UÈ Fest

UÈ Fest a Napoli: l’arte condivisa in città

Giovanna Di Pietro 15/06/2023
Updated 2023/06/14 at 10:59 AM
5 Minuti per la lettura

Lo Scugnizzo Liberato a Napoli è uno spazio liberato, che oggi fa parte della rete dei beni comuni napoletani (il Commons) e che si offre come centro culturale tra i vicoli del quartiere Montesanto. Le attività del centro – come workshop, mostre e la mensa solidale – sono aperti all’intera cittadinanza e hanno l’obiettivo di “promuovere una socialità libera, egualitaria e consapevole”. Tra i vari eventi, dal 2017 lo Scugnizzo ospita il UÈ Fest – acronimo per Underground Eccetera – che si propone di dare spazio all’autoproduzione e alla stampa underground.

Il tema di UÈ Fest 2023

Quest’anno, il tema scelto per il festival, che si è svolto durante il secondo fine settimana di maggio, è “fuori stagione” per affermare la volontà di porsi al di “fuori della stagionalità, intesa come produzione di massa” per aprirsi invece alla sperimentazione, apertura e contaminazione. È questa l’aria che si respira al festival: uno spazio aperto, che favorisce la mescolanza tra artisti nazionali e internazionali, grazie a mostre, concerti e presentazioni. Tra i contributi alla mostra, il più significativo è quello del collettivo per artisti e fumettisti Komikaze, nato nei Balcani e arrivato a Napoli in occasione dell’evento. Tra gli artisti c’è l’illustratrice croata Ivana Armanini, impegnata sui temi del femminismo e la giustizia sociale, con il fumetto “Love, Resist etc”. Presente anche “Confini” del magazine Napoli Monitor con quattro storie che si occupano di migrazione e periferia.

Una presenza d’eccezione

Tra i banchetti, spicca la presenza di Lina Bder: artista palestinese che si occupa di fashion design e musica. Oltre a produrre pezzi propri, reinterpreta anche la kefiah, la sciarpa tradizionale palestinese, in chiave “ethnic trash”. Sotto lo pseudonimo di GoldPanda, si è esibita durante la serata di sabato come dj, mixando suoni provenienti da diverse parti del mondo. La volontà che anima il festival è appunto la creazione di un immaginario condiviso all’interno della città, non riservato unicamente agli artisti, ma a chiunque abbia il tempo e la voglia di ascoltare. Non solo esposizione quindi, ma messa in comune delle opere presentate dagli artisti, che segnalano alla città che l’arte non è solo quella presente negli spazi tradizionali. Ripensare la città come uno spazio condiviso è uno degli obiettivi del Uè Fest, che offrono uno spazio materiale di esposizione e uno spazio immaginifico comune.

«Sedersi a un banco non è solo un impegno personale, ma è anche l’impegno collettivo di occupare uno spazio» mi ha detto Mia Werther, creativa napoletana tra gli organizzatori del festival. «Così come casa mia non è solo la mia stanza, ma anche i luoghi che condivido con la mia famiglia e dove invito i miei amici; essere presente qui non è solo un’occasione per sé stessi». Tanti artisti come Mia hanno infatti deciso di partecipare come occasione di raccogliere insieme gli impulsi creativi e rimandarli al tessuto socioculturale di Napoli. Ogni anno, l’evento è un’occasione per costruire un network di artisti e per dare spazio alla controcultura. Ognuno dei presenti al festival utilizza materiali e tecniche differenti, contribuendo all’autoproduzione secondo il proprio punto di vista.

Le diverse arti

Da Torino sono arrivati i ragazzi del Laboratorio Zanna Dura, dove si occupano di stampe serigrafiche, fanzines e fumetti, che hanno esposto al festival. Tra gli artisti di Napoli c’è Arte A Morte, nato invece come forma di terapia, poi diventato progetto di collage fatti a mano. È presente anche la street art napoletana, tra cui Zeal Off, di cui sono riconoscibili gli stencil “Napoli” per le strade della città. Insomma, si respira un clima di eclettismo che è difficile trovare altrove, essenziale per la fioritura artistica.

L’autoproduzione e l’autogestione, promossi dallo Scugnizzo Liberato, sono un modo di combattere l’oppressione di un sistema economico e produttivo che tenta di confinare l’arte alla sfera personale, creando segmentazioni e precarietà. Al contrario, uscire dalla narrazione dell’art pour art significa riconoscere il potenziale espressivo di qualsiasi strumento creativo e la necessità di creare momenti di condivisione collettiva come questi

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *