Quirinale, Berlusconi rinuncia alla candidatura e “frena” quella di Draghi: domani al via la volata elettorale

Gianrenzo Orbassano 23/01/2022
Updated 2022/01/23 at 1:50 PM
7 Minuti per la lettura
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 23-12-2021 Roma Villa Grande - Vertice dei leader del centrodestra Nella foto Silvio Berlusconi al termine del vertice Photo Roberto Monaldo / LaPresse 23-12-2021 Rome (Italy) Summit of center-right leaders In the pic Silvio Berlusconi

Sono ore concitate nei pressi delle vie del Parlamento Italiano. Palazzo Montecitorio, da domani, sarà il teatro di gomitate e di tensioni. Si elegge il tredicesimo Presidente della Repubbilica. L’uscente, Sergio Mattarella, ha più volte declinato qualsiasi offerta di “rinnovo” mandato. Mai come quest’anno, i partiti sembrano spaccati, piuttosto indecisi sull’indicare un nome. Un nome che metta d’accordo le così variegate anime del Parlamento. E se fosse quello della diplomatica Elisabetta Belloni?

Berlusconi rinuncia: “Adesso un un profilo degno dell’incarico”

Come detto, siamo alla vigilia di un appuntamento fondamentale per la vita della nostra Repubblica. In campo, fino al pomeriggio di ieri, erano i nomi forti di Silvio Berlusconi e di Mario Draghi. Per il padre di Forza Italia, la corsa al Colle ha dovuto subire una brusca frenata. In un post sui social, il leader maximo di Forza Italia ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare a indicare il mio nome per la presidenza della Repubblica“. Una meravigliosa persona, un santo, un apostolo. Apriti cielo. Il passaggio clou delle dichiarazioni di Berlusconi, ha sicuramente creato scompigli nel centrodestra. Di fatti, sono loro ad aver gli occhi addosso rispetto al nome da indicare. La sua rinuncia era nell’aria, vedasi le esitazioni di Matteo Salvini e i dubbi di Giorgia Meloni.

Il centrosinistra sembra aspettare. Enrico Letta, segretario PD, si limita alle diplomatiche frasi di circostanza quando non ci si vuole esporre più di tanto. La tattica è così spiegata: “falli fare nomi a vanvera, così saranno obbligati a starci a sentire.” Giuseppe Conte prova ad attaccare ai fianchi del centrodestra. Tanto è vero che la prima testa caduta, l’ha ottenuta. E che testa. A Giuseppe Conte fu chiara dall’inizio forse soltanto una cosa: “Non Berlusconi, non Berlusconi, non Berlusconi!”, così come il maghetto di Hogwarts implorava al Cappello Parlante di non essere collocato in una casata a lui ostile. Eppure, sarebbe stato un grandissimo blitz. L’ultimo capolavoro politico dell’ex Cavaliere, l’ultima Coppa dei Campioni a lui dedicata. Spetta dunque a lui, al centrodestra, indicare un nome super partes. PD, 5Stelle, LeU e Italia Viva stanno a guardare.

Le mosse dei partiti, ma il vero king maker rimane Silvio Berlusconi

Nella giornata della grande rinuncia, Berlusconi perde sicuramente un po’ di pelo, ma sicuramente non il vizio di essere attore protagonista nelle stanze del potere. Dopo la sua dichiarazione, veste i panni del grande statista e traccia la posizione e il perimetro per tutta la coalizione. In primis, sull’ex governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ora Premier in carica, di cui indirettamente frena ogni ambizione al Colle. Ma anche sulla partita stessa del Quirinale: “Faremo una proposta condivisa del centrodestra all’altezza in grado di avere il massimo consenso possibile“, chiosa deluso. Effettivamente, una delle possibilità di essere ancora un protagonista, spetta proprio a lui. In che modo?

Il suo dissenso ad una possibilità dove il tutto si potrebbe stringere intorno al nome di Draghi, detta delle prospettive assai ingarbugliate. Mario Draghi è infatti il Deus Ex Machina che tiene le redini del governo in carica. Un esecutivo tenuto insieme da un sacro equilibrio. Tanto delicato, che sarebbe un peccato spezzarlo pensando a quanto si è faticato per crearlo in un periodo grave per il nostro Paese.

Stando ai fatti, anche la candidatura indiretta di Mario Draghi, rischia di finire fuoristrada. Ed ecco la finezza strategica di Silvio Berlusconi: lui non si accontenta di partecipare alle feste, ma desidera perfino avere il potere di farle fallire! Mario Draghi è considerata la scelta più ovvia, o almeno quella con più appeal internazionale. Rappresenta la “via più facile”, il sospiro di sollievo. Una grande personalità alla carica della più alta carica istituzionale. I partiti, con rassegnazione, stanno ingegnando sul da farsi. Se Berlusconi era un nome divisivo, Mario Draghi voleva dire risposta univoca. Se il veto di Berlusconi su Draghi, avesse veramente un “peso” in termini di dinamiche del Parlamento, allora quest’ultimo ha l’obbligo di re-invertarsi. Con buona pace di Super Mario, ma un conto è scegliere un Presidente della Repubblica, e un altro è quello di mettersi a litigare per un nuovo governo che abbia una solida stabilità. Il gioco, evidentemente, non vale la candela. Quanto a Berlusconi, lui ha fatto il suo. E quindi, goodbye Silvio. Sì, arrivederci. Siamo sicuri che già stai pensando alla prossima mandrakata.

La vigilia delle votazioni: incertezza e nomi da non bruciare. Attenzione alle soprese last-minute

Salvini, leader della Lega, lo immaginiamo in preda al panico. Letizia Moratti e la Presidente del Senato Casellati, non sembrano nomi attrattori di voti. Matteo Renzi, pantera rosa della politica odierna, guarda e medita da vero ago della bilancia navigato. Come la tradizione vuole, il prossimo Presidente della Repubblica potrebbe essere un nome a noi del tutto nuovo. Attenti a questa possibilità. Così come da tenere d’occhio sono i nomi di Marta Cartabia, Pierferdinando Casini e Paolo Gentiloni. Ultima, ma non per importanza, Elisabetta Belloni. Su 1009 grandi elettori, nei primi tre scrutini, serviranno 673 voti, dalla quarta votazione in poi 505. Nessun’area politica, né il centrodestra e né il centrosinistra hanno i voti necessari per eleggere da soli il Capo dello Stato. E poi ci sono le variabili imprevedibili di questo Parlamento , come il gruppo Misto che può contare su 65 preferenze. Lunedì alle ore 15, il Presidente della Camera Roberto Fico sarà pronto ad aprire le danze alle votazioni. Bisogna capire se i partiti risponderanno presenti.

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