«Com’eri vestita?». È una domanda che spesso viene posta alle donne vittime di violenza. Che le donne siano responsabili delle violenze sessuali subite è un pregiudizio che ancora permane in una buona parte della popolazione italiana. E proprio in questo ultimo periodo, un sondaggio Quorum/YouTrend per Sky TG24, svolto tra il 29 e il 31 agosto 2023 su un campione di 800 persone, ha fatto il punto della situazione e, se da una parte i dati sulla consapevolezza sul tema sembrano incoraggianti, permangono ancora degli stereotipi, tra tutti l’idea che vestirsi o comportarsi in un certo modo incida sulla probabilità di venire aggredita.
Le cause e la vergogna
Dall’analisi emerge che il 26% degli intervistati, sposta completamente la responsabilità dall’abuser alla vittima. Comunque la maggior parte degli intervistati cita tra i fattori che contribuiscono alla violenza sessuale una visione distorta della sessualità (74%) e la cultura patriarcale (73%).
C’è però una differenza dal punto di vista del credo politico, con la maggior parte degli elettori del PD che puntano il dito su una carente educazione familiare (93%) e scolastica (86%) e gli elettori di centrodestra che danno peso all’indole violenta dei singoli uomini (87%), alla pornografia (85%) oltre al ruolo delle famiglie (85%). Inoltre, secondo l’83% degli intervistati la principale soluzione per risolvere la violenza sessuale sulle donne sarebbe educare i ragazzi maschi. Solo il 14% dice invece che sarebbe più efficace insegnare alle ragazze a proteggersi.
In calo le chiamate al 1522
Secondo gli ultimi dati, nel 2022 si è registrato un calo del 10% delle chiamate valide al 1522 rispetto al 2021 (da 36.036 a 32.430). Tale diminuzione è in parte legata al fatto che il 2021 aveva infatti risentito dell’effetto di pandemia e lockdown. Il numero delle chiamate nel 2022 risulta comunque molto più elevato rispetto ai periodi pre-pandemia e segna un +52,3% rispetto al 2019 (21.290). In diminuzione anche le chiamate da parte delle vittime tra il 2021 e il 2022 (11.909; -26,6%). Per genere, le donne hanno subìto violenza da parte del partner nel 24,5% dei casi, dell’ex partner nel 30,6% dei casi, da altro familiare nel 44,9% dei casi.
Abusi in famiglia
Se per le donne più della metà degli abusi in famiglia (55,1%) sono da imputare al partner o all’ex, per gli uomini le percentuali si capovolgono: il 54,5% dei rispondenti di genere maschile è vittima di violenze da altro familiare. Il 29,9% è stato vittima di violenza da parte dell’ex partner, mentre il 15,6% da parte del partner. Al momento della violenza, 6 vittime su 10 si trovavano tra le mura domestiche, il 13,7% era per strada o comunque in altro luogo pubblico (12%). L’8% delle vittime ha subìto violenze mentre era sul posto di lavoro, il 5,7% sui mezzi pubblici. La violenza subita nella maggioranza dei casi non si è ripetuta (52,6%), mentre per il 47,4% delle vittime non si è trattato di un caso isolato.
Inoltre, una violenza su tre è avvenuta alla presenza di un minore (33,7%), ma nella maggioranza dei casi (66,3%) non erano presenti minori al momento dei fatti. Rispetto alla violenza subìta, il 31,6% delle vittime si è difesa da sola; il 24,2% delle vittime non ha fatto nulla; il 19,5% ha chiesto aiuto a parenti, amici o colleghi.
L’8,2% ha sporto denuncia presso un ufficio di Polizia o Carabinieri, il 6,1% ha contattato il numero di pubblica utilità 1522, il 5,6% si è rivolto invece a un centro antiviolenza, mentre il 4,8% delle vittime ha richiesto un intervento tramite il 112.
I motivi principali di chiamata sono prevalentemente le “Richieste di informazioni sul 1522” (30,6%), le “Richieste di aiuto da parte delle vittime della violenza” (28,1%) e le “richieste di informazioni sui Centri antiviolenza” (14,5%).
Una donna su cinque
Tra le donne è nettamente superiore che tra gli uomini l’incidenza di molestie di natura sessuale: riferisce di esserne stata vittima il 18,9% – quasi una su cinque –, a fronte di un più contenuto 3,4% degli uomini. Le molestie avvengono in contesti eterogenei, da parte di figure diverse. In oltre un quarto dei casi il/la responsabile è un conoscente (21,4%), in un altro quarto uno sconosciuto (20,5%), ma sono numerosi anche i casi in cui si tratta di un parente (18,8%) o di un collega (17,9%). Seguono il datore di lavoro (7,7%), un vicino di casa (6,8%), un superiore (6%). Meno frequenti, ma estremamente gravi, i casi di aggressione fisica (16,2%) e di ricatto sessuale (15,4%), mentre il 13,7% ha ricevuto foto/video a sfondo sessuale.