Tessuti fatti di fibre di arancio, caseina o addirittura di marmo: una vera svolta nel regno della moda sostenibile italiana.
Riciclati ed ecologici, questi tessuti sono oggi frutto di originali esperimenti e start-up spesso femminili. Oltre a queste ultime però, anche brand consolidati come Falconeri, hanno intrapreso la strada della moda sostenibile, attraverso la raccolta di abiti in cachemire e misto cachemire dismessi che sono stati lavorati ed utilizzati per la produzione di morbidi plaid.
Davvero rivoluzionario però, è l’obiettivo di una start-up di due trentenni veronesi che, al fine di valorizzare una delle eccellenze naturali e risorse del territorio italiano, hanno deciso di realizzare giacche impermeabili rivestite in duro marmo indossabile.
Sottoposto ad alcuni trattamenti, infatti, il marmo viene polverizzato e trasformato in un materiale gommoso al tatto. Un altro tessuto formidabile, invece, è un materiale flessibile simile alla pelle: la fibra di legno, che viene utilizzata per collezioni di tracolle e pochette con nodi e venature.
Ecologico, sostenibile ed inodore è anche il tessuto prodotto in fibra di latte: la caseina, estratta dalle eccedenze di latte, che diviene un tessuto per t-shirt grazie ad una start-up pisana. Al mondo caseario è legata anche l’idea Wedding della foodblogger ecologista, Lisa Casali, che ha realizzato il suo abito da sposa con i teli di lino utilizzati per raccogliere il Grana Padano e destinati ad essere gettati via.
Un’altra idea tutta italiana, già in voga da alcuni anni, è la creazione di tessuti a partire dagli scarti delle arance: il risultato è un filato setoso e leggero.
Infine, per provare a produrre nuovi tessuti oggi si riciclano anche gli scarti dell’uva, destinata a fermentare nei vini italiani. Questo grazie a una nuova startup che recupera quel che resta degli acini dopo la spremitura: la vinaccia, fatta di bucce e semi.
Dunque, il tema della moda ecosostenibile sta diventando sempre più centrale, nell’ambito del consumo e della produzione fashion: vivere la moda in modo Green, in contrapposizione ai meccanismi della fast fashion, è quindi possibile.
di Nunzia Gargiulo