Nel 2020 imbattersi in “Selezione per la donna”, una raccolta edita da Reader’s Digest che nel secolo scorso si ritagliava la sua fetta di pubblico, è un’esperienza alquanto traumatica. Questi volumi raccoglievano articoli designati ai più disparati argomenti dedicati a una sola figura: la donna. Il solo volume del quale siamo in possesso (1970-71) sembra avere come unico fine quello di svilire la donna e ridurla alle sole figure di madre e moglie, come se altri obiettivi non potessero essere alla sua portata.
Basti pensare che, nella categoria “Routine e passatempo”, le uniche attività di svago proposte fossero il cucito e la detersione degli abiti. Altro discutibile aspetto di questo “manuale” è la narrazione che, nel capitolo “Lui e Lei”, viene proposta di uno stupro. All’interno della storia è presente un moto prevaricatorio tipico di una mentalità maschilista che riconosce lo stupro della propria moglie come un semplice diritto matrimoniale. Citando uno stralcio del testo: «perché non sei rimasta a casa tua stupida!», queste le parole rivolte alla donna durante la violenza. A proposito di matrimonio, questa raccolta non si riserva dal dispensare giudizi nemmeno su questo argomento. Ci terrà infatti a specificare, implicitamente, le varie tipologie di matrimoni. Queste spaziano da quello d’amore a quello d’interesse o, ancora, a quello riparatore necessario forse anche oggi a ripristinare “l’onore” di una donna.
L’interrogativo che sorge spontaneo a questo punto è: questi aspetti tossici della società sono sopravvissuti alla prova del tempo e rimangono incrostati alla nostra concezione di donna? Sicuramente il progredire della società ha fatto sì che le immagini stereotipate legate agli esseri umani in generale, e non solo alla donna, pian piano si dissolvessero. Ma, nonostante ciò, alcuni cancri ideali sono difficili da estirpare. Fa male dirlo ma, soprattutto nelle piccole realtà del sud Italia, dove i padri ricoprono ancora il ruolo di “padrone”, è spesso difficile per le donne e per i figli disubbidire al volere dello stesso, innescando un meccanismo a catena per il quale questi atteggiamenti vengono tramandati da generazione in generazione. La conseguenza di questi comportamenti è la repressione morale e caratteriale dei singoli soggetti: i giovani avranno paura di fare coming out, le ragazze riterranno giusti i comportamenti repressivi del proprio compagno e, queste ultime, saranno tendenti all’abbandono del percorso di studi per ritornare a ricoprire il ruolo sociale assegnatole nel tempo.
Possiamo a questo punto considerarci così lontani da Selezione per la donna? Purtroppo l’evoluzione non è omogenea ma individuale lasciando così i giovani ancorati a tradizioni vetuste e arcaiche. La soluzione, come sempre, si trova nella cultura.
di Rossella Schender e Giuseppe Spada