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Prospettiva Capuano, la Nouvelle Vouge napoletana

Martina Amante 23/05/2023
Updated 2023/05/22 at 11:32 PM
4 Minuti per la lettura

Nella giornata di domenica, 21 maggio, inserito nella cornice dell’iniziativa Maggio dei Musei 2023, ha avuto luogo al cineteatro La Perla di Bagnoli una rassegna cinematografica su Antonio Capuano.

Partendo da quattro dei suoi corti: Pallottole su Materday, Sofialorén, La luce del cielo, Venice 70: future reloaded. Questi ultimi anticipano la proiezione del lungometraggio La guerra di Mario. Introdotti da Alessia Brandoni intervengono gli stessi attori del film, Marco Grieco e Rosaria De Cicco, il montatore Giogiò Franchini e ovviamente Antonio Capuano.

Le storie di Capuano

I film di Capuano sono le storie di donne e uomini la cui sofferenza il cinema non può certo redimere ma può raccontare, condividere, comprendere, strappandole dal buio della realtà. Emergono così i rimossi collettivi, le zone d’ombra di una società scissa, di una umanità misera e magnifica.

Le fratture e le contraddizioni scandagliate dalla macchina da presa di Capuano restituiscono un immagine complessa dello spazio interiore della città, una città con la quale Capuano intrattiene un rapporto viscerale eppure lucido, talvolta severo, che non tradisce il cinismo o indulgenza, e tuttavia commosso ed ematico anche quando è feroce.

I figli di tutti

I protagonisti del cinema di Capuano sono ai margini di una società che non si occupa di loro e li stigmatizza come volgari, delinquenti, capaci di comunicare solo attraverso la violenza. È così per Vito, Nunzio, Oreste, Ciro, Mario: tutte vittime di un mondo adulto fatto di interlocutori sordi, insensibili incapaci di comprenderne nel profondo le istanze di protesta nei confronti della società.

Come il regista stesso afferma «i bambini hanno la ragione, questo è come la penso e come la sento. I bambini subiscono sempre le nostre violenze anche se non c’è ne accorgiamo. Ognuno di noi cerca di trovarsi la persona con la quale stare, quindi ammorbidirla ai propri canoni, alle tue mani, ai tuoi sguardi, invece la cosa bella dei bambini è che sono sempre ribelli. Io rivendico tutto questo da una volta in cui mio padre mi disse “Anto sii uomo”, dissi no. Sono bambino e voglio esserlo, rivendico la mia bambineggia perché non la trovo in nessuno».

La guerra di Mario

Il film viene costantemente accompagnato dalle storie dei bambini soldato che accompagnano i primi piani di Mario. Era un periodo in cui si leggevano un po’ ovunque storie descritte con naturalezza e leggerezza dagli stessi bambini, il caos di un’infanzia gettata dalla vita.

Nel film si ritrova un senso di amaro nella scena finale. Una Valeria Golino che ha problemi a stare in piedi, in una camminata dove si percepisce tutto il dolore, e ritorna vivida la sua affermazione durante il film “ho problemi a stare coi piedi al suolo”. Traballante e frastornata lì il suolo la inghiotte, si è dovuta piegare anche lei all’istituzione che ti impone a stare in un modo dopo che con tantissima fatica i due protagonisti si erano riusciti a rincontrare.

Napoli porosa

L’aveva capito bene Walter Benjamin nel suo saggio su Napoli, dove coglie nella osservazione la prospettiva di quella esondazione della realtà, dell’inattesa iperbole della sua manifestazione, che sempre ci colpisce pensando a questa città.

«Come l’ambiente si ricrea sulla strada, con sedie, focolare e altare, così solo in maniera molto più chiassosa, la strada penetra all’interno delle case».

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