automatismo paterno

Un altro passo verso l’equità: abolito l’automatismo paterno all’anagrafe

Valeria Marchese 16/03/2023
Updated 2023/03/15 at 5:05 PM
4 Minuti per la lettura

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 131 del 2022, ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 262 “nella parte in cui prevede, con riguardo all’ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, che il figlio assume il cognome del padre”: l’automatismo paterno.

Si apre una nuova strada per la parità di genere anche nel riconoscimento dei figli. Il tema sta ritornando a cavalcare l’onda mediatica dei social media anche grazie ad alcune scelte compiute da influencer di spicco, tra cui Chiara Ferragni.

Sono dunque illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre ai figli; questa regola infatti è stata considerata dalla Corte “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio“.

Le radici della norma sull’automatismo paterno

Fino ad oggi in Italia è stata valida la regola dell’automatismo del cognome paterno. Ovviamente, alcuni casi facevano eccezione, come i figli nati fuori dal matrimonio e non riconosciuti dal padre, ma avevano conseguenze sul piano sociale del tutto differenti rispetto a quelle che potremmo attribuire ora.

In base alla decisione della Corte Costituzionale, invece, la nuova regola prevede che vengano assegnati automaticamente i cognomi di entrambi i genitori, nell’ordine che desiderano. Quindi, solo in caso di esplicita richiesta e di comune accordo, sarà possibile assegnare quello di uno solo dei genitori.

La questione di legittimità Costituzionale 

La Corte Costituzionale ha esaminato le questioni di legittimità sulle norme italiane che regolano l’attribuzione del cognome ai figli. In particolare, è stata posta sotto giudizio la norma che non consente ai genitori, di comune accordo, di assegnare il cognome della madre. Insieme a quella che, al contrario, in mancanza di accordo impone quello del padre, anziché quello di entrambi i genitori. 

In un comunicato stampa la Consulta ha anticipato la sua decisione: “La Corte ha ritenuto discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre. Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome“.

L’opinione pubblica

In merito a questo, l’opinione pubblica resta molto divisa. Infatti non è cosa insolita che toccare temi legati al concetto di tradizione e valore susciti reazioni molto differenti.

Molti si esprimono sulla legittimità della questione, ritenendo che il legame madre e figlio è indissolubile a prescindere dal cognome che si porta (ma non potremmo considerare valida l’affermazione inversa?). Ancora altre critiche esposte sul mondo dei social riguardano la responsabilità della figura paterna, che verrebbe secondo molti “ridotta”, incoraggiando gli uomini ad atteggiamenti più libertini. 

Non bisognerebbe però, anche in questo caso, riflettere sul concetto di responsabilità che deriva dall’essere un genitore? Sicuramente non si riduce ad un minimo dato anagrafico, ma proprio per questo non possiamo escludere che ciò che succede al di fuori del mondo della burocrazia giuridica sia ben altra cosa.

Questa legge rivendica anche tutti i bambini non riconosciuti o scappati da un padre abusivo e che sin da subito, per scelta o per costrizione, hanno portato il cognome della madre

Il ruolo del genitore, secondo alcuni, sta perdendo le sue radici intrise di valori e tradizione. Ma secondo altri, si sta aprendo ad una strada più equa del concetto di responsabilità genitoriale e status sociale.

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