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Sud Idea – Nextome, la tecnologia di localizzazione indoor made in Puglia

Angelo Velardi 14/01/2022
Updated 2022/01/12 at 3:11 PM
5 Minuti per la lettura

Sud Idea è la ricerca di idee valide nate nel meridione. Invenzioni, innovazioni, scoperte, imprese, startup: eccellenze dalla parte “bassa” dello stivale. Nextome è una PMI innovativa nata nel 2014 da un’idea di quattro colleghi universitari pugliesi che – dando seguito alle idee delle loro tesi di laurea – hanno sviluppato un sistema che integra diverse tecnologie per fornire soluzioni di localizzazione in spazi interni.

Indice
Domenico Colucci – che insieme a Vincenzo Dentamaro, Giangiuseppe Tateo, Marco Bicocchi Pichi compone il management team – ci ha raccontato la genesi di Nextome.«Una delle nostre prime idee era nell’ambito dei musei: permettere la localizzazione in strutture ampie, ma chiuse come possono essere quelle museali, per migliorare la fruizione delle opere d’arte. Poi, il mercato ha richiesto l’utilizzo della nostra tecnologia nel mondo dell’industria.Avendo una tecnologia di localizzazione che funziona indoor, dove il GPS non ha copertura di segnale, lavoriamo tanto all’interno delle fabbriche, degli ospedali, dei centri commerciali, delle fiere.Alcuni di questi settori a causa del Covid hanno subito forti battute d’arresto – come, per esempio, le fiere – mentre in altri è stata ancora più richiesta la nostra tecnologia, come negli ospedali, per il tracciamento di pazienti infetti, o negli uffici, per lo smart working».Un’idea che apre a mille opportunità e mille applicazioni. «Ci sentivamo stretti nelle aziende in cui lavoravamo. Eravamo e siamo molto creativi e abbiamo deciso di provare a sviluppare una nostra idea, da giovani spregiudicati che poi si sarebbero scontrati con la realtà.In Italia dare vita ad un’impresa nuova e digitale è veramente complesso, eppure noi siamo tornati da Milano per provarci e farlo nella nostra terra. Avevamo studiato le tecnologie di localizzazione e ci siamo chiesti come mai non si era riuscito a creare un sistema indoor, quali erano i limiti tecnologici, i problemi irrisolti. La nostra è una proposta di soluzione su cui abbiamo provato a capire come poter fare impresa».Spesso il binomio impresa-sud è foriero di critiche, rimpianti, mentre Nextome è testimone di un intervento riuscito da parte dell’amministrazione pubblica. «C’era la possibilità di accedere ad un finanziamento della Regione Puglia, a patto che l’impresa fosse ubicata sul territorio regionale. Un’operazione lungimirante e intelligente. Ci siamo aggiudicati i 30.000 euro messi a disposizione che ci hanno permesso di partire, di dare il via al nostro sogno».Un sogno che ha preso corpo grazie alla determinazione di quattro giovani che non si sono arresi alle logiche di una società che troppo spesso svilisce il talento, che non hanno provato a trovare colpevoli, ma si sono rimboccati le maniche. «Non è facile, il territorio non offre tantissimo, ma non si può nemmeno dire che non offra nulla.Viaggiare apre la mente, fa vedere altre realtà e fa assumere più consapevolezza sulla propria. Non possiamo aspettarci sempre che venga qualcuno a cambiare le cose, bisogna anche essere propositivi. Lamentarsi in continuazione non risolve nulla. Si devono fare dei tentativi: non sempre andranno a buon fine, ma quantomeno bisogna provare a fidarsi delle proprie idee».Oggi Nextome è una realtà di una ventina di persone che fattura più di un milione e mezzo di euro. «I nostri clienti sono internazionali. Abbiamo la base in Puglia, ma lavoriamo in Giappone, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, pur restando fondamentalmente a casa nostra.I nostri clienti sono, in gergo, system integrator, cioè realtà che non fanno altro che sviluppare la soluzione per il cliente finale, utilizzando la nostra tecnologia. Acquistano ore di formazione, semilavorati e servono i clienti finali che sono fabbriche, musei, centri commerciali, ospedali. Oggi, ad esempio, lavoriamo con la base aerospaziale europea, con il CERN di Ginevra.Siamo orgogliosi della nostra tecnologia, come lo siamo per il fatto che in un settore in cui è forte il turn over, abbiamo un tasso di persone che sono andate via dal nostro progetto pari allo 0%. Probabilmente significa che siamo riusciti a creare un’opportunità seria e credibile nella nostra terra!».
Domenico Colucci – che insieme a Vincenzo Dentamaro, Giangiuseppe Tateo, Marco Bicocchi Pichi compone il management team – ci ha raccontato la genesi di Nextome.
«Una delle nostre prime idee era nell’ambito dei musei: permettere la localizzazione in strutture ampie, ma chiuse come possono essere quelle museali, per migliorare la fruizione delle opere d’arte. Poi, il mercato ha richiesto l’utilizzo della nostra tecnologia nel mondo dell’industria.
Avendo una tecnologia di localizzazione che funziona indoor, dove il GPS non ha copertura di segnale, lavoriamo tanto all’interno delle fabbriche, degli ospedali, dei centri commerciali, delle fiere.
Alcuni di questi settori a causa del Covid hanno subito forti battute d’arresto – come, per esempio, le fiere – mentre in altri è stata ancora più richiesta la nostra tecnologia, come negli ospedali, per il tracciamento di pazienti infetti, o negli uffici, per lo smart working».
Un’idea che apre a mille opportunità e mille applicazioni. «Ci sentivamo stretti nelle aziende in cui lavoravamo. Eravamo e siamo molto creativi e abbiamo deciso di provare a sviluppare una nostra idea, da giovani spregiudicati che poi si sarebbero scontrati con la realtà.
In Italia dare vita ad un’impresa nuova e digitale è veramente complesso, eppure noi siamo tornati da Milano per provarci e farlo nella nostra terra. Avevamo studiato le tecnologie di localizzazione e ci siamo chiesti come mai non si era riuscito a creare un sistema indoor, quali erano i limiti tecnologici, i problemi irrisolti. La nostra è una proposta di soluzione su cui abbiamo provato a capire come poter fare impresa».
Spesso il binomio impresa-sud è foriero di critiche, rimpianti, mentre Nextome è testimone di un intervento riuscito da parte dell’amministrazione pubblica. «C’era la possibilità di accedere ad un finanziamento della Regione Puglia, a patto che l’impresa fosse ubicata sul territorio regionale. Un’operazione lungimirante e intelligente. Ci siamo aggiudicati i 30.000 euro messi a disposizione che ci hanno permesso di partire, di dare il via al nostro sogno».
Un sogno che ha preso corpo grazie alla determinazione di quattro giovani che non si sono arresi alle logiche di una società che troppo spesso svilisce il talento, che non hanno provato a trovare colpevoli, ma si sono rimboccati le maniche. «Non è facile, il territorio non offre tantissimo, ma non si può nemmeno dire che non offra nulla.
Viaggiare apre la mente, fa vedere altre realtà e fa assumere più consapevolezza sulla propria. Non possiamo aspettarci sempre che venga qualcuno a cambiare le cose, bisogna anche essere propositivi. Lamentarsi in continuazione non risolve nulla. Si devono fare dei tentativi: non sempre andranno a buon fine, ma quantomeno bisogna provare a fidarsi delle proprie idee».
Oggi Nextome è una realtà di una ventina di persone che fattura più di un milione e mezzo di euro. «I nostri clienti sono internazionali. Abbiamo la base in Puglia, ma lavoriamo in Giappone, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, pur restando fondamentalmente a casa nostra.
I nostri clienti sono, in gergo, system integrator, cioè realtà che non fanno altro che sviluppare la soluzione per il cliente finale, utilizzando la nostra tecnologia. Acquistano ore di formazione, semilavorati e servono i clienti finali che sono fabbriche, musei, centri commerciali, ospedali. Oggi, ad esempio, lavoriamo con la base aerospaziale europea, con il CERN di Ginevra.
Siamo orgogliosi della nostra tecnologia, come lo siamo per il fatto che in un settore in cui è forte il turn over, abbiamo un tasso di persone che sono andate via dal nostro progetto pari allo 0%. Probabilmente significa che siamo riusciti a creare un’opportunità seria e credibile nella nostra terra!».

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