L’organizzazione umanitaria di soccorso in mare Sea Watch ha portato in salvo i profughi soccorsi nella missione avviata il mese scorso dal porto di Burriana, in Spagna. Al 13 aprile è stata comunicata la presenza a bordo di 201 persone recuperate e ancora in vita, tra cui una donna incinta, due bambini di 1 anno e 30 minori non accompagnati.
Porti chiusi alle armi, porti aperti alle persone

Solo in una giornata, la Sea Watch 3 ha contato 90 naufraghi morti in mare, molti dei quali respinti alle coste libiche e lancia un appello attraverso le pagine social ufficiali della Ong perché non si contino ancora tanti, troppi annegamenti. Che si aprano i porti alle persone e non alle armi per uccidere anche sulla terraferma.
«Dieci persone sono state già evacuate in via emergenziale date le loro condizioni di salute gravi», spiega Rudy, una dottoressa di bordo in un reel informativo e di allarme pubblicato nel corso della missione Sea Watch 3.
È la richiesta di un porto sicuro per le persone a bordo, tutte con urgente bisogno di lasciare il mare non solo attraverso i MedEvac, ma per avere terra sotto i piedi e cure mediche appropriate.
Oggi al porto di Trapani, la Sea Watch 3 ha finalmente approdato al sicuro. Per le centinaia di persone di cui quotidianamente si annotano le morti in mare, la Sea Watch e altre organizzazioni umanitarie lavorano senza sosta per porre rimedio al cieco avanzamento di un’ottica distruttiva: quella della supremazia politica, geografica, culturale, ma non umana.