informareonline scevà schwa inclusione petizione change

Schwa, la petizione contro l’abuso del simbolo: riformismo o conservatorismo?

Valeria Marchese 08/02/2022
Updated 2022/02/10 at 11:24 AM
3 Minuti per la lettura

È subito “caso schwa” quello che si sta delineando attraverso la nuova petizione di change.org. Il sito ha già raccolto seimila firme per l’appello contro l’abuso dello scevà, il simbolo grafico ə (o meglio, un segno paragrafematico) introdotto dai promotori dell’inclusività della lingua italiana.

Tra le firme ritroviamo anche nomi di un certo spessore, come Barbero e Cacciari, fino ad arrivare a Marazzini, il presidente dell’Accademia della Crusca. Non è infatti la prima volta che l’istituzione di ricerca filologica e linguistica si esprime in merito al tema.

La protesta

Una critica è rivolta in particolar modo a coloro che introducono lo scevà anche nei documenti ufficiali, ponendoci dinnanzi all’ennesimo caso di contorsionismo buro-linguistico. È questa infatti l’accusa che viene lanciata da Maurizio Belpietro a Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della ricerca. 

Massimo Arcangeli, linguista autore della petizione di protesta, afferma che «siamo di fronte a una pericolosa deriva, spacciata per anelito d’inclusività da incompetenti in materia linguistica, che vorrebbe riformare l’italiano a suon di schwa, dettata dal politicamente corretto». Inoltre, l’inclusività non tiene presente i casi di dislessia o altre patologie neuroatipiche. Tutto persegue un «perbenismo, superficiale e modaiolo, intenzionato ad azzerare secoli di evoluzione linguistica e culturale con la scusa dell’inclusività». 

L’innovazione dello schwa infatti non è piaciuta neanche a Luca Serianni, linguista che ha ha inserito nel nuovo dizionario Devoto-Oli oltre 500 parole nuove, ma tra queste non rientra l’utilizzo del segno paragrafematico o di eventuali asterischi. Egli sostiene che nel parlato questo tipo di morfologia sintattica continuerebbe a non avere rilevanza, dato che si annullerebbe nella vocalizzazione. Ma in realtà, sappiamo che non è così, in quanto lo schwa comporta anche un cambiamento fonetico della parola che la rivolge verso l’inclusività neutra e non binaria.  

Insomma, la petizione lanciata da Arcangeli è prettamente mirata all’abuso del simbolo, ma tra i sostenitori e le motivazioni troviamo figure ancora eccessivamente legate ad una tradizione linguistica arcaica, tanto da dimenticare che una lingua è costituita proprio sulla base di un’evoluzione temporale e continua. La nostra lingua cambia insieme alla nostra società. 

E cosa dire infine, dei patriottici e populisti tentativi di appello alla classicità della poesia italiana

Da Dante a Leopardi, la storia che ha reso grandi le colonne portanti della nostra letteratura è proprio il loro coraggio nel sovvertire ogni schema, a partire da quello linguistico.

Condividi questo Articolo
Lascia un Commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *