Senza fiato: il titolo è quanto mai emblematico nel descrivere lo stato d’animo che ognuno di noi prova nel momento in cui si trova di fronte ad una realtà priva di certezze. Come quella che vivono i personaggi del film, le cui esistenze si dimenano in una precarietà che lascia, appunto, “senza fiato”, rendendo di fatto impossibile pianificare il futuro.
È il caso, per esempio, di Michele (Fortunato Cerlino, ndr) che, proprio quando si appresta a diventare padre, viene licenziato e si sente franare la terra sotto ai piedi. «Da poco sono diventato papà», afferma l’attore nel corso della conferenza stampa di presentazione del film presso il Multicinema Duel di Caserta, «quindi ho capito ancora meglio alcune cose e so di cosa parlo. Questa è una realtà che riguarda anche le altre nazioni – continua – solo che altrove non c’è la stessa onestà che abbiamo noi nel dire come realmente stanno le cose. Io sono orgoglioso di essere italiano e non mi spiego come mai abbiamo quasi dimenticato il fatto che ci troviamo in una delle nazioni più belle e ricche di cultura e che tutto il mondo da sempre ci invidia. Credo, però, che da un lato ci faccia comodo avere, ad esempio, un dongiovanni al governo. Perché in un certo senso questo autorizza anche noi a scendere un po’ più in basso e ad essere compassionevoli nei confronti delle nostre manchevolezze».
La pellicola, a distribuzione completamente indipendente, è prodotta da Progeda S.r.l. ed il montaggio è curato da Maria Iovine. Nel cast, tra gli altri: Francesca Neri, Antonia Truppo, Antonio Milo, Chiara Baffi, Giuliana Vigogna, Vincenzo Alfieri e Nicola Di Pinto. Antonio Friello interpreta Matteo, il personaggio-guida dell’intera pellicola; colui che, attraverso una domanda precisa, mette in crisi coloro cui si rivolge nel vano tentativo di colmare il suo vuoto esistenziale: «È una sorta di detonatore carontiano che chiede agli altri personaggi di fornirgli una ragione valida per non suicidarsi. È l’unico che ha il coraggio di porsi tale domanda. Il motivo è che non ce la fa più a vivere in un sistema malato, in cui i diritti esistono solo in teoria – afferma il regista Raffaele Verzillo – Non è un caso se con Rocco Marra (direttore della fotografia, ndr) abbiamo deciso di girare il film in bianco e nero: una scelta difficilissima, ma vincente in quanto era l’unica che potesse rispecchiare appieno la storia narrata». Il film è interamente ambientato tra Caserta, Capua e Santa Maria Capua Vetere. «Questo è un film necessario, è stato il territorio a chiedercelo. Lo testimonia la meravigliosa accoglienza che sta ricevendo – continua il regista – ringrazio lo sceneggiatore Pierfrancesco Corona per avermi accontentato nell’ambientare il film qui. Non è un film su Caserta, perché racconta storie universali, ma ho voluto rendere omaggio al nostro straordinario territorio, della cui bellezza quasi non ci accorgiamo più, distratti ed intenti come siamo a camminare guardando verso il basso, perdendoci gli scorci più belli». Come quello, incantevole, del Belvedere di San Leucio, una nota di colore nelle vite grigie dei protagonisti.
Nell’interpretare il proprio personaggio, Friello afferma di essersi documentato trovandosi di fronte a cifre abnormi: «È stato sconcertante apprendere che in Italia ogni mese ci sono trecentocinquanta suicidi». «Il film – afferma Cerlino – fa delle domande ma non dà delle risposte». L’unica risposta al quesito posto da Matteo si potrebbe trovare nella scena in cui il fratello Michele muore improvvisamente, investito da un’automobile. Sarà forse il dolore per la perdita di quella persona a lui tanto cara a farlo desistere dal suo proposito e a farlo riflettere davvero su una grande verità: anche quando i problemi ci assalgono, facendoci rimanere “senza fiato”, la vita è un dono troppo prezioso per decidere, irresponsabilmente, di privarsene.
di Teresa Lanna