Purtroppo ancora una volta dobbiamo tornare a parlare di rifiuti. Sembra una maledizione, un vudù, una specie di peccato originario che ci trasportiamo generazione dopo generazione nel sud di questo Paese. Ma non solo: ormai anche nel nord Italia si vedono chiaramente gli stessi problemi. Dopo la grande crisi di una decina d’anni fa, in Campania era partita una importante opera culturale per far crescere la differenziata. E i risultati, sopratutto nei centri medi e piccoli della regione Campania, erano arrivati. La raccolta differenziata porta a porta diffusa ha portato a percentuali di raccolta alte, oltre il 60% con una buona qualità di differenziato. Discorso a parte per Napoli e Caserta che, sopratutto il capoluogo, non sono riuscite a raggiungere percentuali accettabili, scontando una cattiva organizzazione mixata a oggettive difficoltà logistiche della città e a inesistenti investimenti sia sulla raccolta sia sopratutto sul controllo della qualità della differenziata. Risultato è che gran parte di quel raccolto finisce ad Acerra per essere incenerito, essendo inutilizzabile.
Inceneritore di Acerra che vorrei ricordare è il più grande in Italia, assolutamente sovradimensionato sulle esigenze della Campania, se fosse messo in atto un ciclo dei rifiuti virtuoso come quello di cui scriverò. Ma in generale il vero problema è che in Campania, come in tutto il sud, mancano sia impianti efficienti sia a volte una vera filiera organizzata di smaltimento per alcune tipologie di rifiuti come quelli speciali, tranne qualche insufficiente impiantistica privata. Ecco perché in questo scenario dobbiamo sentire un Salvini che, senza aver idea di cosa afferma, viene a Napoli dicendoci che servirebbe un bruciatore a Provincia!
Non un ciclo dei rifiuti… no. Per il ministro degli interni basterebbero 4 bei bruciatori, produttori di polveri sottili, e saremmo a posto: di fatto la fiera dei luoghi comuni ben mixati con un’arroganza e un pressappochismo che queste terre hanno già conosciuto una 15 di anni fa. De Luca invece aveva promesso nella sua campagna elettorale, per risolvere questo problema, il revamping degli Stir Campani (lo Stir è un impianto che tritovaglia la spazzatura, da trasformare in impianti di compostaggio). Negli impianti più moderni questi diventano un TMB che differenzia a monte il rifiuto anche preventivamente dividendo plastiche, metalli, da organico, per trasformarli anche in impianti moderni di compostaggio. Ad oggi non è stato fatto neanche un impianto.
Vedremo.
Oggi esportiamo tutto in mezza Italia a costi enormi. Ovviamente tutto trasferito in tasse ai cittadini che vivono la beffa di pagare carissimo un servizio inesistente. Nel 2014 (ultimi dati disponibili) la quantità di rifiuti prodotta è pari a 340mila tonnellate, 156mila sono le tonnellate esportate in Germania. Vista questa complessità e incidenza di costi ecco il motivo per cui viene abbandonato ovunque e quando trovato dalle amministrazioni comunali, rimane in sacchi di plastica per mesi sulle pubbliche vie delle città è paesi, in attesa che una di queste aziende lo ritiri (dopo aver trovato i soldi nei bilanci comunali per pagarle).
Capirete che in questo caos di disorganizzazione la criminalità organizzata, mafie e imprenditori scorretti, ci sguazzano a dir poco.
Roghi in provincia di Treviso, Roma, Torino, Viterbo, Cagliari, Salerno, Brescia, Milano e così via. L’innesco parte quasi sempre di mattina, si serve di materiali plastici e gomma per ardere con furore, non fa vittime ma tanti danni. È da più di due anni che assistiamo a questa strana suscettibilità al fuoco di imprese che maneggiano rifiuti: almeno 250 i casi censiti. Pochi giorni fa abbiamo assistito all’incendio in Campania, dopo Marcianise, di un altro impianto di trattamento dei rifiuti, lo Stir di S.M. Capua a Vetere.
Il ministro dell’ambiente ha dichiarato: «Siamo sotto attacco. Il territorio lo è!».
Probabile. Un consiglio spassionato al ministro Costa:
c’è una legge popolare chiamata “LEGGE RIFIUTI 0” depositata fa anni in parlamento che ha raccolto migliaia di firme di cittadini, firmata e condivisa da tutte le maggiori associazioni ambientaliste, mai presa in considerazione, che invece aiuterebbe molto a risolvere questa situazione. Perché non attuarla?
Ma se oltre le parole e la retorica, come sembrerebbe dal dibattito politico nazionale, non si danno risposte ai problemi evidenziati in questo articolo, temo che continueremo a non risolvere nulla e a continuare a trasferire su noi e sui nostri figli questa pesante e pericolosa inefficienza.
di Roberto Braibanti
Tratto da Informare n° 188 Dicembre 2018