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Quando la musica sparisce dai social

Gianrenzo Orbassano 23/03/2023
Updated 2023/03/23 at 1:39 PM
9 Minuti per la lettura

A destare preoccupazione nel mondo dei creator che usano Facebook e Instagram, è il mancato accordo tra Meta e Siae per la disponibilità della musica sui propri social. Un accordo che sarà difficile raggiungere per il clima ormai teso tra le parti. A farne le spese, oltre che i creator digitali, sono anche i fruitori degli stessi social. Quando la musica sparisce dai social, anche il mercato musicale risulta danneggiato.

Sappiamo come queste vetrine possano spingere la musica attraverso varie funzioni che permettono di far conoscere nuovi artisti e di consacrare quelli già affermati. Ci sono in mezzo investimenti importanti a cui prestare attenzione. Ma come stanno davvero le cose?

La posizione della Siae

Cominciamo con i fatti. Dopo il mancato accordo, le due società coinvolte hanno espresso i propri pareri con comunicati stampa e dichiarazioni ufficiali. Dichiarazioni che che non fanno immaginare una soluzione a breve. Partiamo con la Siae: il direttore generale Matteo Freddi ha spiegato come alla Società italiana degli autori ed editori viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta. Trattasi del compenso da corrispondere all’organizzazione con sede a Roma per utilizzare le creazioni dei suoi assistiti sui siti dell’azienda di Mark Zuckerberg. L’accordo sul prezzo non è stato trovato perché Meta è restia a condividere i dati di riproduzione delle singole nazioni. «Per noi conoscere quanto Meta guadagni è fondamentale per poter capire l’offerta che ci fanno. Ma al netto del fatto che non fornisce informazioni, che già di per sé è una cosa grave, loro a un certo punto ci hanno messo di fronte a una cosiddetta offerta take it or leave it, ovvero ci hanno messo davanti un numero e hanno detto o vi prendete questo o arrivederci e grazie».

La posizione di Meta

Ecco invece la risposta di Meta: «Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale. Crediamo che sia un valore per l’intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano. Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo e continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti».

Ecco i danni del mancato accordo Meta – Siae

Le principali conseguenze di questo mancato accordo sono principalmente di carattere economico. La FIMI (Federazione industria musicale italiana) ha infatti espresso preoccupazione, dichiarando come questo blocco dei contenuti comporta un danno enorme per il settore. Senza contare i problemi di promozione e relazione tra gli artisti e i fan. Consideriamo infatti che il 5% circa di tutta la musica in Italia avviene proprio tramite canali social, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. La cancellazione dei brani da Instagram e Facebook danneggia ovviamente anche i content creator che si sono trovati all’improvviso con numerosi contenuti mutati o bloccati. E questo è un punto che interessa anche la nostra redazione: da mesi, Magazine Informare, lavora su contenuti video (reel) che naturalmente prevedono l’inserimento di produzioni musicali protette dai diritti d’autori.

E se in tutto questo ci fosse una nuova opportunità?

Meta per consentire l’uso della musica sui social, che rende più accattivanti i post di creator e influencer, stringe accordi sul copyright con i titolari dei diritti musicali in tutto il mondo. Nel territorio europeo ha partner in Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Turchia. La rottura con la Siae in Italia rappresenta un precedente mondiale per il colosso di Menlo Park. Ha un impatto sui reels, sul flusso delle notizie di Instagram, e sulle Storie di Facebook e Instagram. Su Facebook i contenuti impattati vengono bloccati, su Instagram silenziati.

Se la musica sparisse dai social e se questa guerra fredda tra le due società dovesse protrarsi ancora per lungo tempo, sarebbe sicuramente un grande cambiamento per l’industria musicale e per i fan della musica in generale. Da un lato, molti artisti utilizzano i social media come strumento di promozione per la propria musica e come modo per connettersi con i loro fan. Se la musica sparisse dai social media, gli artisti dovrebbero trovare nuovi modi per raggiungere il loro pubblico e promuovere la loro musica. E se questa spaccatura dovesse rappresentare, invece, una grande opportunità per la musica di essere apprezzata in modo diverso? Senza la pressione di dover creare contenuti per i social media, gli artisti potrebbero concentrarsi maggiormente sulla creazione di musica di alta qualità.

Dal vinile allo streaming: come siamo cambiati nell’ascoltare musica

C’è stata una grande evoluzione nel modo in cui i fruitori di musica ascoltano e consumano la musica. Si è passati dall’avere un disco, un vinile, al salvare sulle nostre playlist una traccia audio sempre disponibile in streaming con accesso alla linea internet. Ma cosa differenzia le due modalità di ascolto e di fruizione? La sfida tra analogico e digitale è ancora tutta da giocare: a quanto pare il vinile sta andando forte – a dispetto dei CD – e quindi sta riattivando un giro che la musica streaming stava sbaragliando. Vero è che con lo streaming, la musica è disponibile immediatamente a portata di clic, senza la necessità di andare in un negozio di dischi o aspettare la consegna di un acquisto online.

Cosa che, però, ritengo personalmente necessaria. L’attesa alimenta la curiosità, la voglia di ascoltare il nuovo progetto, ad esempio, della nostra band preferita. Per quanto riguarda i costi, l’acquisto di un vinile, un CD o un download digitale costava una somma significativa di denaro rispetto all’abbonamento a un servizio di streaming mensile, che offre l’accesso a milioni di canzoni. Ma c’è un problema di quantità: ad oggi la musica in streaming si presenta come una giungla. Certo, i servizi di streaming musicale offrono una vasta gamma di opzioni di ascolto, che permettono ai fruitori di scoprire nuovi artisti e generi musicali in modo facile e conveniente, senza dover acquistare ogni singolo album. Facile, conveniente, sicuramente. Così come è facile skippare canzoni su Spotify. Cosa comporta questo mutamento di abitudini?

L’esperienza che cambia

In effetti, ci sono alcune differenze tra le due modalità di ascolto. Nel caso dello streaming, le canzoni sono disponibili in modo immediato e facilmente accessibile. Si può saltare una canzone con un solo click e passare rapidamente alla successiva. Tuttavia, questo comportamento potrebbe portare a perdere alcuni dettagli e sfumature delle canzoni, nonché a non apprezzare il lavoro dell’artista nel suo complesso.

Nel caso del vinile, l’ascolto richiede un po’ più di tempo e pazienza, una full immersion nel lavoro proposto dall’artista, poiché si deve cambiare manualmente la facciata del disco per passare da un lato all’altro e le canzoni sono ascoltate nell’ordine in cui sono state registrate. L’ascolto di un vinile offre un’esperienza più intima e coinvolgente, in cui si può apprezzare la qualità del suono e l’arte della copertina del disco. Questa “scissione” porterà ad una maggiore riflessione sulla creazione e sulla fruizione di musica, una battaglia di sistema tra due importanti società. Vedremo come i fatti si evolveranno, specificando che mai come oggi esistono strumenti e regolamentazioni per dettare linee guida utili per favorire chi crea, chi mette a disposizione il suo lavoro per la musica. Con buona pace dei colossi americani.

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