Nuovo allestimento del Teatro Municipale “Giuseppe Verdi” di Salerno
Sabato 25 maggio ore 18:00 e Mercoledì 29 maggio ore 19:00
Con grande piacere pubblichiamo una recensione dello spettacolo prodotto dal Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno che vede nel direttore d’orchestra Daniel Oren, la punta di diamante di una compagine di grandissimo valore, grazie alla sapiente organizzazione del segretario artistico, Antonio Marzullo, il cui curriculum professionale e artistico lo vede, a soli diciotto anni, entrare a far parte dell’Orchestra del “Teatro San Carlo” di Napoli, seguito da una serie interminabile di successi e riconoscimenti internazionali.
Tosca, opera lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica e musicata da Giacomo Puccini, è un classico della lirica italiana, ma proprio per questo necessita di un costante rinnovamento nel rispetto della tradizione.
In particolar modo, ci fa piacere segnalare la regia di una giovane promessa del teatro e del cinema italiano, Michele Sorrentino Mangini, di cui alleghiamo delle note molto interessanti.
Di seguito, riportiamo l’elenco completo di tutte le figure coinvolte:
Direttore d’Orchestra | Daniel Oren
Regia | Michele Sorrentino Mangini
Maestro del Coro | Tiziana Carlini
Scene e costumi | Flavio Arbetti
Artista Video | Alessandro Papa
Light Designer | Nunzio Perrella
Maestro del Coro di Voci Bianche | Silvana Noschese
Assistente Direttore d’orchestra | Giuseppe Gil
Assistente alla Regia | Francesca Mazzilli
Assistente Artista video | Stella Calculli
ORCHESTRA FILARMONICA SALERNITANA “GIUSEPPE VERDI”
CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO
CORO DELLE VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI”
Personaggi e Interpreti
Floria Tosca Maria Josè Siri
Mario Cavaradossi Gustavo Porta
Il barone Scarpia Sergey Murzaev
Cesare Angelotti Carlo Striuli
Il sagrestano Angelo Nardinocchi
Spoletta Enzo Peroni
Sciarrone Maurizio Bove
Un carceriere Massimo Rizzi
Un pastorello Andrea Della Vecchia
Ambrosino Ayshey Husanait
NOTE DI REGIA
di Michele Sorrentino Mangini
Se esiste un sottile filo che lega il mondo dell’opera a quello del cinema, sicuramente passa dalle opere di Giacomo Puccini: non ci sono opere più cinematografiche di quelle del compositore lucchese. Nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio è trascritto, ben indicati sono i luoghi, i modi e i tempi in cui devono svolgersi le azioni.
Tosca non fa eccezione.
Giacosa in primis si lamentò dell’atipica – e a suo modo teatralmente inadatta a un’opera –
distribuzione delle scene, arrivando a scrivere a Ricordi che “nel primo atto sono tutti duetti.
Tutti duetti (tranne la scena della tortura) nel secondo atto. Il terzo atto è un solo interminabile duetto. […] Il guaio più grave sta in ciò che la parte, dirò così, meccanica, cioè il congegno dei fatti che formano l’intreccio, vi ha troppo prevalenza a scapito della poesia.”
Lì dove Giacosa vedeva dei limiti drammaturgici, Puccini ci vide invece quella che forse è l’opera più cinematografica di tutte, e, nonostante qualche piccolo cambiamento successivo e le inevitabili critiche, Tosca resta l’opera di Puccini meno toccata da revisioni successive alla prima edizione.
Scriveva ancora Giacosa che nella sua versione teatrale Tosca “è dramma riservato alla virtuosità di qualche attrice eccezionale”, così è anche l’opera, densa di momenti intimi, fortemente emotivi e drammatici, e anche in questo caso non aveva, forse, tutti i torti, visto la centralità enorme che hanno i tre protagonisti, Tosca, Cavaradossi e Scarpia, i cui interpreti hanno il compito di mettere in scena le sfumature, quelle sì, eccezionali, dei loro caratteri.
Coraggioso e leale Cavaradossi, forte e allo stesso tempo fragile Tosca, affrontano quella che è una delle personificazioni più crudele del Male: Scarpia, per cui Sardou si era ispirato a due persone realmente esistite, Gherardo Cucci, detto Sciarpa, e Vincenzo Speciale, due degli uomini più temuti di Roma e del loro tempo, soprattutto il secondo, di cui citerò un episodio: durante un interrogatorio di un uomo, chiamato Antonio Velasco, Speciale lo aveva messo alle strette: i nomi dei complici o sarebbe stato mandato a morte.
A causa del caldo, c’era però una finestra aperta nella stanza, da cui il prigioniero preferì lanciarsi e morire gridando “J’y vais! Mais non pas sur ton ordre” (Ci vado, ma non per ordine tuo), molto simili alle ultime parole di Floria Tosca nella tragedia di Sardou “J’y vais, canailles”.
Più che una coincidenza…
Non ho potuto fare a meno, quindi, di restarle fedele il più possibile all’opera e alle intenzioni di Puccini, cercando di assecondarla nelle sue inclinazioni, seguendone i suggerimenti, le didascalie e la musica provando a portare, con l’uso di qualche tecnologia e di qualche videoproiezione, un pò di cinema nell’opera.
di Angelo Morlando
Foto gentilmente concesse dal Teatro Giuseppe Verdi di Salerno