Regole, slang, intuito. Questo il linguaggio del basket

Tommaso Morlando 01/02/2017
Updated 2017/02/01 at 4:41 PM
8 Minuti per la lettura

Basket, bellissimo da vedere, non sempre di facile comprensione per i neofiti, che spesso ascoltano cronache e commenti degli appassionati con la stessa attenzione che prestano a programmi tipo “borse in diretta: gli indici nasdaq e dow jones”.

Il basket è anche linguaggio, regole, slang, intuito, massoneria, oligarchia. Se non sai tutto, sei fuori.

Qui di seguito ci sono alcuni termini da conoscere per potersi approcciare in maniera adeguata ad una qualsiasi partita di pallacanestro, dai pulcini locali alla Nba. Alcuni, non tutti…i più importanti li tengo per me.

Partiamo dai ruoli: il playmaker: porta palla, da il ritmo al gioco, guida le azioni di attacco e chiama gli schemi con le mani o con lo sguardo. Di solito non è altissimo, con rare eccezioni. Preferenze personali: Isiah Thomas, Steve Nash, Jason Kidd, Milos Teodosic, Vassilis Spanoulis, Sean Colson. L’ala: in squadra ce ne sono due, quella grande e quella piccola. La prima gioca più vicina a canestro, meglio piazzata col fisico: di solito è un lungo che si muove agilmente. La seconda tira e penetra, spesso aiuta i tiratori. Preferenze personali: Kevin McHale, Larry Bird, Bob Petitt, Jumaine Jones, Toni Kukoc, Tellis Frank. Un caso a parte: Oscar Schmidt. Il centro (o pivot): punto di riferimento offensivo di tutta la squadra, se va d’accordo con il play la partita è in discesa. Ha il fisico più possente, prende rimbalzi e, nella versione moderna, ha anche un sorprendente tiro da fuori. Personalmente sono affezionato alla vecchia versione, taglialegna senza scrupoli minacciosi e potenti alla pari dei mostri dei cartoni animati giapponesi degli anni ‘80 (tipo Godzilla o i nemici di Megaloman). Preferenze personali: Charles Shackleford, Arvidas Sabonis, Vlade Divac, Kresimir Cosic, Dino Radja. La guardia: tiratore, in più penetra. Di solito aiuta o rimpiazza il playmaker in molte fasi della partita. Preferenze personali: Drazen Petrovic, Sasha Danilovic, Nikos Galis, MJ, Peja Stojakovic, Ray Allen, Reggie Miller, Jay Larranaga, Enzino Esposito.

Di seguito alcuni termini da conoscere. Nessuna pretesa enciclopedica, giusto le “basi”. Alley-oop: gesto al servizio del pubblico, la prima volta che l’ho visto fare è stato ad opera dei gemelli Derrick, celebri calciatori della Hot Dog. Niente di nuovo, insomma. Il giocatore alza la palla verso il canestro, il compagno salta, agguanta la palla al volo e va incontro ad una grandissima figura da venditore di lupini oppure ad una poderosa schiacciata che fa venire giù il palazzetto dello sport. Fallo anti-sportivo: viene fischiato per un gesto che può far male all’avversario e che comunque non fa parte del gioco. Vale due tiri liberi più il possesso della palla. Con due antisportivi, espulsione. Il pubblico gode, di rabbia o di gioia. Blocco: il tuo compagno si piazza vicino a te. Tu gli passi vicino, facendo sì che il difensore che ti segue si schianti su di lui e tu possa correre tranquillo verso il canestro. Se fatto bene, l’avversario “bloccato” subisce lo stesso impatto della porta antincendio del Famila rilasciata in faccia con inaudita violenza dalla signora con sei buste della spesa che vi precede all’uscita. Un gesto la cui bellezza è pari a quella di un canestro ben fatto. Specie se, in campo, si riesce a prevedere l’impatto imminente. Lo spettatore vero urla “BOOM!”: massima umiliazione per il difensore. Doppio palleggio: il palleggio non si interrompe. Se lo si riprende, è “doppio”. Mismatch: è il frutto di un errore difensivo: si trovano accoppiati due avversari che difficilmente uscirebbero insieme la sera. Un mammasantissima ed un nano. Passi: allora… è un’infrazione molto frequente, ma di difficile comprensione quando il gioco è particolarmente veloce. Lo spettatore esperto lo vede meglio di un arbitro ed il “passi” è spesso argomento di discussione tra gli appassionati, che provoca fratture e riesce ad infrangere le migliori amicizie. Nell’NBA sono molto elastici su questa regola. Anche troppo. Il risultato, a mio parere, è pessimo. Funziona così: un giocatore può ricevere palla in due situazioni: da fermo o in movimento. Se la riceve da fermo, quando muove un piede rende automaticamente l’altro piede un piede perno e potrà girare su sé stesso tenendolo sempre attaccato al terreno di gioco. Mai staccarlo. Se decide di palleggiare, la palla dovrà staccarsi dalla mano prima che il giocatore stacchi da terra il piede perno. Se decide di passare la palla o tirare, potrà staccarlo da terra saltando sul piede perno, ma dovrà liberarsi della palla prima di ricadere al suolo. Ad esempio, il terzo tempo: il giocatore riceve la palla e fa un passo col piede non-perno, dopodiché può compiere un ulteriore passo saltando sul piede perno e tirare prima di atterrare. Eh, lo so…è come il fuorigioco spiegato alla propria ragazza: cambiamo argomento o concludiamo con un assioma: è passi quando lo dico io. Pick and roll: schema utilizzato (ed abusato) dalla squadra in attacco che presume l’utilizzo di un blocco. E’ il termine più utilizzato durante una telecronaca del basket moderno. Funziona così: un compagno di chi porta palla prende posizione tra lui e il suo marcatore “bloccando” l’azione del difensore e favorendo il proseguimento del gioco in superiorità numerica. Post alto: zona del campo intorno alla lunetta dei tiri liberi. Post basso: zona del campo più o meno sotto canestro, dove fioccano mazzate gratis e c’è sempre mal tempo. Fallo Tecnico: l’arbitro lo fischia in caso di proteste eccessive (in qualsiasi lingua), offese agli avversari, turpiloquio con il parterre. Un tiro libero e possesso palla. Il pubblico urla. Tre secondi: “fischiata” molto rara inflitta a chi passeggia o si intrattiene per più di 3 secondi all’interno dell’area rettangolare sotto canestro (con o senza palla). Se fischiata ad un giocatore della squadra di casa, il pubblico si imbestialisce. Zona: schema difensivo in cui ad ogni giocatore viene affidata una parte del campo e non un avversario. Altrimenti è “uomo”.
A proposito di “uomo”, segnalo il notevole restyling dei campetti nike realizzato dalla Juvecaserta e dedicato al mitico Oscar Schmidt. Punto di aggregazione gratuito per gli appassionati del playground, omaggia nei colori e nello stile il ritorno del cannoniere nella sua patria di adozione, che gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Da visitare, si respira energia ed adrenalina.
Antonio Luise
studioluise@gmail.com

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