Fra poco sarà Carnevale, se l’andamento dei prezzi, l’inflazione e le criticità dei mercati si confermeranno, in tanti saranno costretti ad eliminare la carne dalle loro tavole, non solo a Carnevale. Un risultato positivo per tutti gli animalisti, prodotto, però, da eventi negativi, concatenati tra loro! Ma quest’anno, va anche detto, che Carnevale somiglia tanto ad una tempesta perfetta. Non c’è da sorprendersi dell’uso ricorrente di questa definizione, che, ormai, si applica a tutto, anche in modo improprio. Titoli di quotidiani, interviste nei programmi di opinione, dichiarazioni di esperti di ogni campo, sono accomunati da questa evocazione.
La coincidenza dei contrari rappresentata dal Carnevale, ovvero la circolazione degli spiriti, tra cielo, terra e inferi, si può comparare a quella eccezionale coincidenza dei “contrari” atmosferici propria di una tempesta perfetta, come quella che si verificò nel 1991 in occasione della festa di Halloween.
Fu proprio da quella data che si iniziò a parlare di tempesta perfetta. La coincidenza dei contrari, che vide nell’Oceano Atlantico la fusione di due aree di depressione, con l’afflusso di aria calda dal sud e di aria fredda dal nord, con un imprevedibile scatenarsi di venti, e che determinò un uragano devastante. La “perfezione” distruttiva, paradossalmente, fu determinata proprio dall’imprevedibilità. Una perfezione da attribuirsi alla capacità dell’uragano di colpire nel segno, ovvero, combinando i due elementi estremamente negativi, di impattare in modo paradossale in un “punto debole”, il più debole del territorio. Dunque, la tempesta perfetta si può riassumere in un insieme di circostanze straordinarie tali da sconvolgere o, meglio, da disarmare qualunque capacità di previsione, soprattutto, degli effetti a catena che si potrebbero verificare e, così, di porvi rimedio.
Whatever it takes! Avrebbe detto Draghi. Ma, la sfida, a tutti i costi, per cosa? All’imprevedibilità, verrebbe da dire. A compensare o ad arginare gli imprevedibili effetti a catena che gli eventi del nostro tempo stanno producendo. Imprevedibili? Senza rispondere alla domanda, la rinuncia potrebbe essere considerata una risposta, basterebbe mettere in successione i cambiamenti climatici, la produzione agroalimentare e l’aumento delle diseguaglianze. E, perché no, le guerre, i cambiamenti climatici e le diseguaglianze. O, ancora, l’aumento del costo della benzina, le diseguaglianze e le guerre? E, così all’infinito. Quante di queste perfette potevano essere rese, almeno, imperfette?!
Torniamo ad Halloween e, prima ancora, al Carnevale, al carnem levare, di naturale derivazione dalle feste dionisiache, simboli del rovesciamento dell’ordine, delle regole e degli obblighi sociali. Regressione nel caos primordiale che, però, precede ogni creazione. Il Carnevale globale, dunque, dove si espone e si produce al massimo quella coincidenza degli opposti che, simbolicamente, dovrebbe portare alla rigenerazione del tempo. Saggia intuizione quella di Gregorio IV che, nell’835, spostò la festa di Halloween dall’estate all’autunno, per evitare che la febbre romana colpisse i numerosi pellegrini che affluivano nell’Urbe! La sera dei santi, appunto Halloween, si “adattò” per importazione dalla Scozia! Whatever it takes, avrebbe potuto dire Gregorio IV. Gli spiriti mascherati del nostro tempo carnevalesco si incontrano sui palcoscenici del mondo, imprevedibili e minacciosi, lasciando lungo la scia dei coriandoli, che sembrano dissolvere ogni ordine e ogni prevedibilità, il seme per rigenerare e fecondare la terra, disegnando il Grande Tempo della rigenerazione. Whatever it takes, così che le api possano volare.
di Annamaria Rufino