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Trimalcione e il mistero di Plinio – Il romanzo di Armando Carravetta

Redazione Informare 22/11/2020
Updated 2020/11/22 at 2:29 PM
3 Minuti per la lettura

Trimalcione e il mistero di Plinio” è un accurato romanzo storico che racconta l’angoscia e l’incertezza delle tragiche ore in cui il Golfo di Napoli fu invaso da cenere e lapilli. Una coinvolgente racconto di vita e di intrichi dove la ricerca storiografica si mescola all’ordito tipico del giallo.

Indice
Alla fine del banchetto, Marcione, viene convocato dal vice prefetto della flotta romana a Misenum, giacché in concomitanza dell’esplosione del vulcano è stato scoperto in strada il cadavere di un misterioso straniero, nel cui mantello è nascosto un sigillo imperiale. E c’è anche un altro fatto che inquieta: un dispaccio è appena giunto dall’imperatore Tito con il comando di presidiare la costa, da Puteoli a Cumae. Nel frattempo, sempre da Misenum, il prefetto ed erudito Plinio il Vecchio è partito con le sue navi per raggiungere Ercolano e studiare da vicino lo spaventoso fenomeno dell’eruzione.Di fronte al rinvenimento del sigillo degli imperatori, Marcione sospetta subito un complotto contro il principe e si mette in moto alla ricerca d’indizi che possano sgarbugliare l’intrigo. Il liberto, come tutti sanno, è un uomo esperto e intraprendente. Ed è anche un personaggio molto chiacchierato in zona… è su di lui, infatti, che il poeta Petronio ha modellato la grottesca figura di Trimalcione, il simbolo della decadenza della Roma imperiale.In realtà, il Gaio Pompeo Marcione presentato da Armando Carravetta è un personaggio più sfaccettato e affascinante della caricatura cui siamo stati abituati: è un uomo venuto dal basso, pieno di gioia di vivere e di curiosità e, al tempo stesso, un animo giusto e pietoso nei confronti dei miserabili e dei sofferenti. L’eroe del romanzo di Antonio Carravetta è uno spirito affamato di avventure, che non trema di fronte al potere e che non si vergogna delle proprie umili origini.

Durante un ameno banchetto organizzato su una splendida terrazza rivolta sul Golfo di Napoli, un’enorme nuvola di cenere ardente si diffonde nel cielo. I convitati osservano sconvolti il Vesuvio dall’altra parte della costa e si accorgono che il suo aspetto è mutato: la montagna è esplosa. Tra gli invitati del simposio, l’ospite d’onore si chiama Gaio Pompeo Marcione. È un ricchissimo liberto, dall’oscuro passato e dalla terribile fama da uomo iroso.

Alla fine del banchetto, Marcione, viene convocato dal vice prefetto della flotta romana a Misenum, giacché in concomitanza dell’esplosione del vulcano è stato scoperto in strada il cadavere di un misterioso straniero, nel cui mantello è nascosto un sigillo imperiale. E c’è anche un altro fatto che inquieta: un dispaccio è appena giunto dall’imperatore Tito con il comando di presidiare la costa, da Puteoli a Cumae. Nel frattempo, sempre da Misenum, il prefetto ed erudito Plinio il Vecchio è partito con le sue navi per raggiungere Ercolano e studiare da vicino lo spaventoso fenomeno dell’eruzione.
Di fronte al rinvenimento del sigillo degli imperatori, Marcione sospetta subito un complotto contro il principe e si mette in moto alla ricerca d’indizi che possano sgarbugliare l’intrigo. Il liberto, come tutti sanno, è un uomo esperto e intraprendente. Ed è anche un personaggio molto chiacchierato in zona… è su di lui, infatti, che il poeta Petronio ha modellato la grottesca figura di Trimalcione, il simbolo della decadenza della Roma imperiale.
In realtà, il Gaio Pompeo Marcione presentato da Armando Carravetta è un personaggio più sfaccettato e affascinante della caricatura cui siamo stati abituati: è un uomo venuto dal basso, pieno di gioia di vivere e di curiosità e, al tempo stesso, un animo giusto e pietoso nei confronti dei miserabili e dei sofferenti. L’eroe del romanzo di Antonio Carravetta è uno spirito affamato di avventure, che non trema di fronte al potere e che non si vergogna delle proprie umili origini.

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