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Vini campani: una tradizione da gustare

Redazione Informare 02/07/2021
Updated 2021/07/02 at 1:21 AM
5 Minuti per la lettura
Un viaggio alla scoperta dei luoghi del vino

L’enologia in Campania vanta una storia che fonda le sue radici nell’epoca della Magna Grecia. Infatti, con molta probabilità, furono proprio i greci ad introdurre i semi della vitis vinifera nelle nostre terre.

Purtroppo però, dopo un grande successo iniziale, la fine dell’Impero Romano segnò il declino di questo mondo: da produttore di grandi e raffinati vini, divenne in fretta un’area di disinteresse e così via via sino al Medioevo, sebbene alla corte di Federico II molti vini come il Fiano e l’Asprinio furono notati perfino dai commercianti ungheresi e francesi che iniziarono ad acquistare nelle nostre terre le uve per i loro vini spumanti.
Tuttavia, bisognerà attendere l’epoca rinascimentale e barocca per registrare un nuovo, seppur modesto, rilancio.

Ad oggi, ciò che è certo è che negli ultimi vent’anni i vini della Campania stanno registrando incredibili successi. I consumatori sono sempre più interessati, questo perché si parla di una delle regioni più intriganti d’Italia dal punto di vista enologico.
I principali vitigni autoctoni sono: Aglianico, Piedirosso, Falanghina, Greco, Fiano, Coda di volpe, Asprinio e Catalanesca.

Le zone di produzione sono molteplici ed ognuna presuppone un diverso e particolarissimo terroir che dona ai vini eccezionali caratteristiche organolettiche.
Tra le maggiori, ricordiamo: i Campi Flegrei, regno assoluto della Falanghina e del Piedirosso anche in versione spumante. Essi, negli anni, sono divenuti “i vini del mito” per la bellezza dei luoghi che regalano grandi suggestioni storiche. I terreni, in queste terre, sono di tipo vulcanico con vitigni a piede franco immuni dalla fillossera. Anche il Vesuvio è uno dei paesaggi vitivinicoli più affascinanti di tutto il territorio campano. Le aziende che vinificano sono in tredici comuni differenti ma tutti racchiusi all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. Sono coltivati per la maggior parte: Falanghina, Piedirossso, Aglianico, Caprettone, Coda di Volpe e Catalanesca. Vi è poi uno dei territori fondamentali: l’Irpinia. Denominata come il “tetto verde della Campania”, è un territorio vinicolo concentrato in un’area ristretta rispetto all’intera provincia di Avellino.

Si tratta di una terra molto importante soprattutto perché in essa si concentrano tre delle quattro DOCG campane: Taurasi (Aglianico), Greco di Tufo, Fiano di Avellino. Nel Sannio Beneventano Taburno, territorio prettamente collinare, si coltiva invece un altro capostipite della nostra tradizione: l’Aglianico del Taburno, DOCG dal 2011. È sicuramente la superfice vitata più estesa della Campania grazie alle felici condizioni climatiche. Si coltivano soprattutto: Aglianico, Piedirosso, Falanghina e Coda di Volpe. Ancora, vi è la Terra di Lavoro Casertano, davvero speciale in quanto l’azione millenaria di vulcani e fiumi ha inciso tanto sulla morfologia del territorio che è antica patria del celebrato Falerno, la DOC più antica del mondo. I vitigni più diffusi sono: Falerno del Massico (aglianico o primitivo), Falanghina, Piedirosso, Asprinio, Pallagrello.

Di notevole successo sono poi la Penisola Sorrentina e l’isola di Capri. Le terre del vino nel primo caso vanno ricercate nei Monti Lattari, nell’area precisamente che a Castellamare sale ad Agerola.
Si tratta della patria del Gragnano, vino famoso ed esportato ovunque, e del Lettere. In queste zone, vi si trovano vitigni minori come l’Olivella, il Sabato, la Castagnata e il Suppezza.

A Capri la caratteristica principale è che le vigne sono coltivate a picco sul mare. Alle falde del Monte Solaro, infatti, nasce il Capri Bianco da Falanghina e Greco.
Infine, la natura rocciosa e l’estensione in altezza degli allevamenti a pergolato ci portano in Costa d’Amalfi. I vigneti vanno da Furore ad Amalfi e da Ravello a Tramonti. Sono le terre del Piedirosso, dello Sciascinoso e Tintore, ma anche del Ginestra, del Pepella, del Ripolo e Fenile: vini esclusivi ma dalle caratteristiche stupefacenti.
E grazie a tutto ciò che possiamo affermare che la Campania ammalia con un panorama enogastronomico vasto ma unico, dovuto alle singole tipicità territoriali che, in pasto e fuori pasto, donano fantasia e armonia!

di Maddalena Maria Sorbino

TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE 

N° 219 – LUGLIO 2021

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