“Oggi non c’è un solo luogo del Pianeta che sia libero dall’inquinamento da plastica – e questo inquinamento sta accelerando. Se non facciamo nulla la produzione di rifiuti di plastica triplicherà entro il 2060. Bisogna fare in modo che la fine dell’inquinamento da plastica crei valore: con la differenziazione, il riciclo” quanto detto dal presidente francese Emmanuel Macron a Parigi, presso la sede dell’Unesco. Dopo il primo incontro tenutosi in Uruguay, dal 28 novembre al 2 dicembre del 2022, è terminata ieri la seconda sessione del comitato sulla “Plastic Pullotion“. I delegati dei 175 Paesi presenti hanno concordato una risoluzione per fornire la prima bozza di un trattato globale contro l’inquinamento da plastica, entro la fine del 2024.
Quello di Parigi, tenutosi dal 29 maggio al 2 giugno, è stato il secondo dei cinque incontri programmati che si terranno entro i prossimi due anni sul tema. Da qui, sarà necessario continuare i rapporti senza sosta fino al prossimo incontro,in modo da poter mantenere alta la pressione sui negoziati. L’obiettivo è ottenere un accordo globale legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica.
Le posizioni in campo
Sin dal primo incontro, sono emerse posizioni contrapposte tra alcune nazioni e rappresentanti di associazioni ambientaliste o lobby di produttori di plastica.
Una coalizione di stati capeggiati da Norvegia e Ruanda, comprende una cinquantina di paesi di cui gran parte appartenente all’Ocse sta cercando di spingere verso regole internazionali e vincolanti. L’obiettivo è una riduzione della produzione mondiale di plastica e l’eliminazione di certi polimeri. Si pensa ad una serie di interventi a livello normativo per azzerare l’inquinamento, migliorare la circolarità e, infine, diminuire le emissioni di gas serra associate all’intero ciclo di vita delle plastiche.
Di tutt’altro orientamento è invece l’OPEC completamente a fianco alle lobby. L’organizzazione che raggruppa le nazioni esportatrici di petrolio (materiale di produzione della plastica vergine), con l’appoggio dell’ Arabia Saudita ritiene fondamentale focalizzarsi sulla corretta gestione dei rifiuti.
Cina e Stati Uniti invece spingono per attuare soluzioni nazionali condivise. Secondo loro sarebbe difficile controllare la produzione globale di plastica attraverso un trattato globale. Occorrerebbe dare la priorità alla lotta alle fonti più importanti di inquinamento e alle tipologie più inquinanti di plastica attraverso piani nazionali.
Obiettivo salute pubblica
Il trattato da stipularsi, tuttavia, non vuole focalizzarsi solo sull’attuaizone di vincoli lungo tutta la catena del valore. Scopo del trattato è la salute pubblica.
La produzione annuale mondiale è raddoppiata in soli 20 anni, passando a 460 milioni di tonnellate. E di qui al 2060 si prevede possa triplicare. Un problema gigantesco, se si tiene conto dei fattori sanitari, ambientali e climatici. Gli oggetti di plastica si degradano infatti col tempo, trasformandosi in micro e nano frammenti finendo così nei corsi d’acqua, nei laghi e nei mari di tutto il mondo. Quest’ultime, mangiate da pesci e uccelli marini, entrano così nella catena alimentare finendo per contaminare anche gli esseri umani. La quantità riversata negli oceani è d’altra parte immensa: tanto che alla metà del secolo rischiamo di avere più plastica che pesci nei mari.
L’utilizzo è aumentato costantemente negli ultimi cinquant’anni tanto da trasformarsi da risorsa a problema per la sopravvivenza umana.
Continuando ad immettere così tanta plastica nel Pianeta, il solo riciclo non basta. E’ necessario che il trattato garantisca interventi lungo tutta la catena di valore: dalla produzione fino allo smaltimento. Una riduzione graduale della produzione e dell’uso di plastica nonché lo sviluppo di tecnologie che ne aumentino i tassi di riciclo. Solo il 9% della plastica prodotta viene riciclata. Il resto rappresenta il 3,4% delle emissioni globali (dato del 2019). Una cifra che potrebbe più che raddoppiare entro il 2060, secondo l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
È bene sottolineare allo stesso tempo l’mportanza di questo polimero. La plastica è senza dubbio un materiale eccezionale sia per la sua versatilità che per il basso costo di produzione. Il suo utilizzo ha facilitato enormemente lo sviluppo della nostra specie e delle tecnologie su cui si affida la società ordierna. Tanto che, ad oggi sarebbe impensabile un mondo senza plastica. Ecco perchè risulta fondamentale che qualsiasi intervento normativo sia graduale e tenga conto della grande importanza sociale che riveste tale polimero.
Nel frattempo appuntamento al terzo incontro nell’autunno di Nairobi dal 13 al 17 Novembre 2023.