Rifiuti in Campania: a che punto siamo?
Da anni, forse troppi, la nostra regione si trova a convivere con il problema dei rifiuti. Basti pensare alla storica emergenza delle ecoballe, al fenomeno degli incendi dolosi e al più recente blocco per manutenzione del termovalorizzatore di Acerra.
Nell’ultimo Rapporto Ecomafia di Legambiente, la Campania domina indisturbata la
classifica regionale delle illegalità ambientali con 3.862 illeciti (14,4% sul totale nazionale). E Napoli si conferma la provincia con il numero più alto di illeciti (1.360) sul territorio nazionale. Diversi sono, poi, i casi giudiziari sottoposti l’anno scorso al sistema ISPRA/SNPA, riguardanti impianti industriali e di gestione dei rifiuti e concentrati
nella provincia di Napoli e Caserta.
Nonostante ciò, osservando i dati disponibili e le nuove iniziative sorte intorno al tema rifiuti, viene fuori che la Campania ha intrapreso un percorso molto positivo.
In Campania, i dati del Rapporto Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) 2019, mostrano miglioramenti significativi circa l’obiettivo 12 (garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo) dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. Grazie soprattutto alla riduzione della quota di rifiuti urbani conferiti in discarica sul totale dei rifiuti urbani raccolti.
Non solo, osservando i dati comparati al resto dell’Italia, la Campania compare in testa alle regioni del Sud. E molto poco distante dal Friuli e dal Veneto.
La raccolta differenziata: i comuni “ricicloni”
Anche per quanto riguarda la raccolta differenziata, la Campania si conferma la più virtuosa del Mezzogiorno.
Secondo i dati Legambiente, sono 247 i comuni “ricicloni”, cioè quelli che nel 2018 hanno superato il 65% di raccolta differenziata come previsto dalla legge, 9 in più rispetto all’anno precedente.
Mentre sono 85 i Comuni “Rifiuti Free”che hanno messo in campo esperienze virtuose di prevenzione e riduzione dei rifiuti, adottando campagne di sensibilizzazione costanti e percorsi di educazione ambientale rivolte a tutta la popolazione. Ad esempio, “la diffusione di ordinanze che mettono al bando l’usa e getta, anticipando la direttiva europea e favorendo la realizzazione di buone pratiche come la distribuzione di borracce negli istituti scolastici e la nascita di festival sostenibili”. Si distinguono, in particolare, la provincia di Benevento e Salerno.
Sono state avviate, inoltre, le procedure per un nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti speciali.
Sempre più verso il Plastic free
Come ben sappiamo, il problema principale è rappresentato dalla plastica, sia per l’alta concentrazione che per gli effetti che causa sull’ambiente.
Per questo, fin dall’inizio del suo mandato, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa (tra l’altro napoletano), ha lanciato la campagna “Plastic Free”. L’ obiettivo, in linea con la direttiva europea diffusa lo scorso 18 gennaio, è quello di ridurre drasticamente (fino ad eliminare del tutto) il consumo di plastica.
Sempre più sono i comuni che hanno scelto di diventare “Plastic free”. Tra questi, Capri, Ischia, Bellona, Pozzuoli, Somma Vesuviana e Minori.
Il mese scorso, il Comune di Napoli ha emesso un’ordinanza, in vigore fino a marzo 2020, per “eliminare l’uso di plastica monouso non biodegradabile e non compostabile in occasione di eventi, convegni e manifestazioni organizzate in sedi o siti ricompresi nella zona territoriale di applicazione del divieto”, ovvero il lungomare della città di Napoli.
Il Sindaco ha poi annunciato che, finito il periodo di sperimentazione, allargherà il provvedimento a tutta la città.
Inoltre, pochi giorni fa, il Consiglio Regionale della Campania, ha approvato all’unanimità la proposta di legge che bandisce la plastica negli stabilimenti balneari della Campania: dal prossimo anno sui lidi delle coste della regione sarà possibile solo utilizzare prodotti monouso biodegradabili. Oltre a questo, una serie di provvedimenti legislativi a tutela dell’ambiente e interventi di sensibilizzazione alle nuove generazioni per far sì che non ci siano più “isole di plastica”.
Per la rimozione dei rifiuti dal mare
Da segnalare, anche il recente progetto “Remare”, finanziato dalla Regione Campania grazie a fondi europei. 393 pescherecci, quattro aree marine protette e cinque associazioni di pesca. Un obiettivo comune: rimuovere i rifiuti dal mare della Campania.
Le imbarcazioni sono state attrezzate per la raccolta di tutti gli oggetti finiti nella rete durante l’attività di pesca. In modo da consegnarli, poi, a una società di smaltimento regolarmente iscritta al registro nazionale degli intermediari. Ciò ha permesso di raccogliere, in meno di quattro mesi, oltre 19 tonnellate di rifiuti.
L’iniziativa ha anticipato la legge Salvamare, a cui approvazione definitiva al Senato è ormai vicina, e che permetterà a tutti i pescatori di contribuire alla pulizia dei mari.
Da anni, forse troppi, la nostra regione si trova a convivere con il problema dei rifiuti. Per compiere la rivoluzione ambientale dobbiamo restare consapevoli degli ostacoli che ci sono, dei ritardi, della mancanza di trasparenza e delle dinamiche illegali che si celano. Ma negli ultimi tempi qualche passo è stato compiuto. Anche significativo. Dato che la Campania, inverosimilmente, da Terra dei Fuochi diventa attraverso i dati un modello nazionale per le politiche di tutela ambientale. Non si può che trarne incoraggiamento per politiche più immediate, concrete e trasparenti.
di Giorgia Scognamiglio