Settimo Senso è in scena al Teatro San Ferdinando

Mina Grasso 23/11/2022
Updated 2022/11/23 at 10:51 AM
5 Minuti per la lettura

Inaugura al Teatro San Ferdinando lo spettacolo Settimo Senso, ispirato alla figura di Moana Pozzi, porno-attrice del cinema degli anni ’80 e ’90, in una scrittura teatrale di Ruggero Cappuccio con la regia al femminile di Nadia Baldi, fondatrice del Teatro Segreto del quale lo spettacolo porta la firma.

L’attrice sulla scena in teatro è la sensuale Euridice Axen e lo spettacolo venne presentato per la prima assoluta nel 2020, nel corso del Campania Teatro Festival, Festival appunto diretto fin dal 2016 da Ruggero Cappuccio.

Settimo Senso: note di regia

Si legge nelle note di regia di Nadia Baldi: «parlare di personaggi famosi che hanno attraversato l’immaginario erotico collettivo –è sempre delicato. Ma io ho voluto cogliere, attraverso questa strana storia di seduzione tra una porno-diva e un uomo, tutto quello che può passare come messaggio trasversale. Attraverso le parole del personaggio femminile che aprono ad una possibile analisi critica sulla pornografia, tocchiamo quelli che sono i più profondi, ancestrali e arditi sensi che muovono il potere e la violenza dell’essere umano».

Moana sviluppa nella conversazione con lo scrittore-giornalista tematiche che toccano argomenti come la menzogna, le guerre, l’Africa, i naufragi e la morte dei bambini e punta il dito contro certe attività di partito, contro chi piazza le proprie mogli in Parlamento, contro le finte missioni di pace. Questa è la vera pornografia, pornografia come piacere del singolo. Mentre, al contrario, Moana descrive se stessa come un gioco: «il mio corpo si è manifestato nel gioco. Il gioco per il gioco, un corpo al servizio del gioco».

foto Mina Grasso

Il racconto del 2011

Lo spettacolo “Settimo Senso” nasce da un racconto di Ruggero Cappuccio e narra l’incontro notturno tra la porno-diva e un giornalista: «Lei vuole credere che sia io? Si accomodi». Il dialogo immaginario tra i due personaggi si svolge in costiera, e Moana in abito rosso e sorseggiando latte e menta parla di sé, del mondo, e di Amalfi, della quale racconta la bellezza della spiaggia, dei giardini e delle terrazze, e di una sacralità violata. E aggiunge: «quello che posso dirle sulla mia vita è che il mio corpo è stato un distributore di oblìo, un’accensione, l’oppio innocente di chi cercava la morbosità dove non c’era. È stato osceno per chi desiderava vederlo osceno e purissimo per chi desiderava la purezza. Forse, io non sono mai esistita negli occhi degli altri. Gli altri vedevano ciò che avevano deciso di vedere».

foto Mina Grasso

Gli autori e le musiche

E’ una donna di cultura Moana, sul palco parla di Goethe e Stendhal, di Foscolo, di Fitzgerald, cita “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes, declama i versi di “A Silvia” di Leopardi. Tutti dicono ma non sanno, solo chi sa si abbandona al profondo. E questo abbandono nasce dall’esperienza. I sensi trovano completamento in un Settimo Senso, nella percezione per il proprio essere, nella comunione con gli altri esseri.

Anche le musiche ripercorrono sentieri sensuali e attraversano il mondo femminile. Sul palco riecheggiano le note di Bang Bang di Nancy Sinatra, di I wanna be in love with you nella voce sensuale di Marilyn Monroe, della trasgressiva Je t’aime… moi non plus cantata da Jane Birkin, e di Casta Diva di Maria Callas. E’ uno spettacolo che mette al centro del palco la donna, il suo corpo e la sua libertà, la sua autodeterminazione sessuale.

Forse, chi ascolta il dialogo vorrà ancora una volta rubare qualcosa, ed è già pronto a tradire, a raccontare: vorrà dire a tutti che Moana è ancora viva, che l’ha incontrata. Ma Moana con la sua bellezza innocente e sexy attraversa davvero il tempo, va oltre la morte. Fa quello che vuole del suo corpo. E chiede un’ultima cosa al giornalista, che suggella la notte di racconto: «Si ricordi di aggiungere, che ho fatto tutto innocentemente».

foto Mina Grasso

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