Per il secondo anno di seguito Napoli si classifica come una delle mete più interessanti al mondo: l’anno scorso fu la CNN a decretarne la vittoria, qualche giorno fa è toccato al Time. E chi vive in città comincia a soffrire per le migliaia di presenze pressocché quotidiane, soprattutto nel centro storico. Abbiamo intervistato Agostino Ingenito, che si occupa da decenni di turismo, fondatore di ABBAC, Associazione Bed&Breakfast Affittacamere Case Vacanze di Napoli.
Il rinnovato interesse per la città di Partenope è il risultato di politiche di promozione o frutto di una congiuntura favorevole?
«Il turismo è sempre il frutto di congiunture economiche e sociali. La determinazione dei flussi e la loro consistenza variano di anno in anno per determinate condizioni: aumento inflattivo, rincari energetici, pandemie, disordini sociali. Di qui a dieci anni credo che i flussi aumenteranno anche per la nuova modalità di prenotare le vacanze on line. Molto è determinato dalle scelte delle OTA (Online Travel Agencies) e soprattutto dalle compagnie aeree low cost. Dal 2016 Napoli è rientrata per la prima volta nell’elenco di destinazioni aeroportuali a basso prezzo. Questo ha consentito alla città di essere accostata ad altre destinazioni con accesso a basso costo e una nuova possibilità di natura turistica. Quello che arriva oggi è un turismo più cheap, organizzato attraverso le OTA da una nuova generazione di viaggiatori che sceglie Napoli al pari di altre destinazioni europee. Nel caso dei giovani riscontriamo visite di due o tre ore. Questo non è turismo, ma escursionismo e determina ripercussioni sociali ed organizzative in una città complessa come Napoli che, malgrado gli sforzi, non è ancora nelle condizioni per definirsi una destinazione turistica matura».
In una città che da sempre convive con la cronica mancanza di lavoro, la sua fama ha portato ad un incremento considerevole di opportunità di lavoro turistico. Come è stata gestita questa popolarità?
«Userei il cartello “lavori in corso”: con molti rallentamenti. Una delle proposte di Palazzo San Giacomo è l’aumento dell’imposta di soggiorno con l’invito alla Regione Campania alla classificazione delle strutture ricettive extra alberghiere onde pretendere una maggiore tassa per le strutture ricettive del centro storico. Tutto questo per colmare gli ammanchi della TARI. La proposta del comune dimostra che l’ente ha ancora una chiarezza organizzativa per i servizi. Napoli ha il suo intero patrimonio storico artistico in un ring ristretto e i flussi turistici sono particolarmente impattanti in un’area urbanisticamente molto limitata. Essa può essere un laboratorio per quanto riguarda il rischio della turistificazione, ma da un punto di vista organizzativo non abbiamo ancora raggiunto una capacità di gestione e qualificazione dei flussi che consenta di limitare i disagi dei residenti. Sicuramente Napoli può fruire di questo turismo ormai continuo ma serve determinare meglio i servizi di mobilità, sicurezza e decoro che non possono dipendere solo dagli 11 milioni incassati ogni anno con la tassa di soggiorno che non di rado viene utilizzata per spesa corrente».
Tanti residenti lamentano uno snaturamento del centro storico temendo una perdita di identità della città. Che analisi fa?
«Abbiamo chiesto alla Regione Campania l’analisi dei fabbisogni abitativi perché se per identità della città si fa riferimento ad abitare in luoghi insani e non riconosciuti come civile abitazione – mi riferisco ai bassi – non è questa l’identità di un popolo o di una città. Il rischio di turistificazione c’è e già si assiste ad un allontanamento dal centro cittadino dovuto anche ad un patrimonio di edilizia privata ancora in cattivissime condizioni. Non c’è ancora il piano di gestione del sito Unesco con il paradosso di avere chiese restaurate, ma che non hanno una gestione ed una manutenzione ordinaria».
E poi c’è il fenomeno dell’abusivismo nel comparto turistico.
«Sui servizi in generale c’è sempre un fenomeno di abusivismo che non è diffuso solo a Napoli ma in tutta Italia. Questo dipende anche dai controlli fiscali e dalla gestione di verifiche e monitoraggi da parte degli enti. Il fenomeno abusivismo è presente nel settore ricettivo ma anche in quello delle esperienze turistiche proposte dalle OTA che fanno apparire al turista la possibilità di offrire qualsiasi cosa attraverso un portale, non tenendo conto di leggi e norme locali ed europee. Diciamo anche che a Napoli, al netto di speculazioni e abusivi, c’è un cosiddetto “abusivismo di necessità”: molte famiglie mettono a disposizione un vano o un immobile e da essi ne hanno un mero reddito familiare che altrimenti non avrebbero. La città è priva da tanti anni di risorse alternative al turismo e questo ha determinato da parte di queste famiglie la necessità di puntare sull’unico settore che in questo momento è trainante».
Se fosse assessore al turismo della città cosa farebbe?
«Metterei ordine sulle competenze. Il turismo è una delega spesso male interpretata nei comuni, anche nelle competenze. Per legge è la Regione che effettua la promozione di una città. Io mi concentrerei su un’analisi attenta della consistenza ricettiva di tutti gli attori della filiera, guide, accompagnatori, trasporti, e cercherei di mettere ordine insieme agli altri assessori per un accordo sui controlli e i servizi sforzandomi di lavorare per una città a misura di viaggiatore che oggi non è più il classico turista ma è un cittadino temporaneo che ha diritto e vuole dei servizi. È assurdo avere la chiusura della metropolitana in periodi festivi o assecondare certe velleità sindacali che non fanno comprendere la necessità di avere dei servizi continuativi. Lo sforzo che si sta facendo per migliorare i trasporti e di efficientare i servizi è lodevole, ma servono ad esempio info point stabili: è assurdo che Napoli abbia info point mobili in casette di legno e non si sia capaci di garantire servizi minimi di assistenza. La tassa di soggiorno deve essere destinata esclusivamente ai servizi turistici di accoglienza, sicurezza e decoro che sono la cartina di tornasole di ogni città che vuole mostrarsi competitiva in Europa. Il viaggiatore spesso non riesce a capire come mai la metropolitana che ha preso a Parigi o a Londra non abbia le stesse caratteristiche di quella di Napoli. Una sfida importante, che si può vincere con tanto impegno».