è protagonista dei notiziari e dei discorsi dell’opinione pubblica, indignata – come spesso accade – più nelle parole che nei fatti.

“Della drammatica alluvione in Romagna ci ricorderemo giusto il tempo di rendere omaggio alle vittime; poi ciascuno dovrà rimboccarsi le maniche e da solo ricostruirsi la vita, perché solidarietà delle parole e concretezza dei fatti, spesso rallentati da un’estenuante burocrazia, non vanno di pari passo: è quella, che chiamiamo la liturgia degli stati d’emergenza, consci che solo una piccola parte dei danni potrà essere ristorata dall’intervento pubblico, senza contare le conseguenze sulla vita economica e sociale del territorio. Se una lezione si vuole trarre da quanto accaduto è la necessità di ripensare le priorità ed i necessari investimenti per il futuro del Paese, perché senza sicurezza nella gestione delle acque non può esserci sviluppo” dichiara ancora Francesco Vincenzi attraverso il sito ufficiale dell’ANBI.

Non chiamatelo maltempo, non prendetevela con Madre Natura

Non chiamatelo, dunque, maltempo e non prendetevela con un’indefinita Madre Natura. La situazione attuale è dovuta ad una crisi climatica annunciata e causata dall’essere umano e morti e sfollati li hanno sulla coscienza la storia dell’essere umano stesso, oltre che l’incapacità di prevedere infrastrutturalmente disastri prevedibili. Intanto, si continua ad esprimere vicinanza nel mondo politico ed istituzionale, probabilmente si raccoglieranno fondi anche a livello nazionale per supportare la ricostruzione (anche se, nella precedente occasione del terremoto di L’Aquila, non fu tutto molto limpido…), ma nel concreto si contrasterà lo stato attuale delle cose? Nel concreto si proverà a contrastare siccità e alluvioni con le giuste contromisure, provando anche ad andare alla fonte per provare a riconoscere, prima, l’esistenza di una crisi climatica e provare, poi, ad invertire la rotta, o quantomeno rallentarla?

Speriamo che l’indignazione di questi giorni non sia, come al solito, fugace, passeggera. Tra le istituzioni, tra i politici, tra i media, ma anche nell’opinione pubblica.

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