Non si fa attendere la dura replica del dott. Guido De Sena, coordinatore del GRIO (Gruppo robotico inter-ospedaliero) alle dichiarazioni rese dal dott. Antonio Marfella, oncologo del Pascale di Napoli, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno.
Antonio Marfella, Presidente dei Medici per l’Ambiente, ha dichiarato, ieri, di essere affetto da un cancro alla prostata e di aver scelto di farsi curare a Milano non sentendosi “sicuro” in Campania non certo per la professionalità dei suoi colleghi quanto per le condizioni di mala sanità in cui questi sono costretti a lavorare, dovendo fare i conti quotidianamente con la mancanza di mezzi e personali che fanno sì che le sale operatorie restino spesso ferme per mancanza di personale.
A queste dure ammissioni ha risposto, altrettanto duramente, Guido De Sena, coordinatore del GRIO (Gruppo robotico inter-ospedaliero), che coinvolge quattro tra le più importanti e prestigiose strutture sanitarie della Campania: Federico II, Cardarelli, Monaldi e Pascale. De Sena difende la Sanità campana e sottolinea che il numero di operazioni che renderebbe sicuro tal tipo di interventi non dipende dal numero di interventi di robotica eseguiti quanto dal rapporto tra numero di apparecchi, numero di chirurghi e numero di operazioni eseguite e questo farebbe sì che i due/ tre urologi del Mezzogiorno che utilizzano un solo sistema robotico avrebbero anche più esperienza dei chirurghi americani che, eseguono sì più interventi ma ne sono in numero maggiore e dispongono anche di un numero di apparecchiature maggiori. Parole che sono state prontamente condivise anche dal chirurgo Carmine Antropoli, dal quale abbiamo appreso tali dichiarazioni che riportiamo qui di seguito:
“Quale coordinatore del GRIO (Gruppo Robotico Inter-Ospedaliero) faccio valere il diritto di replica a notizie che impropriamente gettano discredito sulla chirurgia non solo regionale ma di tutto il Mezzogiorno. La stampa in questi giorni ha posto all’attenzione di tutti la vicenda di un medico che per sua scelta ha deciso di farsi operare di prostatectomia robot-assistita in un ospedale di Milano affermando che nel Sud non avrebbe avuto le stesse garanzie di affrontare con successo la sua malattia. Anche accettando che nel nostro Paese ognuno è libero di farsi curare dove crede, non è opportuno diffondere opinioni personali che, leggendo male l’evidenza medica, mettono in cattiva luce la nostra sanità. La prima considerazione da fare è che la prostatectomia per l’urologo è come la colecistectomia per il chirurgo generale e che quindi è uno degli interventi più praticati quotidianamente. La seconda considerazione è che in termini di acquisizione di esperienza del chirurgo cui fa riferimento il collega mentre vi è una profonda differenza fra la chirurgia aperta e quella mininvasiva questa si assottiglia drasticamente fra la chirurgia mininvasiva classica e la robot-assistita; ovvero l’urologo che ha sempre fatto la prostatectomia laparoscopica apprende in breve tempo a farla robot-assistita. La prostatectomia robot-assistita consente all’urologo tanti vantaggi il più importante dei quali è che vede meglio e quindi risparmia più facilmente i nervi responsabili della funzione sessuale, ragion per cui questo intervento è il gold standard nella cura del cancro della prostata. Altra considerazione sono i numeri della letteratura, essi vanno letti bene. Nel mondo sono installati circa 3500 sistemi robotici per chirurgia, 3000 dei quali solo negli stati Uniti, ove viene prodotto. Il numero di interventi/anno da raggiungere per essere classificato come centro di alto volume per la chirurgia robot-assistita dipende dal numero dei sistemi installati in un determinato ospedale, in alcuni americani ed in pochi europei essi sono anche più di tre/quattro, ove è facile raggiungere l’obiettivo di 250 prostatectomie/anno con quattro o più chirurghi che effettuano interventi contemporaneamente. Questo non vuol dire che in un ospedale del nostro territorio ove siano installati