teatro tram

Teatro Tram: la cultura che resiste

Valeria Marchese 16/02/2023
Updated 2023/02/15 at 5:05 PM
5 Minuti per la lettura

Con sede nel centro di Napoli il Teatro TRAM rappresenta una speranza per il futuro del quartiere della cultura di Port’Alba. Stiamo infatti assistendo ad una vera e propria perdita delle radici culturali della zona, da sempre considerata il covo dei librai e degli amanti della lettura. Dopo l’annuncio della chiusura della libreria Pironti, Port’Alba sembra sprofondare nel detto napoletano dell’arte di arrangiarsi, lasciando che gli spazi culturali diventino mere chiacchiere da bar e tavolini.  

In opposizione a questo, il TRAM mette in atto una vera e propria resistenza, difendendo l’appartenenza territoriale e il concetto di “teatro abitato”. Di seguito l’intervista al direttore Mirko De Martino. 

Qual è la storia di questo piccolo teatro nel cuore pulsante di Napoli?  

«Il TRAM nasce nel 2016, ma la storia del luogo è molto più antica. Nella sede a Port’Alba c’erano state fin dagli anni ‘70 diversi teatri e associazioni culturali. Noi siamo arrivati quando il luogo era inattivo già da diverso tempo, l’abbiamo rilevato insieme all’Associazione dell’Orso, di cui tutt’ora se ne occupa. 

La sede ci ha conquistato subito e ci siamo gettati a capofitto in questa avventura, solamente dopo abbiamo lavorato alla costruzione dell’identità del TRAM. L’idea è quella di portare avanti un teatro indipendente che si propone di promuovere scambi internazionali e laboratori anche dedicati a non professionisti. È un luogo aperto alla comunità e al territorio, con eventi e serate dedicate al pubblico e alla sua formazione, con incontri su temi specifici». 

Il Teatro TRAM è dunque un luogo di resistenza, riferendoci alla posizione in cui è collocato… 

«Siamo molto legati al territorio in cui viviamo e lottiamo contro la “dispersione” della zona di Port’Alba a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Parliamo infatti di una trasformazione radicale della tradizione del territorio, dove a pagare il conto sono sicuramente le piccole botteghe». 

Cosa ci offre la nuova stagione al Teatro TRAM?  

«Quest’anno abbiamo diviso la programmazione in due sezioni per venire incontro alle piccole compagnie che ospitiamo. Abbiamo dato un’impronta femminile molto forte, sostenendo anche i progetti che spesso si ritrovano a vivere ai “margini” del teatro, sotto il punto di vista della regia. Abbiamo organizzato anche un premio di produzione per opere dirette da donne, con l’intento di andare a colmare il gender gap. La prossima stagione è caratterizzata dagli scambi con diversi teatri italiani; dunque avremo una percentuale alta di spettacoli non napoletani, con il contributo del Teatro dei Limoni di Foggia e il Teatro Franco di Corcia di Pisa. Non mancano ovviamente produzioni nostre che riproporremo, come le Operette Morali e Artemisia». 

Quali sono gli eventi di formazione al pubblico che curate? 

«Nonostante sia stato sospeso per quest’anno l’evento comprende una rete di teatri e festival e il TRAM era l’unico teatro del Meridione ad aver aderito. In questo progetto ogni sezione partecipante si occupava di formare un gruppo di spettatori che avrebbero visto tutta una serie di spettacoli inviati da diverse compagnie teatrali. A seguito di dibattiti, veniva istituito lo spettacolo vincitore che sarebbe poi andato in scena la stagione seguente al TRAM. Ciò che ci interessava era coinvolgere il pubblico, discutere dello spettacolo e dei temi di cui si faceva promotore. Il progetto, italiano ma inserito in una rete europea, si interessava anche al salvaguardare il teatro che anno dopo anno perde sempre fette più massicce di pubblico». 

Non solo puro palcoscenico, ma anche progetti dedicati per la formazione dei nuovi attori. In cosa consistono i vostri corsi di recitazione?  

«Ogni anno portiamo avanti un laboratorio di teatro che si attiva in diversi corsi, sia mattutini che serali. Sono corsi multidisciplinari condotti da diversi docenti storici che collaborano con noi, ognuno a suo modo frequenta il corso annuale e arrivano a giugno con diverse esperienze acquisite. Gli allievi dei corsi hanno un’età molto variabile, proprio per questo viene anche garantito uno scambio intergenerazionale che è sicuramente d’aiuto per la crescita individuale di ogni partecipante». 

Il teatro vivo abbraccia la vostra scena dunque… 

«Assolutamente, il TRAM è il centro di tutta una serie di attività che ruotano intorno al concetto di “teatro da abitare”. Crediamo in un teatro che è vicino al territorio in cui si sviluppa e che impara, attraverso il palcoscenico, a raccontarlo con i suoi pregi e le sue debolezze». 

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *