La Commissione Europea ha raggiunto uno storico accordo, fissando un tetto comune al prezzo del gas per megawattora.
Si parla di price cap: una locuzione utilizzata per indicare una regolazione dei prezzi dei servizi pubblici, volta a vincolare il tasso di crescita di un aggregato di prezzi o tariffe.
Come funziona il price cap sul gas
Il meccanismo della price cap sul gas parte a 180 euro al megawattora, ma con una seconda condizione: per la sua attivazione si prevede che lo spread tra il prezzo del gas sull’indice di riferimento Ttf di Amsterdam e il prezzo medio sugli altri mercati globali superi i 35 euro per tre giorni lavorativi di fila. Per questo si parla di «limite di offerta dinamica» fissata a 145 euro. Se il prezzo di riferimento del Gnl è inferiore a questa soglia, il tetto rimarrà alla somma di 145 euro e 35 euro, ovvero 180 euro a megawattora.
La fumata bianca sul price cap alla fine è arrivata
L’accordo è stato raggiunto durante l’ultimo incontro del Consiglio Affari Energia disponibile nel 2022 e dell’importanza di trovare un compromesso sul tema, i leader europei si erano espressi anche nelle scorse settimane:
«Il pacchetto energia che comprende anche la piattaforma comune per gli acquisti del gas e la solidarietà tra Paesi membri in caso di emergenza delle forniture va finalizzato».
Nonostante la difficoltà di trovare l’intesa, alla fine un accordo è arrivato.
A metà della riunione, la presidenza ceca ha avanzato la proposta che è stata utile per raggiungere il compromesso: «tetto al costo del gas se il prezzo all’ingrosso supera i 180 euro per MWh per tre giorni lavorativi e sarà superiore di 35 euro al prezzo del Gnl sui mercati globali».
Un accordo non del tutto privo di complicazioni
Una vera concordia non è stata possibile. Vari sono i leader che non credono nell’efficacia della misura. Ci sono infatti tre condizioni che rendono il meccanismo complicato da attuare e implementare.
- Prezzo fissato a 180 euro per megawattora;
- Si dovrà superare per 3 giorni consecutivi per farlo scattare;
- La differenza di prezzo con il Gnl dovrà essere superiore a 35 euro;
Nello specifico, l’Ungheria ha votato contro e il suo ministro degli Esteri Peter Szijjarto ha lasciato in anticipo la riunione dichiarando: «Saremo liberi su eventuali modifiche al contratto per le forniture di gas con la Russia, senza notificarlo alla Commissione». Mentre, Olanda e Austria si sono astenute.
180 euro al megawattore. Un prezzo alto o basso?
L’intesa sul price cap prevede un elemento dinamico riferito al prezzo medio del Gnl. Per tutelare l’attrattività del mercato energetico continentale e scongiurare la fuga delle forniture verso l’Asia.
Il presidente dell’Autorità per l’Energia Stefano Besseghini ha spiegato: «gli stoccaggi non sono messi malissimo ma questo non ci metterà al riparo da un rincaro». Il tetto a 180 euro, secondo il presidente di Arera è «sicuramente più basso di quello con cui si era cominciata la discussione. Ma rimane alto rispetto ai prezzi industriali. Vediamo come reagisce il mercato e che effetti si determineranno nel medio periodo. Certamente in qualche maniera gli scambi saranno mitigati».
Secondo gli esperti l’applicazione non sarà facile, i mercati non lo accetteranno. E se pensiamo di vedere veri effetti sul prezzo, bene questi non ci saranno, se non in prospettiva.
Pertanto le bollette non diminuiranno e si prevede un nuovo aumento già a gennaio 2023.
Solo la prospettiva di un taglio dei consumi potrà aiutare a calmierare i prezzi e a cancellare la dipendenza dalla Russia.