Inaugura al Teatro San Ferdinando lo spettacolo Settimo Senso, ispirato alla figura di Moana Pozzi, porno-attrice del cinema degli anni ’80 e ’90, in una scrittura teatrale di Ruggero Cappuccio con la regia al femminile di Nadia Baldi, fondatrice del Teatro Segreto del quale lo spettacolo porta la firma.
L’attrice sulla scena in teatro è la sensuale Euridice Axen e lo spettacolo venne presentato per la prima assoluta nel 2020, nel corso del Campania Teatro Festival, Festival appunto diretto fin dal 2016 da Ruggero Cappuccio.
Settimo Senso: note di regia
Si legge nelle note di regia di Nadia Baldi: «parlare di personaggi famosi che hanno attraversato l’immaginario erotico collettivo –è sempre delicato. Ma io ho voluto cogliere, attraverso questa strana storia di seduzione tra una porno-diva e un uomo, tutto quello che può passare come messaggio trasversale. Attraverso le parole del personaggio femminile che aprono ad una possibile analisi critica sulla pornografia, tocchiamo quelli che sono i più profondi, ancestrali e arditi sensi che muovono il potere e la violenza dell’essere umano».
Moana sviluppa nella conversazione con lo scrittore-giornalista tematiche che toccano argomenti come la menzogna, le guerre, l’Africa, i naufragi e la morte dei bambini e punta il dito contro certe attività di partito, contro chi piazza le proprie mogli in Parlamento, contro le finte missioni di pace. Questa è la vera pornografia, pornografia come piacere del singolo. Mentre, al contrario, Moana descrive se stessa come un gioco: «il mio corpo si è manifestato nel gioco. Il gioco per il gioco, un corpo al servizio del gioco».

Il racconto del 2011
Lo spettacolo “Settimo Senso” nasce da un racconto di Ruggero Cappuccio e narra l’incontro notturno tra la porno-diva e un giornalista: «Lei vuole credere che sia io? Si accomodi». Il dialogo immaginario tra i due personaggi si svolge in costiera, e Moana in abito rosso e sorseggiando latte e menta parla di sé, del mondo, e di Amalfi, della quale racconta la bellezza della spiaggia, dei giardini e delle terrazze, e di una sacralità violata. E aggiunge: «quello che posso dirle sulla mia vita è che il mio corpo è stato un distributore di oblìo, un’accensione, l’oppio innocente di chi cercava la morbosità dove non c’era. È stato osceno per chi desiderava vederlo osceno e purissimo per chi desiderava la purezza. Forse, io non sono mai esistita negli occhi degli altri. Gli altri vedevano ciò che avevano deciso di vedere».

Gli autori e le musiche
E’ una donna di cultura Moana, sul palco parla di Goethe e Stendhal, di Foscolo, di Fitzgerald, cita “Frammenti di un discorso amoroso” di Roland Barthes, declama i versi di “A Silvia” di Leopardi. Tutti dicono ma non sanno, solo chi sa si abbandona al profondo. E questo abbandono nasce dall’esperienza. I sensi trovano completamento in un Settimo Senso, nella percezione per il proprio essere, nella comunione con gli altri esseri.
Anche le musiche ripercorrono sentieri sensuali e attraversano il mondo femminile. Sul palco riecheggiano le note di Bang Bang di Nancy Sinatra, di I wanna be in love with you nella voce sensuale di Marilyn Monroe, della trasgressiva Je t’aime… moi non plus cantata da Jane Birkin, e di Casta Diva di Maria Callas. E’ uno spettacolo che mette al centro del palco la donna, il suo corpo e la sua libertà, la sua autodeterminazione sessuale.
Forse, chi ascolta il dialogo vorrà ancora una volta rubare qualcosa, ed è già pronto a tradire, a raccontare: vorrà dire a tutti che Moana è ancora viva, che l’ha incontrata. Ma Moana con la sua bellezza innocente e sexy attraversa davvero il tempo, va oltre la morte. Fa quello che vuole del suo corpo. E chiede un’ultima cosa al giornalista, che suggella la notte di racconto: «Si ricordi di aggiungere, che ho fatto tutto innocentemente».
