Come si fa a rubare il motore di una carrozzina, rendendo così molto più difficile la vita di una persona che non può camminare con le proprie gambe? Il disgustoso furto è avvenuto a Sonia, lo scorso giovedì a San Nicola la Strada.
I ladri hanno rotto il vetro della macchina della sua amica e hanno portato via il precursore che le permetteva di muoversi in autonomia sulla sua carrozzina. Rubare il motore di una carrozzina, senza alcun valore apparente, è strappare via la libertà, l’autonomia, l’indipendenza di una persona con disabilità. E come se a Sonia, da un momento all’altro, le avessero rubato le gambe, privandola dell’inclusione nella società. Proprio perché siamo vicini a chi vive, purtroppo, episodi di questo ribrezzo, Informare ha deciso di fare una chiacchierata con Sonia.
Sonia, ti va di raccontare ai lettori di Informare ciò che ti è accaduto giovedì sera?
«Ti premetto che io dispongo di una carrozzina manuale con propulsore in aggiunta. Questo propulsore sarebbe il motore, si attacca e si stacca di volta in volta, può essere montato e smontato, quindi la carrozzina può essere usata sia moto elettrico che in maniera manuale. Il precursore che mi è stato rubato è costituito da quattro pezzi: motore, batteria, ruotino e joystick. Quando esco con le macchine dei miei amici, porto sempre questo tipo di motore, perché la carrozzina è una carrozzina super leggera, pieghevole, e anche il motore, comunque, smontandosi in quattro pezzi, non occupa troppo spazio, e riusciamo metterlo nelle macchine di tutti. Giovedì sera, come accade spesso soprattutto in estate, ero uscita con gli amici. Stavamo facendo un giro in macchina, poi abbiamo deciso di fermarci in un bar a via Paul Harris a San Nicola la Strada, praticamente al Boomerang Café. Siccome volevamo giusto prendere una cosa al volo, i miei amici hanno detto: “Non montiamo il motore, ti spingiamo noi, il tragitto è breve, è inutile montarlo”. Quindi, come capita spesso, abbiamo lasciato il motore in macchina. Mezz’ora dopo abbiamo trovato il vetro posteriore dell’auto della mia amica distrutto. Non c’era più il motore, non c’erano più tutti e quattro i pezzi del motore».
Un episodio che sa di disgusto, d’inverosimile. Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando hai realizzato il tutto?
«A questa domanda non saprei bene come risponderti. I primi ad arrivare al parcheggio siamo stati io ed un mio amico che voleva iniziare ad aiutarmi ad entrare in macchina, mentre arrivavano gli altri. Quando abbiamo visto il vetro rotto, avevamo controllato se mancava qualcosa, ma nessuno dei due ha pensato di controllare se mancava il motore. Per me era impensabile che andassero a prendere dei pezzi della carrozzina, cioè loro non hanno guadagno su queste cose, mentre a me hanno tolto un bene importante. La mia amica, appena è arrivata, ha controllato per primo proprio il motore e ha visto che non c’era. In quel momento, ho subito chiamato mio padre e i carabinieri per la denuncia. In quel momento ero abbastanza lucida, anche perché vedevo le mie amiche molto provate; in queste situazioni tendo sempre a mantenere la lucidità, in generale nella situazione di “disagio”. Poi quando è arrivato mio padre, quando sono arrivati i carabinieri, nel momento della denuncia, comunque, ero un po’ provata anch’io».
Sonia, cosa rappresenta per te la carrozzina?
«La carrozzina per me è il mezzo per la mia libertà. Sono convinta che la disabilità, con i giusti ausili e la giusta assistenza, non esiste. Perché la disabilità è quando non puoi fare qualcosa, ma se vieni messa in condizione di poterla fare allora non esiste più. E la carrozzina per me è la fonte di libertà, quella che contribuisce a non far incidere la smart sulla mia vita. Ho un ottimo rapporto con la carrozzina».
Hai qualche ricordo particolare in cui ti sei detta “grazie alla mia carrozzina sono riuscita a raggiungere questa determinata cosa?”
«Ho avuto una prima carrozzina quando andavo in quinta elementare. Fino a tre anni fa ho camminato, anche se in maniera instabile, dovevo comunque appoggiarmi a qualcuno. Camminando non era autonoma, invece con la carrozzina lo ero e mi sentivo sicura. Quindi con la carrozzina potevo fare tante cose in più».
Com’è la tua vita sociale?
«La mia vita sociale è molto attiva, un po’ come la vita sociale di qualsiasi diciottenne. Ho molto entusiasmo, molta voglia di fare, e non mi piace stare ferma. Dò molta importanza allo studio, allo sport, però mi piace tanto anche uscire e stare tra la gente».
Vuoi fare un appello a chi ha pensato di compiere un gesto simile?
«Io non so come si fa a rubare il motore di una sedia rotelle. Probabilmente l’hanno preso e non sanno neppure cosa hanno preso, spero. Perché se l’hanno fatto in maniera mirata la cosa è ancora più triste. Quello che posso dire è che, anche se queste persone piccole hanno compiuto un gesto tanto ignobile, mi sto rendendo conto, grazie a questo genere di persone, di quante persone nobili d’animo ci sono, che mi stanno sostenendo, che mi hanno teso una mano. Anche non conoscendomi, non sono stati solo i miei amici a farlo, loro l’hanno fatto immediatamente. Non appena la voce è iniziata a girare mi hanno contattato tantissime persone che neanche conoscevo».
di Grazia Sposito