Con il ritorno del tifo negli stadi, a Napoli, con la complicità di Questura e SSCN, dalla prima giornata di campionato sono arrivate multe derivanti dall’applicazione del regolamento d’uso dello stadio Maradona in vigore già da tre anni.
Questo vuol dire Standing Zone, parte del settore a disposizione di chi da decenni popola in maniera assidua le gradinate, che ha sempre garantito sostegno e che rappresenta ultimo aggregatore sociale di una collettività sempre più a rischio, altresì dopo un periodo assai delicato come quello post covid. Lo si è riconosciuto in Inghilterra, patria del non così lontano Thatcherismo. Sorge spontaneo aspettarsi passi in avanti dagli organi decisionali del nostro paese.Peseranno le volontà della Questura e della SSCN
Multe che colpiscono il settore popolare, nello specifico il tifo organizzato, nello sventolare bandiere, sedersi ai posti non conformi a quelli assegnati dai ticket tuttavia storicamente associati ai gruppi (che per tradizione e per ragioni meramente acustiche sono al centro del settore per far partire i cori, dai quali dipendono spettacolo e divertimento sugli spalti). Non solo, nella prima giornata sono arrivate multe anche per chi scambiava posti semplicemente per sedere vicino a un proprio parente, amico o conoscente.
Nel frattempo, molte sono le voci autorevoli che parlano di spedizione punitiva e repressiva da parte della Questura di Napoli con tacito accordo della SSC, che mira chirurgicamente ad espellere l’organizzazione del tifo dall’impianto Maradona. Tale teoria sarebbe avvalorata dalla dimostrazione di tecnici ed esperti giuridici vicini alla questione che parlano di multe in Napoli Venezia, nel settore Curva A, arrivate quasi esclusivamente ai presenti nello spicchio centrale.
La proposta della Standing Zone
A un mese dal boom di multe della prima giornata di campionato, nel match in casa col Cagliari le due curve per l’ennesima occasione sono state lontane dalle gradinate, con la B che si è radunata al di fuori dell’impianto e ha esposto uno striscione con scritto “Standing Zone”. La richiesta innovativa risulta necessaria, d’altronde salverebbe il settore del tifo dal cambiamento repentino che già da tre anni sta vedendo l’ex San Paolo diventare sempre più simile ai teatri del centro città. Con la sola differenza che paradossalmente anche in quelle circostanze si suole scambiare posti fra vicini di platea, con legittima assenza di spedizioni punitive da parte della direzione artistica e organizzativa dei teatri.
Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, sul fronte britannico alcuni impianti sarebbero già pronti a destinare aree specifiche ai tifosi che preferiscono seguire le partite nel cosiddetto «Standing».
L’esempio degli stadi storici inglesi Old Trafford, Etihad, Stamford e Anfield
Delle modifiche nelle curve hanno visto protagonista l’Old Trafford, sede del Manchester United, e l’Etihad Stadium, stadio dei campioni in carica del City. Così come cambiamenti sono stati approntati a Stamford Bridge, dove gioca il Chelsea, o nello stadio del Liverpool, lo storico Anfield. Si tratta di piccole sezioni da alcune migliaia di posti ciascuna che sarebbero in grado di ospitare supporter che preferiscono non sedersi durante l’incontro. La federazione ha fissato per il 6 ottobre il termine per presentare la domanda, ma nel frattempo quasi tutti gli impianti sono pronti a tornare al passato.
Questo vuol dire Standing Zone, parte del settore a disposizione di chi da decenni popola in maniera assidua le gradinate, che ha sempre garantito sostegno e che rappresenta ultimo aggregatore sociale di una collettività sempre più a rischio, altresì dopo un periodo assai delicato come quello post covid. Lo si è riconosciuto in Inghilterra, patria del non così lontano Thatcherismo. Sorge spontaneo aspettarsi passi in avanti dagli organi decisionali del nostro paese.
Peseranno le volontà della Questura e della SSCN
L’attenzione naturalmente ricade, nello specifico, su società e questura. Nonostante lo splendido avvio della formazione di Spalletti, che capeggia solitaria, citando il nuovo e talentuoso cantautore partenopeo Davide Petrella, in arte Tropico, pare che “Non Esiste Amore a Napoli” per il momento. Non esisterà fino a quando non verrà restituito questo sport alla sua gente, a chi ha dedicato una vita alla maglia azzurra.
Come già anticipato, nel resto d’Europa ci si sta muovendo con uniformità, in Germania le gradinate di curva sono considerate zone popolari e a completa disposizione della collettività, con relativi prezzi estremamente popolari. In Inghilterra, ad oggi, si sta tornando vicini al folk, dopo l’assenza dei supporters nel periodo Covid, in Francia ci sono vere e proprie Supporters Zone, istituite da ben prima della pandemia, come quelle che nella serata di domenica richiamava il movimento ultras di Napoli, le quali garantiscono presenza e possibilità di sostegno al tifo organizzato.
La città nella persona della Questura, e la società in quella di De Laurentiis, hanno la possibilità di invertire la rotta nelle sorti dell’aggregazione sociale futura almeno della città di Napoli. Tale componente, tuttavia, pare risultare antitetica all’analisi della realtà.
La palla è in mano a loro, i media e chiunque abbia capacità di fare informazione posseggono lo strumento della divulgazione dei fatti che potrebbe rivelarsi fondamentale nelle economie della scelta.
Ci si muove fra la possibilità di assistere ad una perenne partita del cuore oppure uno spettacolo reale di football, affinché le nuove generazioni crescano con la presenza sublime di chi realmente difende la squadra della propria città e genera ogni domenica sempre più mole di aggregazione sociale.
“Non esiste amore a Napoli” e mai esisterà senza la passione popolare.
di Matteo Giacca