Disneyficata

Viviamo la realtà Disneyficata?

Martina Amante 06/05/2023
Updated 2023/05/06 at 6:26 PM
7 Minuti per la lettura

Con l’intervento del Professor Antonio Camorrino del Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli Federico II, parleremo oggi del concetto di iper realtà che si attribuisce alla natura.

Baudrillard ha affermato quanto Disneyland in realtà sia molto più reale di quanto non lo sia Las Vegas. Qui viene a confondersi l’aspetto di realtà con quello immaginario, qual è stata la causa?

«Baudrillard, oltre a essere un grande intellettuale, è un provocatore. L’esempio di Disneyland nelle sue intenzioni serve soltanto per farci dubitare del carattere reale del mondo nel quale viviamo. Disneyland ci promette un’illusoria fuga dal mondo cosicché quando noi veniamo restituiti alla vita di tutti i giorni ci persuadiamo di un ritorno nel mondo reale. Ma questo, secondo Baudrillard, non è che un gioco di specchi, un’illusione: anche la realtà che viviamo nel quotidiano non è altro che “iperrealtà”. La natura disneyficata ha dei caratteri di “iperrealtà”: non è che la copia della natura per come viene vista nei media o documentari».

Natura disneyficata non ha modello empirico

La Natura mediata non è la natura selvaggia come l’essere umano l’ha sempre sperimentata. In sostanza, la natura “disneyficata” non rinvia a un referente empirico realmente esistente. Riposa su di un immaginario che è copia di una copia che non ha un modello empirico. Siamo all’interno di una sorta di “simulacro”, per dirla sempre con Baudrillard.

Questo stato di cose è l’esito anche di una nostra abitudine ad una concezione estetica di bello. Per questo è forse possibile oggi parlare di una sorta di fase di “neoromanticismo” in atto, fatto che è stato notato da diversi studiosi. Anche perché, a dire il vero, questa idea di natura non collima con l’effettualità che l’essere umano, per sopravvivere, deve giocoforza modellare l’ambiente. La natura, lasciata sola a sé stessa, produce luoghi altamente inospitali per l’uomo.

«Il postmoderno è strettamente collegato al concetto di estetico, ad un modo di vedere la natura come un paesaggio sublime, che ti può terrorizzare e affascinare allo stesso tempo. C’è stato un lungo processo di addomesticamento per cui nella natura non riusciamo più a scorgere il suo carattere ‘matrigno’ (su questo tema in Italia ha riflettuto anche Fabio D’Andrea), ma vediamo soltanto una natura pronta ad abbracciarci, a esaudire i nostri desideri, a prometterci esperienze esteticamente gratificanti. Ma non si tratta d’altro che di un fenomeno postmoderno. La Natura è all’interno di un processo di “reincanto”, in virtù del quale le soggiacenti promesse di senso, ruotano intorno al concetto di natura “disneyficata”. Quindi anche l’aspetto estetico è decisivo».

L’esperienza del Vesuvio in cartolina

C’è da chiedersi a questo punto come riusciamo a intendere i luoghi che abitiamo e visitiamo. Pensiamo ai molti turisti affascinati dal visitare il Vesuvio. Potrebbero intendere questa esperienza come: essere su un vulcano dormiente, ma semi attivo che potenzialmente può attivarsi, oppure quella visita è frutto di una concezione di natura “disneyficata” per cui quello che stiamo visitando è il Vesuvio in cartolina che non erutta…

«È possibile che nella coscienza dei soggetti si sedimenti un immaginario del Vesuvio “disneyficato” per cui la visita rinvia a una matrice estetica. È un po’ come il safari: le persone non si espongono a una reale minaccia ma bensì a un rischio addomesticato grazie alla mediazione di guide del posto, vetture speciali che consentono la protezione da eventuali assalti, ecc. Non escludo che così come si è diffusa a macchia d’olio la pratica degli sport estremi, si sia sviluppata anche una sorta di turismo esperienziale che fonda il suo appeal su offerte di senso legate alla sperimentazione degli aspetti più rischiosi della vita. Ma su quest’aspetto preferisco non sbilanciarmi poiché invaderei un campo di ricerca non di mia competenza». 

La natura diventa un tribunale

«Con il termine “Geodicea” intendo una certa costellazione di credenze intorno a una specifica idea di natura precipitato di una visione apocalittica che si è diffusa nella società contemporanea occidentale in seguito ad alcuni eventi tragici legati inintenzionalmente a certe applicazioni della scienza e della tecnica. Da più parti è emerso un sentimento anti-moderno, che ha visto per esempio nella bomba atomica, Cernobyl, la Shoah, il cambiamento climatico, e non ultima la pandemia COVID-19, i veicoli di un sentimento da fine dei tempi che si è diffuso sempre più e che ha nutrito l’immaginario di diversi gruppi umani. In maniera semplicistica taluni esclamerebbero che “la razionalità e la scienza stanno portando alla distruzione del mondo“».

Invece, più realisticamente, possiamo affermare che le visioni che sacralizzano la natura rappresentano delle sintomatiche reazioni alla diffusione di questo particolare sentimento apocalittico. Secondo i sostenitori di queste credenze l’umano ha fallito e non ha prodotto altro che la potenziale distruzione dell’intera biosfera: per poterci salvare, dunque, occorrerebbe “riconnettersiarmonicamente alla natura e ai suoi ritmi. Non più in veste di dominatori ma in veste di custodi: dobbiamo venerare la natura perché è un’entità sacra da cui dipende la nostra stessa vita». 

In generale dobbiamo liberarci dal senso comune rispetto al fatto che l’uomo avrebbe distrutto la natura. L’essere umano, dalla modernità in poi, ha anche istituito tanti sistemi di salvaguardia per l’ambiente. Non bisogna inoltre dimenticare che la coscienza critica che talvolta ripudia la modernità è comunque l’espressione stessa del pensiero moderno. Senza modernità non sarebbe possibile neanche la critica sulla modernità. Ciò non significa affatto che non siano assolutamente legittime forme di ambientalismo razionale. In ultima istanza si può ritenere che la modernità (e soprattutto la postmodernità) ha generato al suo interno e nel suo dispiegarsi nuove forme di spiritualità composte (tra le altre) di gruppi umani che si riconoscono nel venerare la natura alla stregua di un’entità sacra. 

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *