Quando poesia e arti visive si fondono, il risultato che si ottiene non può che essere sublime. E’proprio ciò che ha messo in atto Annarita Borrelli, trentottenne poetessa e capo staff del portale ignorarte.com.

Originaria di Castellammare di Stabia, a soli sei anni ha iniziato a comporre le sue prime poesie.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarla, ponendole alcune domande, non solo sul connubio arte-visione, ma anche sui progetti, presenti e futuri, promossi dal sito internet che gestisce.
Cos’è per te la poesia?
“Un atto ignoto, un puerile saltello, non si doma per caso”.
Come scegli l’immagine visiva che traduca i tuoi versi?
“L’incontro con l’artista visivo Salvatore Cammilleri è la risposta. Insieme abbiamo progettato l’opera L’Autrice ed insieme procediamo per concederle respiro. In questo contesto, la scelta visiva rappresenta il tempo del confronto, sempre in linea con il concept artistico e poetico. Noi camminiamo più in là, il nostro passo ha il ritmo dell’universo delle immagini che seguono la parola. Personalmente posso dirti che non ho alcuna intenzione di spegnere la voce dell’inconscio che concede senso alle parole e quindi alle immagini; è una strategia di cattura”.
Chi è L’Autrice?
“Più che chi, credo di poter raccontare cosa sia L’Autrice. E’ la voce della coscienza poetica che risiede in ogni essere, è il tempo dell’ascolto, è la possibilità di fermarsi pochi minuti a riflettere, è una concessione che la poesia regala ai suoi fruitori. Nasce dalla comunione tra arte visiva e poesia; in questo caso specifico l’arte visiva accompagna ed amplia l’effetto della parola.
Abbiamo riformulato la visione dell’iconografia classica della tradizione accidentalmente e occidentalmente cristiana, con l’idea di creare la visione nuova di una “madonna POP”, una portatrice di verità assolute legate alle parole dell’inconscio collettivo, una “voce sacra” che sapesse ascoltare e declamare.
L’opera si compone di materia (immagini, installazioni, altari, edicole votive, santini etc.), e contaminante pensiero. E’ un’operazione work in progress, che si adatta alla storia indipendentemente dalla consapevolezza del tempo; per questo motivo, si è trasformata anche in un atto di interazione poetica grazie al quale L’Autrice si sveste del suo manto “sacro” e si adatta alla mia corporeità, diventando semplicemente Annarita Borrelli, un poeta, o forse potremmo raccontare anche l’esatto contrario. L’interazione poetica dimostra quanto sia effimero il nostro correre quotidiano. Ci fermiamo, ci soffermiamo nello sguardo de L’Autrice e ritroviamo parte della nostra “fede” come parte di noi stessi.
Ciascuno legge intimamente i propri versi e poi, subito dopo, nell’attimo in cui inizia a sentirli propri, è costretto ad abbandonarli bruciandoli dinanzi a me.
L’inizio e la fine della poesia sono il simbolo del sottile e controverso legame tra la vita e la morte che, a nostro avviso, solo attraverso un percorso di consapevolezza di sé ed autostima, potrà accorgersi del proprio valore e del proprio senso nel mondo.
L’Autrice esiste, ma soprattutto esistono coloro che ne fruiscono il senso. Potrei dire che L’Autrice è un’opera, forse, solo da vivere. Nei prossimi mesi uscirà un mio libro di poesia in cui ho raccolto questa prima parte di esperienza. Mi farà piacere parlarne.
La tua silloge poetica, In fede, di cui hai parlato poc’anzi, da quali poesie sarà composta?
“In fede si dipana in tre momenti poetici: gli anni dell’introspezione, la vacua ricerca di bellezza nel contemporaneo e il tempo della visione de L’Autrice, che tende ad acquisire il senso di una voce verso il futuro. Di quest’ultimo lascio qualche verso:
Mira
Questo è il tuo nuovo altare …
Gli uomini si vergognano delle ingiurie
Mentre bestemmiano”.
Qual è secondo te il rapporto tra poesia e religione?
“Secoli or sono si diceva che la Poesia fosse la voce degli dei come, d’altronde, l’Arte si pensava ne fosse la mano. I grandi mistici dell’Occidente hanno spesso utilizzato la scrittura in modo verticale pensando all’idea che le parole potessero innalzarsi “verso” Dio, per comunicare con il “tutto”. La mia religione respira nel mistero dello spirito universale e la poesia è suo possibile richiamo“.
di Teresa Lanna
(amoreperlarte82@gmail.com)