A piccoli passi il Sudan si muove verso la conquista della libertà dell’individuo.
Lo Stato arabo-africano figurava nella lista di quei Paesi che punivano con la morte le relazioni con persone dello stesso sesso e, a proposito di questo, il vicedirettore esecutivo di OutRight Action International, Maria Sjödin, ha commentato così la notizia: “È sorprendente che oltre un terzo dei paesi del mondo continui a criminalizzare l’amore omosessuale e ancor più sconcertante che si prescriva la pena di morte per intimità consensuale. È incoraggiante che da oggi quel numero sia stato ridotto di uno. Possiamo solo sperare che seguirà la depenalizzazione dell’amore LGBT”.
“Libertà, pace e giustizia” è la promessa della rivoluzione sudanese che ha rovesciato la dittatura militare e portato alla conquista di grandi risultati dopo mesi e mesi di manifestazioni oceaniche mosse da queste tre parole.
L’organo collegiale che presiede la transizione democratica del paese africano, il Consiglio sovrano del Sudan, ha approvato il 9 luglio una storica serie di riforme che modificano il sistema giuridico del paese. I provvedimenti cancellano la pena di morte per la “sodomia” dall’articolo 148 del codice penale. La criminalizzazione dell’atto, tuttavia, non viene eliminata. La pena detentiva va dai cinque anni di reclusione per la prima condanna, e fino ai sette per la seconda. La terza condanna per la sodomia (definita come l’inserimento del glande nell’ano di una persona, indipendentemente dal suo sesso) prevederà, quindi, “solo” l’ergastolo. È stata anche completamente cancellata la pena accessoria di 100 frustate per entrambe le prime due condanne.
Tra le conquiste figurano anche l’abolizione della pena di morte per apostasia e l’introduzione del diritto a bere alcolici per i non musulmani.
Cambiamenti significativi si sono verificati anche nell’ampliamento dei diritti delle donne. Non solo le mutilazioni genitali diventano reato, ma le donne non sono più obbligate a indossare il velo e possono viaggiare fuori e dentro il Sudan da sole o con i figli senza il permesso del marito.
di Rossella Schender