uno massimo due sistemi robotici e vengono effettuati 100-200 interventi/anno non si venga ben curati. Anzi, se allo Sloan Kettering di New York si eseguono tanti interventi con tanti sistemi robotici, eseguiti da tanti chirurghi, con ogni probabilità i due/ tre urologi del Mezzogiorno che utilizzano un solo sistema robotico hanno anche più esperienza del chirurgo americano. Questo non vuol dire che non bisogna tendere al top dell’organizzazione, cioè avere sale dedicate alla robotica con personale infermieristico ed anestesisti dedicati che facciano quanti più interventi possibile coinvolgendo tutte le discipline per cui vi è indicazione alla chirurgia robot-assistita, prima l’urologia, seguita dalla chirurgia generale , toracica, pediatrica, otorinolaringoiatrica, dell’obesità, ed ancora alla ginecologia ed altre ancora. Infine altre due considerazioni, la prima è che in questo campo la nostra Regione come la Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia sta facendo uno sforzo enorme aggiornando gli ospedali con tecnologia e formando personale nel campo della chirurgia robot-assistita per garantire salute alla sua popolazione e per azzerare la mobilità passiva verso altre regioni, cosa che ha un costo altissimo in termini umani ed economici; se un paziente napoletano viene operato di prostatectomia in un ospedale milanese questo intervento viene pagato dalla Regione Campania con circa 2500 Euro ed oltre in più se viene effettuata in robot-assistita. La Regione Lombardia dispone di DRG dedicati alla chirurgia-robot-assistita, DRG che le regioni del Sud non possono aggiornare a causa del commissariamento, è un cane che si morde la coda. Ultima considerazione è che purtroppo il collega non si è accorto della realtà che lo circonda a cominciare proprio dal suo ospedale, il Pascale, che esegue prostatectomie e tanta altra chirurgia robot-assistita da molti anni. Il Cardarelli, il Policlinico Federico II, il Monaldi, il Pascale ed ora anche l’Ospedale del Mare sono tutti dotati di sistema robotico in crescente attività; siamo passati da poche centinaie di interventi all’anno ad oltre 500/anno ed abbiamo programmato di superare il tetto dei 1000 per il 2019. Tutti insieme abbiamo costituito il GRIO del quale faranno parte gli altri ospedali cittadini e provinciali che si stanno dotando del sistema robotico. Stiamo mettendo in rete i casi trattati accomunando le esperienze, valutandone la sostenibilità e studiano le proiezioni; col Centro ICAROS della Federico II siamo impegnati nella ricerca nel campo della robotica applicata alla chirurgia. L’Intuitive Surgical, industria americana che produce il robot da Vinci, ha scelto Napoli per la sua formazione ed ha dato vita a RAIN (Robotic Academy Intuitive Naples) che ha sede presso il Centro di Biotecnologie dell’Ospedale Antonio Cardarelli. Questo centro è uno dei 20 Training Center Intuitive ufficiali del pianeta ed in poco meno di un anno di attività ha formato più di 100 specialisti. La nostra Academy sta addestrando in chirurgia robot-assistita professionisti provenienti oltre che dal territorio nazionale, da Spagna, Portogallo, Inghilterra, Israele, Romania, Polonia, Grecia e Cipro. L’Italia è partita fra i primi al mondo nel campo della chirurgia robotica cominciando a Grosseto in un piccolo ospedale di provincia e continua a lavorare bene con tanti centri di eccellenza; sul territorio nazionale supereremo quest’anno i 100 sistemi installati. Nel novembre u.s. Napoli è stata scelta per ospitare lo User Meeting proprio dell’Urologia Italiana e l’Intuitive Surgical ha deciso di fare nella nostra città un Meeting Mondiale di Chirurgia Generale nel prossimo settembre. Ci dispiace che il collega non abbia fatto le nostre stesse considerazioni e non si sia accorto di tutto questo. L’importante è in ogni caso che stia bene ed è quello che gli auguriamo sinceramente.”
Guido De Sena, MD FACS
Già Direttore della I Chirurgia Generale dell’Ospedale Antonio Cardarelli
Coordinatore del GRIO
Direttore del RAIN