Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si è fatto promotore di un convegno di gran rilevanza e per la cui sede è stata scelta Castel Volturno: città simbolo di enormi potenzialità che hanno avuto difficoltà ad emergere a causa di un connubio tra malagestione politica e criminalità organizzata. Il convegno ha un titolo emblematico: “La valorizzazione del territorio: il ruolo della società civile e il contributo del magistrato”. Ad esplicitare questo tema autorevoli relatori del mondo della magistratura e dell’avvocatura. Di seguito l’intervento del Presidente associazione FAI antiracket – antiusura Castel Volturno Massimiliano Noviello:
«Il mio impegno nasce nel 2001, quando da titolare di un’autoscuola con mio padre denunciammo una richiesta estorsiva da parte della malavita e successivamente partecipammo attivamente all’arresto. Andammo avanti con l’attività e solo dopo ci rendemmo conto dell’isolamento sociale che si era creato attorno a noi. A 7 anni dalla denuncia, maggio del 2008, mio padre viene assassinato con oltre 22 colpi d’arma da fuoco.
Non è facile potervi comunicare il dolore e la rabbia che si prova nel vedere un sessantaquattrenne in quelle condizioni. Due allora erano le cose da fare: o mi chiudevo in me stesso o cercavo di trasformare questo dolore in forza ed impegno. Ed è per questo che quando mi si presentò davanti l’occasione di far parte dell’Associazione Antiracket ne fui felice, perché mi si stava dando l’opportunità di dare una mano: quell’aiuto che avrei tanto voluto io.
L’associazione Antiracket evita l’isolamento dell’imprenditore perché incontra altre figure che hanno riscontrato le stesse problematiche ed esperienze. Li accompagniamo nella denuncia, garantendo assistenza legale, commerciale e psicologica gratuita. Ad oggi c’è un fondo di solidarietà per le vittime del racket: la legge 44 del 1999, che non tutti conoscono, ti risarcisce fino a un danno di un milione e mezzo di euro; la domanda va fatta entro 120 giorni dall’evento ed entro l’arco di un anno vengono restituite le somme.
La maggior parte degli operatori economici arrivano alla FAI tramite le istituzioni che dirigono gli imprenditori verso la nostra associazione. Sulla figura di mio padre bisognerebbe riflettere, in primis sul perché è morto e poi su cosa non è stato fatto. Ad oggi le denunce sono sempre poche ed è per questo che stiamo promuovendo il consumo critico: pago chi non paga.
C’è così l’opportunità di aiutare le imprese che hanno avuto senso di responsabilità, tipo: se tu fai una donazione di 5 euro, ti verrà dato un buono che potrai spendere in un bar che ha aderito all’associazione antiracket. Così non solo paghi chi non paga, ma hai la possibilità di conoscere direttamente l’imprenditore che ha denunciato, fargli delle domande sulla sua storia e dargli materialmente il tuo supporto. In tal senso si aggira quell’isolamento sociale che è la condanna per gli operatori economici che scelgono di contrastare apertamente la mafia».
Le sue dichiarazioni per Magazine Informare
Un evento che ha un forte impatto sul territorio. Vedere qui figure istituzionali legate al mondo della magistratura dà concretezza a ciò che fin troppo spesso si dice sempre a parole. Cosa rappresenta quest’evento per un’associazione, come la vostraa, che si occupa di antiracket e antiusura?
«È un evento importante perché avvicina la magistratura alle associazioni del territorio e serve a veicolare un messaggio: le istituzioni non sono delle figure astratte, ma sono fatte di persone ed è quindi un momento di confronto e di crescita».
La vostra associazione opera attivamente sul territorio di Castel Volturno, che viene talvolta definito “abbandonato” a sé stesso da parte delle istituzioni. Secondo la vostra esperienza, quanto avete percepito la vicinanza di quest’ultime?
«Noi diciamo sempre che più forte è l’associazione quanto più forte è il contatto con le istituzioni. Io sostengo e affermo che la nostra forza è il rapporto con le istituzioni: perché quando un imprenditore è in difficoltà, noi ci rivolgiamo a quest’ultime, garantendo assistenza legale e psicologica. Eventualmente la persona avesse subito un danno economico, gli diamo accesso al fondo di solidarietà delle vittime di racket e usura. Noi camminiamo a pari passo con le istituzioni, non a caso se l’imprenditore ha bisogno anche di una vigilanza dinamica, ci interfacciamo con le autorità del posto.
Spesso si tende ad additare agli altri e in particolare alle istituzioni. Io pongo sempre una domanda: tu cosa sei disposto a fare per il tuo territorio? Io nel mio piccolo do il mio contributo. Come Presidente dell’Associazione Antiracket sto cercando di seminare degli anticorpi sul territorio, facendo capire che l’unica strada da percorrere è questa qua: denuncia e legalità.
Le istituzioni possono svolgere un’azione repressiva, ma poi c’è bisogno dell’aiuto e partecipazione della cittadinanza».