Ritardi sul rilascio dei passaporti: code in tutta Italia. La situazione

Redazione Informare 29/01/2023
Updated 2023/01/29 at 6:36 PM
3 Minuti per la lettura

Era già successo a Genova e ora la stessa immagine si ripete anche a Torino. In Italia le persone attendono al di fuori delle questure di essere chiamate e ricevere i passaporti o almeno di fare domanda per ottenerlo. Attendono e continuano a farlo, mentre dietro di loro altre persone si accalcano formando lunghe code.

Passaporti in Italia: le ragioni del caos secondo il ministro dell’Interno Piantedosi

Rispondendo ad un’interrogazione alla Camera, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha spiegato come il problema principale di questo malfunzionamento del servizio dipenda dal numero esagerato di pratiche accumulate durante il Covid. Tuttavia a complicare la procedura concorre anche la necessità, secondo il ministro, di disporre di un passaporto per recarsi nel Regno Unito (complice la Brexit).

Terzo problema: ci sono ritardi nel rilascio delle carte d’identità e a sua volta questa difficoltà impedisce il rilascio dei passaporti.

«Quasi tutte le questure – ha dichiarato Piantedosi – una volta acquisita l’istanza, rispettano i tempi previsti per la conclusione del procedimento di rilascio (15 giorni più altri 15 in caso di ulteriori accertamenti). Nella maggior parte dei casi, le criticità segnalate riguardano non tanto l’emissione del passaporto, quanto la possibilità di ottenere in tempi brevi un appuntamento tramite il sistema Agenda online. Nel 2022 sono stati rilasciati quasi 1.816.000 passaporti, con una media di oltre 151 mila passaporti al mese e un trend che non accenna a diminuire neppure nel mese corrente».

L’accusa dei sindacati

I sindacati però puntano il dito. Ci sarebbero delle soluzioni realizzabili per ovviare questi problemi e render più umana la vita dei tanti dipendenti degli uffici pubblici che quotidianamente si barcamenano in un carico di lavoro insostenibile: «Nella pubblica amministrazione sono stati lasciati ai margini gli uffici che svolgevano attività probabilmente più silenti ma quotidianamente fondamentali per i cittadini, attività esclusive della polizia di Stato, forza civile al servizio della gente. Come organizzazione sindacale denunciamo questa politica dell’emergenza che costringe le donne e gli uomini a carichi di lavoro insostenibili come terminale ultimo delle richieste e del disagio dell’utenza».

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