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Sbatti arma, colpevole e vittima in prima pagina. Ma la nostra società non va mai a processo

Updated 2023/04/23 at 3:27 PM
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“Il giocattolo” è un film italiano del 1979 diretto da Giuliano Montaldo con Nino Manfredi, dal titolo in prima battuta “e io mi faccio la pistola”, dal quale si evince il tema portante della pellicola incentrato sull’uso delle armi del cittadino medio in contrapposizione all’instabilità della società degli anni ’70 e l’impotenza forse manipolata delle istituzioni.

Dal consumarsi della trama viene fuori un uomo qualunque, divorato dai problemi del quotidiano, vessato da scaltri e subdoli datori di lavoro, astuti manipolatori ed accaniti strateghi del profitto. Un lavoratore che non trova altra via di giustizia se non attraverso l’acquisto e l’uso di un’arma da fuoco, diventando così vittima e carnefice di una società malata, infettiva che telecomanda incertezze, insicurezze ed emergenze per stimolare comportamenti sociali indotti e funzionali a prerogative dei poteri occulti.

Del genere di quel periodo fanno parte classici quale “Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco Bellocchio, “L’arma” di Pasquale Squitieri e diversi altri, che negli anni tragici dell’iperbole stragista degli anni di piombo, raccontano un’Italia luttuosa ed impaurita. Ma attraversata da dinamiche eversive oscure e mai totalmente chiarite.

Il tema della sicurezza e delle armi ritorna prolifico e ridondante ad ogni appuntamento elettorale, e più le istituzioni danno una sensazione di inaffidabilità in base ad un fatto di cronaca o ad un caso giudiziario tanto più la passionalità ed il logos emotivo delle masse viene magari sospinto e dirottato, con l’aiuto di parte dei media, verso posizioni più estremiste di giustizia fai-da-te.

Le motivazioni per cui c’è aumento o diminuzione di reati sono il risultato di coefficienti abbastanza complessi, che difficilmente sono analizzabili dai non addetti ai lavori e che quasi mai la politica ammette colpe rispetto a risultati non raggiunti o a criticità mai affrontate.

Vengono messi sotto accusa sempre elementi singoli ed organici, mai apparati, sistemi, la stessa strutturazione polarizzata ed oligarchica della società post globale dei consumi di massa. Bisogna ricordare che da oltre vent’anni, del nuovo secolo, le emergenze diventano immancabili e quasi normalità. Cresce insicurezza, tensione sociale e scarsa fiducia nelle istituzioni. Le armi risultano una soluzione veloce ed empatica ai mali del mondo, nel frattempo cresce a livello esponenziale la spesa militare ed è corsa al riarmo.

Se si producono, comprano, accumulano armi, prima o poi bisognerà usarle. I conflitti spaventosi alle porte con l’Ucraina, i venti di guerra da Taiwan ed altri punti caldi del mondo fanno tremare l’intera umanità ma devono farci riflettere sulla superficialità delle masse rispetto alla loro caratteristica emotiva ed al ruolo dei media che fanno scaturire parte delle loro convinzioni.

L’Europa sembra l’impero romano a pochi attimi dal collasso, oramai relegata ad asse rigido di stato cuscinetto rispetto agli interessi atlantici, mentre il resto del mondo trova soluzioni ed alleanze per garantire sopravvivenza e standard di qualità della vita decenti. In Italia, in Europa scelte scellerate di politica estera ed energetica pongono in caduta libera coefficienti quotidiani che fine a qualche anno fa erano invidiati dal mondo intero, al Bel Paese.

Ad un passo dal precipizio.

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