«La poesia oggi è spesso quella che non porta questo nome. Si nasconde, si fa percepire, si intrufola nella nostra vita e cerca le nostre attenzioni. È come una pianta che necessita di acqua. Se noi la innaffiamo crescerà e sarà florida, altrimenti cercherà nutrimenti lontano da noi. La si può trovare in tutti i contesti, basta avere gli occhi adatti e un po’ di sensibilità. Al resto ci penserà lei». Così si esprime Andrea Masiero, autore di un progetto chiamato Stendiversomio, che porta versi poetici per le strade cittadine, a mo’ di cartelli stradali. È a Napoli che notiamo uno di questi cartelli; precisamente in Via Settembrini, nei pressi del Museo Madre. Arte e Poesia, l’una accanto all’altra, rispecchiano ciò che nella città partenopea si respira ovunque, mescolandosi a profumi e sapori della tradizione. «Lo Stendiversomio è il titolo di una breve poesia che scrissi nel 2011, ad oggi tutt’ora sconosciuta – afferma Andrea – il distico con cui inizia è “Scrivo parole confuse nel tempo si aggrappano tutte al soffio del vento”. Iniziai la mia avventura nel 2014 per le strade e decisi fin da subito di utilizzare questo neologismo per il suo fascino e l’ambiguità che emanava. Il termine si è imposto da sé con tutto il suo fascino e l’onda lunga dei suoi molteplici significati: stendere i versi, stendibiancheria, versuro (‘aratro’ in dialetto padovano). La poesia errante è la mia vita, pertanto entra nei rapporti umani quotidiani nei modi più disparati senza necessitare di quelle collaborazioni standard come le intendiamo generalmente».
Un progetto che coinvolge vari luoghi: «Inizialmente agivo in quelle città con cui ho avuto un rapporto simbolico importante, ma poi ho voluto allargare l’orizzonte perché non mi bastavano più. Ho bisogno di continuare ad errare oltre i limiti personali con cui troppo spesso ho a che fare. I miei e i nostri. Quindi continuo a raccontare storie che, a volte sono più personali, altre volte più collettive. I versi ‘stesi’ del bucato poetico sono quelli più intimi, frammenti di vita con cui devo continuare a confrontarmi perché, pur essendo legati a storie precise, hanno una valenza molto più ampia ed esistenziale. Le zone in cui intervengo sono sempre molto improvvisate. Lavoro molto a canovaccio. Le città sono il mio canovaccio».
Le poesie sono tutte dell’autore, le prende dallo Stendiversomio, ovvero il suo inconscio. «Tutta la fase creativa iniziale ha una matrice inconscia a cui successivamente cerco di dare una cornice più razionale. Le poesie le scrivo ovunque e in qualsiasi momento, senza chiamarle a comando. Anzi, sono loro che mi tirano per la giacchetta. Una volta che diventano inchiostro valuto quali funzionano e dove potrebbero prendere vita negli spazi urbani».
La poesia è terapeutica «nella misura in cui una persona la scrive con quelle intenzioni; tuttavia, esprimersi ha sempre una grossa componente terapeutica perché è come estrinsecare una parte di se stessi. Così facendo ci si denuda in un certo modo, ci si alleggerisce e ci si confronta con parti sconosciute di noi». Quando chiediamo all’autore dello Stendiversomio di fornirci qualche dettaglio biografico ci risponde così: «La mia biografia è scritta in ogni verso che trapela nelle tracce che lascio. Ma Rea è una evoluzione e una sintesi di MAsiero andREA nato nella provincia di Padova e arrivato oggi ad avere una vita stabile a Bologna. Un veneto-emiliano che ha ancora molta strada da fare. La strada della poesia errante».
di Teresa Lanna