Agire per migliorare la qualità della vita è una delle priorità della società odierna, specie nei settori e nei campi più colpiti da una potenziale degenerazione.
La terza età, ad esempio, è uno di quelli. Eppure, quando si parla di case di riposo o di centri per anziani, si ha sempre l’impressione che non siano progetti prioritari da portare avanti.
Senza contare del dramma sociale degli abusi esercitati dagli operatori sanitari nei confronti degli ospiti ricoverati all’interno delle strutture. Villa “La Yucca”, presente sul territorio di Castel Volturno da diversi anni, nasce proprio con lo scopo di istituire un centro polifunzionale al servizio degli anziani, fornendo loro, e quindi alle rispettive famiglie, un servizio volto a supportarli a 360 gradi. «La cosa più importante che un anziano possa ricevere è l’amore», ha dichiarato Antonio Troia, titolare della struttura.
«Dietro questa struttura c’è una squadra che, insieme al supporto delle famiglie, supporta e accoglie l’anziano. Ognuno di loro, infatti, è seguito da professionisti del settore, come psicologi e operatori sanitari, che li accompagnano in una fase critica dove, a causa di problematiche di natura fisica e/o cognitiva, non sono sempre autosufficienti. Spesso però, la loro fragilità diviene strumento con cui ferirli. Bisogna ricordarsi che sono persone, quindi dotate di diritti inalienabili, che vanno salvaguardati».
Un progetto, quello di Villa “La Yucca”, che punta anche a ricostruire il tessuto sociale dell’anziano, implementando la loro capacità di interazione.
Attraverso il progetto con “Villa Laura”, ad esempio, una casa famiglia che accoglie bambini fino ai 6 anni, gli anziani di Villa “La Yucca” sono venuti a contatto con i minori affidati ad Anna Scandurra.
«Con i loro trascorsi traumatici, i bambini, con attività e momenti di condivisione, hanno interagito con un mondo a loro estraneo.
Molti, infatti, non sanno neanche cosa siano i “nonni”. Il loro è stato uno scambio d’amore reciproco: un anziano ha ancora tanto da donare e un bambino porta tanta vita con sé».
di Carmelina D’aniello