L’Iran si rimette la cravatta, ma non è per tutti

Chiara Del Prete 24/03/2023
Updated 2023/03/24 at 3:06 PM
3 Minuti per la lettura

Da simbolo della decadenza occidentale, ora la cravatta fa ritorno nei guardaroba maschili iraniani. A sceglierla dopo l’approvazione sono uomini desiderosi d’indossare un accessorio che era stato bandito. Testimonianze di uomini entusiasti d’acquistarla sono state postate dal sito France 24 che per primo ne ha divulgato la notizia.

Indossare oggi la cravatta sembra rilanciare la lotta per la libertà che si combatte tra vittime e repressione nel paese. La possibilità di mettere la cravatta riguarderebbe però solo i ceti più agiati della società.

Perché la cravatta era stata messa al bando in Iran?

In Iran l’uso della cravatta era stato vietato agli uomini dopo il rovesciamento del monarca appoggiato dagli Stati Uniti nel 1979 come simbolo della cultura occidentale. Per questo motivo l’ayatollah Khamenei, guida spirituale suprema dell’Iran, ne aveva bandito l’utilizzo in tutto il paese. 

Scomparse per decenni, le cravatte sono riapparse in alcune vetrine durante l’era del presidente riformista Mohammad Khatami dal 1997 al 2005. Ma la macchia nera che rappresentava ormai l’oggetto ha indotto i più a desistere. In alternativa si preferiva indossare camicie con colletto abbottonato o aperto. Il timore di fondo scaturisce dalle rigide regole sull’abbigliamento vigenti in Iran. Questi stessi dettami alimentano controversie, violenti scontri e dibattiti in tutto il paese.

Le dure regole sull’abbigliamento

Ci vorrà del tempo prima che l’opinione pubblica iraniana ceda alla cravatta come puro arricchimento del proprio vestire. Molti, soprattutto colori nati quando l’accessorio era già stato vietato, sono entusiasti di poterla indossare. Il tutto ovviamente misto al timore del severo giudizio altrui. In Iran c’è ancora un veto sociale che ruota intorno agli indumenti, se agli uomini era vietata la cravatta alle donne va la peggio. 

Il tema del velo è ancora dibattuto e punisce duramente le donne che non lo indossano o lo indossano in modo errato. C’è opposizione alle regole che vedono la donna con i velo o non ammettono di vederla senza. I contrasti più duri sono nati a seguito dell’uccisione della curdo-iraniana Mahsa Amini sotto la custodia della polizia morale a metà settembre scorso. Non è ammissibile sopprimere una vita perché non indossa correttamente lo hijab.

Tantissime donne iraniane sono scese in piazza per protestare contro il regime e mettere in discussione la teocrazia. Il tema dell’abbigliamento, femminile principalmente ma anche maschile, apre ad una prospettiva interessante. Potrebbe essere spunto di contestazioni a libertà che sono fondamentali e che larga parte della popolazione desidera per la propria emancipazione. 

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