Il Presidente nazionale della FAI, Luigi Ferrucci, ci racconta la nostra Castel Volturno e la piaga del racket
Questo riconoscimento che significato può assumere per Lei e per la Comunità?
«Secondo me la grande importanza di questo premio sta nel voler far emergere anche le storie di chi si impegna, le storie positive, le storie fatte di rete e di cammino condiviso, storie che dimostrano che una realtà diversa è possibile. Il fatto poi di aver voluto premiare me, ovviamente mi fa enorme piacere e mi dice di continuare a percorrere questa strada.
È un premio che ovviamente condivido con tanti amici di viaggio».
L’emergenza Covid che ripercussioni ha avuto sulla “piaga” del racket?
«La crisi pandemica ha esposto soprattutto al rischio di sovra indebitamento e usura tanti operatori economici e semplici cittadini, per i quali la mancanza di liquidità costituisce, credo, la principale criticità. Io non sono uno di quelli che lamenta l’assoluta mancanza di interventi economici e legislativi, anzi sono stati messi in campo diversi strumenti per venire incontro a tale situazione con i vari decreti di sostegno. Tuttavia, si doveva e si deve fare di più, altrimenti il rischio è che le organizzazioni criminali, che non hanno certo problema di fondi o di intoppi burocratici, arrivino sempre prima dello Stato, con tutte le conseguenze del caso.
Il discorso è invece un po’ diverso per quanto riguarda il racket delle estorsioni, dato che durante la chiusura forzata delle attività, ovviamente, non si poteva girare a chiedere il pizzo se non a quelle tipologie di attività rimaste aperte. La nostra preoccupazione era che, una volta decretata la riapertura, le organizzazioni criminali si sarebbero ripresentate in maniera ancora più aggressiva per ristabilire il proprio dominio, cosa che riteniamo si stia avverando in vari territori. Infine, altro grande tema è quello delle infiltrazioni ancora più pesanti delle mafie nell’economia legale, attraverso l’acquisizione di imprese in difficoltà per la crisi da Covid-19».
Cosa serve per portare avanti questa battaglia?
«Bisogna che altri attori della società civ6ile facciano di più, c’è bisogno che il mondo produttivo e le sue associazioni di categoria ci diano una mano, c’è bisogno che la politica faccia di più rendendo i nostri territori terreni fertili per i nostri giovani. C’è bisogno che ogni cittadino capisca che l’unica strada da percorrere è quella della legalità, sempre, in ogni comportamento quotidiano e in ogni cosa apparentemente di poca importanza.
Per quanto riguarda la FAI, noi siamo operatori economici che in maniera volontaria, forti della esperienza personale di vittime di estorsione o usura di molti, si impegnano affinché tanti colleghi si decidano a denunciare, facendolo in seno a una rete che mai li lascerà soli».
Dall’inizio del Suo percorso, ha notato un’evoluzione nel pensiero dell’opinione pubblica?
«Se penso ad alcuni territori, certamente la differenza è notevole. La stessa Castel Volturno, pur con i suoi problemi, è una realtà lontana anni luce da quella che conoscevamo nel periodo in cui ho denunciato, anni in cui la parola camorra a stento si poteva pronunciare. Tutto ciò mi dà la forza di sostenere questo grande impegno e andare avanti. Per quanto riguarda l’opinione pubblica, ebbene anche in quartieri difficili di tante città ho la netta impressione che ci sia una diversa consapevolezza, una voglia di riscatto da parte di giovani e associazioni».
Cosa direbbe a quei giovani imprenditori che accettano di avviare le proprie attività nel nostro territorio?
«Direi subito non di “accettare” di avviare l’attività a Castel Volturno, ma di “volerlo” con convinzione. È un luogo che ha tante potenzialità, ha bisogno solo di forze positive. Sono fermamente convinto che una delle concause che può determinare il declino di un luogo è l’approssimazione della classe produttiva e del commercio, con la presenza di attività commerciali che non rispettano le regole e che non si preoccupano del fatto di essere anch’essi il biglietto da visita di un territorio.
Qui c’è il mare, la pineta, c’è spazio e dei tramonti bellissimi: bisogna esigere che tutto ciò venga valorizzato e non più violentato come vediamo da troppo tempo. Si deve insistere, fare la propria parte ed esigere che gli altri facciano altrettanto: si può fare, si deve fare».
di Simone Cerciello
TRATTO DA MAGAZINE INFORMARE
N°1 – SPECIALE PREMIO D’ECCELLENZA CITTÀ DI CASTEL VOLTURNO