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Social media e bambini: sono in aumento i rischi per colpa dei genitori

Cristina Siciliano 26/04/2023
Updated 2023/04/25 at 11:22 PM
4 Minuti per la lettura

Oggigiorno è diventato un gesto naturale e spontaneo quello di condividere con gli altri le immagini dei propri figli. Ma quando le foto finiscono sui social i problemi sono in agguato. Tutto questo perché la rete, infatti, non è un ambiente del tutto protetto né tantomeno sicuro.  Secondo l’analisi di SecurityORG, negli Stati Unti il 75% dei genitori ammette di mettere sui social media contenuti riguardanti i propri bambini e nell’80% dei casi vengono utilizzati i nomi reali dei minori. Meno del 25% degli intervistati ha dichiarato di aver chiesto il permesso ai figli per la condivisione delle loro immagini.

Nell’ultimo periodo, a lanciare l’allarme sui rischi che possono correre i minori a seguito di un’esposizione così massiccia alle insidie del web è la Sip, la Società Italiana di pediatria, a fronte dei dati emersi dallo studio dell’European pediatrics association, pubblicato sul sito della rivista scientifica Journal of Pediatrics.

Parliamo, quindi, del fenomeno dello sharenting: neologismo che mette insieme due termini inglesi share (condividere) e parenting (genitorialità), si riferisce proprio all’abitudine da parte dei genitori di pubblicare online immagini e video dei propri figli. Un comportamento tutt’altro che occasionale.

Social media e bambini: il fenomeno dello “sharenting”

Lo studio evidenzia che, in media, l’81% dei bambini che vive nei paesi occidentali ha una qualche presenza online prima dei 2 anni, percentuale che negli Usa è pari al 92%, mentre in Europa si attesta al 73%. Questi dati sono la dimostrazione che entro poche settimane dalla nascita, il 33% dei bambini ha proprie foto e informazioni pubblicate online. E un numero crescente di bambini nasce digitalmente ancor prima della nascita naturale.

Pertanto, si stima anche che un quarto dei bambini abbia un qualche tipo di presenza online prima di venire al mondo. Negli Stati Uniti, il 34% dei genitori pubblica abitualmente ecografie online, percentuale che in Italia si attesta al 15%.

Quali sono i rischi e i pericoli

I rischi sono tutt’altro che banali. La tutela della sfera intima e familiare dovrebbe rappresentare, dunque, una priorità. Tra i rischi della condivisione social di contenuti privati c’è quello che questi finiscano su siti pedopornografici. Un’indagine condotta dall’e-Safety Commission australiana ha evidenziato come circa il 50% del materiale presente su questi siti provenga dai social media.

Le foto e i video difficilmente si possono cancellare una volta che vengono pubblicati. Un problema che però potrebbe avere conseguenze anche più ravvicinate come dimostrano i fenomeni di cyberbullismo che colpiscono i minori. Alzando i livelli di minaccia, la condivisione di materiali legati ai minori può consentire ai criminali di mettere in atto tentativi di adescamento online. Come? Semplicemente utilizzando le immagini dei più piccoli per aprire falsi profili online. Questa pratica è nota anche con il termine inglese grooming. Da qui al furto d’identità digitale il passo è breve.

E in limbo infernale ci sono altri due pericoli terrificanti: la possibilità che le immagini dei nostri vigli vengano utilizzate per alimentare lo scambio di materiali pedopornografici, fino al sequestro di persona.

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