Il 2 febbraio scorso, presso il Complesso Monumentale di Sansevero al Pendino a Napoli, in Via Duomo 286, c’è stato il finissage di “Giullare”, personale di pittura dell’artista Rosaria Cecere.
La mostra, composta da 16 opere, snodate in un percorso ironico e grottesco, è stata promossa da “LIneadarte Officina Creativa”, con la collaborazione di Giovanna Donnarumma e di Gennaro Ippolito (fotografia e grafica).
Quest’ultimo ci parla della mostra, riconoscendo un gran merito, circa la preparazione e la cura della stessa, alla sua compagna di vita e di arte, Giovanna Donnarumma:
<<E’ lei ad aver portato avanti in prima persona l’intero percorso espositivo. Ormai da anni lavoriamo su un’idea di artista che sia imprenditore della propria arte. Le opere di Rosaria per me hanno il carattere della ricerca artistica, quella di vecchio stampo; la ricerca di un segno, di un colore e di una forma che sia propria e riconoscibile, senza la frenesia contemporanea del divismo.Tra le opere esposte, ho trovato sempre intima e travolgente “Perle…“: l’attimo sospeso prima della carnalità tra le due donne, quella complicità fatti di gesti e di piaceri, non compromessa dalla rivelazione, dallo sguardo indiscreto dell’osservatore>>.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’artista, ponendole alcune domande, non solo sulle opere esposte, ma anche su quella sorta di intreccio fra emozioni e ricordi da cui prende ispirazione la creazione artistica.
Rosaria, chi è il Giullare?
<<Il Giullare sono io; visto che la vita mi ha riservato tanti colpi bassi in ogni ambito, mi sono voluta prendere una rivincita. Ho iniziato a giocare io con lei (la mia vita), ho creato un palcoscenico ( le mie tele e colori) e ho iniziato il mio spettacolo, enfatizzando gioie e dolori vissuti>>.
Qual è l’opera che ti rappresenta di più?
<<Non posso dire che un’opera, in particolare, mi rappresenti, perché in ognuna di esse c’è molto di me>>.
A dispetto dell’ordine espositivo, qual è la chiave di lettura che ti senti di suggerire?
<<L’opera da cui parte la chiave di lettura della mostra è intitolata “Incomincia lo spettacolo“, dove mi sono ritratta in modo molto ironico. Sono la matrona di questo spettacolo; poi si può continuare come si vuole, perché tutto riconduce a lei, che, sdraiata sulla sua dormeuse, guarda il suo operato come se fosse rappresentato in fotogrammi di un film muto>>.

Qual è, tra le sedici, la prima opera da te dipinta e quale l’ultima?
<<”La stanza dei giochi di Lulù” è la prima opera dipinta, che ha partecipato anche a una mostra a tema dal titolo “Sensus“; l’ultima è “Abracadabra”, che chiude anche la chiave di lettura della mostra.

Chi è la nuova Eva e chi il nuovo Adamo?
<<Nella mostra ci sono due opere che ritraggono questa tematica. La prima è intitolata “La coppia perfetta“; poi vi è il dittico dal titolo “Adamo?…“, “Eva….“. Nella prima, Adamo si presenta consapevole della sua mascolinità: è sferzante e linguacciuto. Dona la mela alla sua Eva, rappresentata con un volto rassegnato nel suo divenire. Nel dittico, invece, Eva è consapevole della sua forte femminilità e sensualità e, schernendo Adamo, mangia la sua mela, lasciando a lui solo il torsolo. Ma Adamo chi è veramente, oggi? La rappresentazione del dittico è molto eloquente>>.
I volti sono dipinti dal vero o sono stati ispirati da tuoi familiari o amici?
<<I volti rappresentati sono di modelle e modelli ritratti fotograficamente da miei colleghi. Faccio grandi ricerche; purtroppo lavorare con una modella dal vero è dispendioso, in tutti i sensi. Preferisco lavorare da foto: i miei quadri sono progettati nei minimi particolari, devo dedicare una certa attenzione a tutto… Ma, detto tra noi, quando ho tempo, mi posiziono al cavalletto, faccio mettere i miei allievi in posa e disegno dal vero, per nostalgia degli anni passati al liceo artistico e delle lezioni di nudo dal vero>>.
di Teresa Lanna
(amoreperlarte82@gmail.com)